Tag: cultura giapponese

Io, Issa e lo hanami in città

O fiori di ciliegio,
sembrate piovuti dal cielo goccia a goccia
tanta è la vostra bellezza.
Issa (da Poesie, ed. Acquaviva)

Agli inizi della primavera, oramai da qualche anno, mi piace fare un giro per la cosiddetta Passeggiata del Giappone, nel parco dell’Eur (Roma). Non è un luogo particolarmente poetico o tranquillo, ma per lo meno offre alla vista numerosi ciliegi dalle tinte pastello e prati verdi su cui sdraiarsi a guardare il cielo.

In queste occasioni mi chiedo sempre cosa pensino i giapponesi sotto i rami carichi  dei sakura, durante lo hanami (vale a dire la contemplazione dei fiori), e se noi occidentali riusciremo mai davvero a comprendere l’entusiasmo per un bocciolo rosa o un tenero pollone.

Durante la mia breve vacanza nel Sol Levante rimasi colpita dall’abitudine diffusa di immortalare alberi, fili d’erba e fiori d’ogni tipo. Si era in gennaio: spesso un manto di brina velava ogni cosa e la flora scarseggiava sul terreno ancora addormentato per l’inverno;  eppure qua e là trovavo fotografi d’ogni età intenti a catturare invisibili particolari della natura, mentre i turisti si affannavano a cercare l’attrattiva più monumentale o naif.

No, non credo che noi saremo mai in grado di cogliere appieno certe cose; e, forse, non è un caso se Issa, quasi due secoli fa, scriveva:

Sotto gli alberi di ciliegio
non ci sono
stranieri.

Issa

A Bologna ciclo di conferenze sul Giappone

Grazie a Francesca, vi segnalo un interessante ciclo di conferenze dedicato al Giappone, organizzato dalla prof.ssa Scrolavezza. Gli incontri avranno luogo presso l’Aula Magna della Facoltà di Lingue, via Filippo Re 8, Bologna.

– 1 aprile 2011, ore 16:00: Adriana Boscaro (Università Ca’ Foscari di Venezia), “Il Giappone incontra l’Altro”

– 8 aprile 2011, ore 16:00: Matteo Casari (Alma Mater Studiorum Università di Bologna) e Toshio Miyake (Università Ca’ Foscari di Venezia) presentano il volume Culture del Giappone contemporaneo

15 aprile 2011, ore 16:00: Giorgio Colombo (Università Ca’ Foscari di Venezia), “Prove tecniche di litigiosità: oltre il mito dell’armonia giapponese”

– 29 aprile 2011, ore 16:00: Maria Teresa Orsi (Università “La Sapienza” di Roma), “Oltre il Millennio”

Podcast di “Nihonga: visioni di Giappone” di G. C. Calza

Se voi foste i curatori del palinsesto radiofonico della Rai, quale spazio dell’anno e della giornata affidereste a un esperto per un programma dedicato al Giappone? Ovvio: alle 20, dal 18 luglio al 12 agosto, così chiunque voglia ascoltarlo sia o in vacanza, o tramortito da una giornata d’afa.
E’ questo infatti l’orario che era stato riservato a Gian Carlo Calza, docente di Storia dell’arte dell’Asia orientale, per il suo Nihonga: visioni di Giappone, andato in onda l’anno scorso. Polemiche a parte, la Rai ha saputo (in parte) farsi perdonare mettendo online le ben venti puntate che hanno allietato la passata estate dei nippofili, dedicate alla trattazione di molteplici aspetti della cultura del Sol Levante. Potete trovare tutto il materiale qui, fruibile e scaricabile gratuitamente.
Buon ascolto.

Fra tradizione e pop: “Culture del Giappone contemporaneo”

Come si interseca il passato del Giappone, ricco di tradizioni, con il suo presente pop? A questa domanda hanno tentato di rispondere gli studiosi che sono stati impegnati in due edizioni del convegno “Wabi Sabi Cyber” (promosso dall’università “L’Orientale” di Napoli), i cui atti sono stati riuniti in Culture del Giappone contemporaneo. Manga, anime, videogiochi, arti visive, cinema, letteratura, teatro, architettura (Tunué, pp. 288, € 16,50).
Ancora non ho avuto modo di sfogliare il libro, ma avendo partecipato a uno dei congressi, sono certa sia un’opera di ottima qualità, che riunisce prospettive e interessi eterogenei.

“Filosofia nei manga”di Massimo Ghilardi

Nell’immaginario comune, il mondo dei manga e degli anime è generalmente ritenuto soltanto uno svago per bambini e adolescenti, privo di contenuti con spessore.
La realtà è però ben diversa, come dimostra efficacemente Marcello Ghilardi, ricercatore e autore di Filosofia nei manga. Estetica e immaginario nel Giappone contemporaneo (Mimesis, pp. 162, € 14; ora in offerta su Amazon.it a € 11,90 cliccando qui).

Dopo aver tracciato un profilo storico-culturale dei manga, comprendente le tappe più importanti (dagli schizzi di Hokusai alle influenze sull’arte di Van Gogh) con riferimenti alla tradizione artistica ed estetica della Cina e del Sol Levante, lo studioso si sofferma su alcuni aspetti significativi dei fumetti del Sol Levante, spesso sfuggenti a un lettore digiuno di rudimenti filosofici e di un’approfondita conoscenza del contesto nipponico. Si pensi, per esempio, ai numerosi accenni  all’etica e alle vicende dei samurai, o ai valori del buddhismo e dello shintoismo, trasparenti solo a una minoranza di occidentali.
Uno dei temi portanti dell’opera è rappresentato da un’approfondita e documentata riflessione sul complesso rapporto intercorrente tra uomini, robot e cyborg, e ai legami intercorrenti fra le tre categorie; da essi Ghilardi tenta di estrinsecare una sorta di ontologia dell’automazione, riflettendo sulle cause che l’hanno generata e sulle ragioni che hanno decretato il suo successo. Nel fare ciò, illustra le teorie di Gomarasca in merito (le storie di robot racchiudono una metafora sociologica, una psicologica e una storica); in parallelo alla trattazione teorica, l’autore presenta  testimonianze concrete, sviscerando alcuni aspetti tanto interessanti quanto poco noti di manga e anime più o celebri (Neon Genesis Evangelion, Gunslinger girl, Ghost in the shell, etc.).
Nel denso contributo di Marco Pellitteri, Giappornologie, vengono evidenziati altri elementi caratterizzanti la produzione nipponica contemporanea, vale a dire quelli legati al mondo del sesso e del porno, con un’attenzione particolare verso le loro radici socio-antropologiche e le dinamiche sottese; anche in questo caso, la figura dell’automa (in particolare della donna cyborg) e quella della bambola gonfiabile assumono un significato ben preciso, in quanto esseri passivi, non minacciosi e facilmente controllabili.
Conclude il volume La verità dell’illusione, dedicato al regista Satoshi Kon che, con le sue commistioni di onirico e reale, umano e cibernetico, ha dato vita a nuovi orizzonti cinematografici e semantici, in cui l’apparenza – non di rado dall’impronta postmoderna – si confonde e si sposa con ciò che siamo abituati a chiamare  (riduttivamente?) realtà.

Una nuova uscita: “Generazione otaku” di Hiroki Azuma

E’ recentemente uscito un volume imperdibile per coloro che desiderano conoscere meglio un aspetto caratterizzante la società contemporanea giapponese, vale a dire la realtà degli otaku, i ragazzi eccessivamente interessati ai videogiochi e ai manga, al punto da sacrificare per loro relazioni umane e vita attiva. Il libro in questione è Generazione Otaku. Uno studio della postmodernità di Hiroki Azuma, a cura di Lydia Origlia e Marco Pellitteri (Jaca Book, pp. 193, € 19).
Questa la presentazione dell’editore:

Questo saggio, best-seller in Giappone, ha il grande merito di riflettere dall’interno sul fenomeno Otaku, giovani appassionati di manga, videogiochi e disegni animati, che vivono un rapporto esclusivo, sia tra di loro che rispetto ai prodotti che consumano. Il fenomeno, in perpetua crescita dagli anni Ottanta, rappresenta oggi un mercato colossale e si diffonde all’estero grazie al successo mondiale dei manga. Tuttavia questi adolescenti ribelli sono sempre stati considerati autistici e nessuno prima di Hiroki Azuma aveva mai osato studiare seriamente le loro opere-faro e i loro modi di consumarle. Il suo saggio rivela l’inquietante adeguarsi della cultura Otaku alla postmodernità. Perdita di riferimenti, fine delle grandi storie, rimescolamento del confine fra autore e consumatore, fra originale e copia: la cultura Otaku vista come la prima cultura postmoderna.

“Scrittura giapponese” di Susanna Marino

Quanti bambini sono stati incantati da quegli strani simboli che comparivano nelle sigle dei cartoni animati giapponesi? E quanti, da adulti, hanno guardato con stupore le opere dei maestri calligrafi e hanno avuto – almeno per un momento – la tentazione di carpire i loro segreti? La scrittura giapponese, coi suoi pieni e i suoi vuoti, esercita sempre il suo fascino, tanto da essere – in alcuni casi – una delle principali motivazioni dello studio della cultura e della lingua nipponica.

A tutti coloro che subiscono il fascino degli ideogrammi (e non solo) è dedicato il volume Scrittura giapponese (Zanichelli, pp.192, € 25) di Susanna Marino, con la collaborazione di Ikuko Sugiyama. Per leggerne un corposo estratto, clicca qui.

Milano, 26 novembre: Giornata di studio sul periodo Nara

Ringrazio Francesca per avermi segnalato la Giornata di studio sul periodo Nara, che si terrà a Milano venerdì 26 novembre 2010, presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Piazza dell’Ateneo Nuovo 1, Edificio U6, IV piano, Aula Massa.
Questo il programma:

09:30    Apertura dei lavori

Presiede: Ikuko SAGIYAMA

10:00    TADA Kazuomi
“L’essenza dei waka nel XVI maki del Man’yōshū”

Pausa caffè

Presiede: Ikuko SAGIYAMA

11:30    Giorgio COLOMBO
“Tra norma e principio: storia e mitologia dei codici di epoca Nara”

12:00    Susanna MARINO
“Shōsōingire: ispirazioni continentali e creatività indigena”

12:30    Rossella MENEGAZZO
“Pellegrinaggio ai templi antichi. Immagini di Nara attraverso l’obiettivo di Domon Ken”

Pausa pranzo

Presiede: Andrea MAURIZI

15:00    Maria Chiara MIGLIORE
“Biografia del grande maestro dei Tang che si recò a Oriente”

15:30    Virginia SICA
“Ospiti dalla Cina. Lo zen prima di Myōan Eisai”

16:00    Aldo TOLLINI
“La scrittura kanjikanamajiri fu inventata a Nara? Riflessioni sul Tōdaiji fujumonkō”

16:30    Kuniko TANAKA
“La voce del legno: ciò che raccontano i mokkan”

17:00    Chiusura dei lavori

Intervista a Chiara Gallese, autrice di “Tokyo night”

Solitamente, questo blog tratta di scritti d’autori giapponesi o dedicati a tematiche nipponiche. Oggi, però, le cose andranno in maniera un po’ diversa: non soltanto il volume del giorno è un romanzo composto da una ragazza italiana, Chiara Gallese, appassionata di Sol Levante e giurista, ma sarà lei stessa a parlarci della sua opera in un’intervista.

Ma partiamo con ordine. Il libro è intitolato Tokyo night (Cerebro editore, pp. 218; € 15; per chi lo volesse, è acquistabile su Ibs o, dal 2014, su Amazon) e presenta una struttura piuttosto particolare: ciascuno dei venti capitoli che lo compone è legato a una delle stazioni della metropolitana della capitale.

La storia della giovane Keiko – sognatrice, creativa e amante dell’Italia – s’intreccia  così di continuo con il respiro, i ritmi, i luoghi e le abitudini della città, vera protagonista dell’opera. E’ infatti riservata una grande attenzione a molte componenti della cultura nipponica, classica e contemporanea: accanto agli haiku, ai templi e alla pittura tradizionale, troviamo mode, locali e comportamenti attualissimi. Non mancano, inoltre, numerosi accenni alla vita nipponica quotidiana, fatta di piccole abitudini, oggetti caratteristici e riti.

Ma lasciamo che sia la stessa autrice a raccontarci della sua opera; colgo l’occasione per ringraziarla della sua gentilezza.

Biblio. g.: Chiara, parliamo per prima cosa della gestazione del tuo romanzo: alle sue origini c’è stato un evento particolare?
Chiara Gallese: Non direi proprio un evento, quanto piuttosto un momento di vita da elaborare: nel 2007 sono andata in Giappone per un viaggio studio, e mi sono trovata talmente bene che sarei voluta restare lì a vivere. Poi purtroppo non sono riuscita a organizzarmi con mia figlia, perciò ho scritto questo romanzo per rovesciare nella carta tutte le sensazioni che ho provato in quel periodo.
B. g.: Com’è nata nella tua mente l’idea di abbinare a ogni capitolo una stazione diversa della metropolitana di Tokyo?
C. G.: Nel Giappone moderno, le stazioni della metro svolgono una funzione sociale molto importante. Si possono paragonare all’agorà, quindi mi è venuto spontaneo scandire i momenti più significativi della vita della protagonista con i nomi delle stazioni in cui si svolge la vicenda.
B. g.: Qual è l’episodio che più ami del tuo romanzo? Perché?
C. G.: Sicuramente il terzo capitolo, in cui le sensazioni negative sono del tutto autobiografiche. A diciannove anni, quando mi sono opposta con tutte le mie forze all’idea di abortire, mi sono immaginata come sarebbe stata la mia vita futura se avessi fatto una scelta diversa: quello scenario è confluito nel mio romanzo. Inoltre, come la protagonista, anch’io sono stata lasciata dal mio fidanzato alla vigilia della laurea, e poco prima di andare a convivere. In quel periodo ho preso una parte di me stessa e nel libro ho descritto in modo preciso come mi sono sentita.
B. g.: Ed ora una domanda d’obbligo che si rivolge a tutti gli scrittori: quanto ti rispecchi in Keiko, la protagonista?
C. G.: Ho cercato di fare un modo che Keiko risultasse quasi l’opposto di me sia fisicamente che caratterialmente, mentre quasi tutti gli altri personaggi sono modellati su persone vicine a me.
B. g.: Quali sono i modelli letterari – giapponesi e non – che più credi ti abbiano influenzato?
C. G.: Come ho scritto nella postfazione, ho usato uno stile il più possibile simile a quello di Banana Yoshimoto. Ma ho subito influenze anche da parte di Haruki Murakami, Yasunari Kawabata, Yukio Mishima e Natsuo Kirino.
B. g.: Infine, domanda a bruciapelo: pensi di scrivere un altro libro legato al Giappone?
C. G.: Al momento sto scrivendo un libro di tutt’altro genere, sugli studenti di Giurisprudenza. Ho altri sette progetti in cantiere, perciò non prevedo di parlare del Giappone nell’immediato.

A Cagliari “Il Giappone di Yukio Mishima”

Per commemorare il quarantesimo anniversario della morte di Mishima, che ricorre il 25 novembre, in tutta Italia si stanno organizzando eventi e giornate di studio.
Per la stessa ragione, dal 13 novembre, a Cagliari, presso il C.I.S. (Centro di Iniziative Sociali; piazza del Carmine n.4),  avrà luogo la serie di incontri “Il Giappone di Yukio Mishima”, organizzati dall’Associazione Culturale “Caravella”, che spazieranno dal cinema all’Aikido.  Qui sotto il programma completo (cliccateci su per ingrandirlo):

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