Tag: cultura giapponese

“I ragazzi di Tokyo. Le poetiche zen di una metropoli” di A. Castellani

Ammetto che di questo libro – che mi pare interessante – non so nulla, tranne il titolo; e anche internet non è venuto in mio soccorso. Sto parlando de I ragazzi di Tokyo. Le poetiche zen di una metropoli di Alessandra Castellani (Liguori, pp. 96, € 15), esperta di identità giovanili e di culture metropolitane.
Per chi volesse saperne di più, ecco la presentazione dell’editore:

Il libro si compone di una serie di affreschi sulla capitale del Giappone raffiguranti alcuni aspetti attuali  dell’identità sociale e individuale, in particolare i nuovi punti di aggregazione delle tendenze giovanili e i luoghi più avanzati del consumo. Dalla descrizione dei quartieri centrali di Tokyo e di Yokohama, che formano un unico conglomerato urbano, emerge un mondo vivido e apparentemente contraddittorio agli occhi di un occidentale, mondo in cui la cultura postindustriale si salda con i valori più radicati dello shintoismo e del buddismo zen. Tra realtà virtuale, graphic-art, manga, tatuaggi, sette estremiste, templi shintoisti sui roof garden dei grandi magazzini, I ragazzi di Tokyo è anche una raccolta di impressioni sulla contemporaneità, un’escursione dentro i cuori di tenebre e dentro le fascinazioni che provengono dal Sol Levante.

Nuova edizione dello “Hagakure”

Quando si parla di samurai, all’uomo medio vengono in mente scene degne di Kurosawa Akira o, al contrario, di uno scalcinatissimo film di serie B, a base di “ghesce” sospiranti e “katane” sguainate.
Nella realtà storica, naturalmente (e per fortuna) le cose stanno in ben altro modo. Ci aiuta a comprendere ciò uno dei testi appartenenti alla cultura nipponica più fraintesi, vale a dire l’Hagakure di Yamamoto Tsunetomo, da poco pubblicato in una nuova edizione realizzata da Francesca Meddi (pp. 87, € 8.0) per la casa editrice Solfanelli (che ringrazio per l’omaggio), corredata di due interessanti saggi di approfondimento trasversale (L’ultimo samurai?, dedicato a Mishima, e Lo stoicismo e lo zen).
Il testo – il cui titolo significa <<All’ombra delle foglie>> – è pù spesso conosciuto come Codice segreto dei samurai, quando in realtà – come viene precisato nell’introduzione della curatrice – era originariamente rivolto soltanto ai giovani appartententi allo stesso han (il territorio retto dal daimyo) dell’autore.
I riferimenti alla morte, alla dignità e all’orgoglio (in ambito pubblico e privato) presenti in quest’opera sono stati e purtroppo sono ancora fraintesi, col risultato di ricondurre tutto ad un’errata e riduttiva visione decadente dei valori del Sol Levante, che avrebbe il suo sbocco naturale nel seppuku di Mishima e nella pratica suicida dei kamikaze della seconda guerra mondiale. In realtà, il reale significato di questi raccolta di aneddoti e aforismi va scoperto pagina dopo pagina, con pazienza, alla luce della storia e dei costumi nipponici.
Concludo citandovi uno dei brani che ho preferito:

Un samurai disse: <<Ci sono due tipi di orgoglio: uno interiore ed uno esteriore. Ma solo se si possiedono entrambi, si rivelerà utile. Paragoniamo l’orgoglio alla lama affilata di una spada: sarà bene che questa venga tenuta riposta nel fodero e di tanto in tanto sguainata, brandita, ripulita e poi nuovamente rinfoderata. Se venisse brandita in continuazione susciterebbe il timore degli altri, allontanando non solo i nemici, ma anche gli alleati. Sarebbe un errore anche il tenerla sempre riposta nel fodero, perché perderebbe la sua affilatura e si ricoprirebbe di ruggine, suscitando il disprezzo e lo scherno della gente.>>

Convegno "Al di là dei clichè: rappresentazioni altre del femminile"

A chi ha la possibilità in questi giorni di recarsi a Milano, suggerisco vivamente di farlo: il 26 e il 27 ottobre, infatti, presso l’Aula magna del Dipartimento di lingue e culture contemporanee dell’Università di Milano (Piazza Indro Montanelli, 1, Sesto S. Giovanni, Milano), si terrà il convegno “Al di là dei cliché: rappresentazioni altre del femminile”. In particolare, consiglio i seguenti interventi:
Paola Scrolavezza (Univ. degli Studi di Bologna), “Donne senza fissa dimora: scrittura e libertà secondo Hayashi Fumiko (1903-1951)” [a destra nella foto] che si terrà il 26/10 alle 17,30;
Giorgio Fabio Colombo (Univ. Cà Foscari), “Suzuki Setsuko e le altre: la lotta per le pari opportunità nel diritto del lavoro in Giappone”, che avrà luogo il 27/10 alle 9;
Virginia Sica (Univ. degli Studi di Milano), “Hojo Masako. Donne e politica nel Giappone premoderno”, che si terrà il 27/10 alle 11,30;
Ida Marinelli (prima attrice del Teatro dell’Elfo di Milano) e Virginia Sica, conversazione su “Mishima Yukio e la sua Renée de Sade”, che si svolgerà alle 16,30 del 27/10.
Ringrazio un utente di aNobii per avermi segnalato l’evento.

"Ma. La sensibilità estetica giapponese" di Luciana Galliano

In Italia, purtroppo, i testi dedicati alla filosofia nipponica scarseggiano; per questo, oggi vi cito con piacere Ma. La sensibilità estetica giapponese di Luciana Galliano (ed. Angolo Manzoni, pp. 170, € 20).
Questa la presentazione dell’editore:

Ma è una parola presente nella lingua giapponese in innumerevoli espressioni, colloquiali e specialistiche. Indica un’entità «fra»: un tempo fra due eventi, uno spazio fra cose, la relazione fra due persone o anche fra due momenti diversi di uno stesso soggetto, nella vita quotidiana, nelle arti marziali, nell’arte e nel teatro. In questo sottile «qualcosa» risiede la peculiarità, la possibilità stessa della raffinata sensibilità estetica giapponese.

Roma, 19 e 20 marzo: presentazione de "L’anima nascosta del Giappone"

Venerdì 19 marzo alle 18,10, presso la libreria Mondadori di via Piave 18 a Roma, sarà presentato il volume L’anima nascosta del Giappone di Marcella Croce.
Una nuova presentazione avrà luogo il giorno successivo, sabato 20 marzo, presso il Doozo – Art books and sushi, in via Palermo 51-53, alle ore 10,30 (per la prenotazione: 06.4815655).

"Leggero il passo sui tatami" di Antonietta Pastore

Dopo il Giappone delle donne, sta per arrivare nelle nostre librerie un nuovo volume firmato da Antonietta Pastore, in cui racconta l’esser donna oggi in Giappone. Leggero il passo sui tatami (Einaudi, 2010, pp. 192, 13,50 €) – questo il delicato titolo – si presenta, infatti, come un incontro vissuto col Sol Levante in prima persona, giorno dopo giorno, anno dopo anno, con la curiosità e, allo stesso tempo, gli indugi di uno sguardo straniero.
Questa la recensione nel sito dell’editore:

«Ma non si stancano mai questi giapponesi, mi viene a volte da pensare, di controllare sempre ogni gesto e fare tante cerimonie? Di non dire mai una parola di troppo, non mangiare per la strada, mettere la mascherina quando sono raffreddati, sorridere di continuo, inchinarsi in ogni momento?»

Quando vi offrono il tè, i giapponesi pongono la tazza non al centro del vassoio, «ma un po’ di lato, in un punto intuitivamente calcolato in modo da creare un equilibrio ben più originale e poetico di quello che imporrebbe l’estetica occidentale, banalmente basata sulla simmetria». Ma come si concilia tanta finezza con le musichette assordanti nei luoghi pubblici e le ragazze in uniforme che si inchinano come automi, all’ingresso dei grandi magazzini, per dare il benvenuto a clienti che le ignorano?
Nel corso di sedici anni di vita in Giappone, la fascinazione iniziale per la raffinatezza del gusto, la soavità dei gesti femminili, la discrezione e la delicatezza delle persone lascia così il posto al fastidio per l’apparente ipocrisia, la formalità e la rigidità dei giapponesi.
Ma il percorso dell’autrice, e del lettore, segue un doppio movimento.
A poco a poco, infatti, il sospetto di non aver capito fino in fondo i meccanismi di questa società, di non averne colto l’essenza, si fa strada. E allora Antonietta Pastore mette in discussione i suoi parametri interpretativi e comportamentali: quelli propri di noi occidentali.
Storie minime, spesso divertenti, compongono il racconto di questo libro curioso: l’intimità forzata durante un fine settimana in montagna con i colleghi, il ricorso di un uomo a una veggente per trovare l’anima gemella, una serata danzante tutt’altro che voluttuosa, la gentilezza un po’ invadente di un venditore al castello di Hikone…
Anche grazie alla letteratura giapponese e all’apprendimento degli ideogrammi, l’autrice si cimenta nella comprensione di una cultura piena di contraddizioni, «sofisticata e al tempo stesso provinciale, ipertecnologica ma per certi versi arretrata, ipocrita eppure onesta».
Arrivando alla definitiva consapevolezza che si tratta davvero di un mondo particolare, fuori da tutti i luoghi comuni, a cui non si può che tentare di avvicinarsi all’infinito.
E in questo avvicinamento Antonietta Pastore ci accompagna generosa, con la limpidezza della scrittura e la delicatezza del suo sguardo sulle cose, su quei particolari capaci di illuminare improvvisamente l’insieme.

"Perché i giapponesi hanno gli occhi a mandorla" di Keiko Ichiguchi

Certi giorni come questi, all’improvviso, nella mia mente riafforano libri letti cercati desiderati, cui non pensavo più da anni.
Perché i giapponesi hanno gli occhi a mandorla
di Keiko Ichiguchi (Kappa Edizioni, 2004, pp. 158, 12 €) è uno di questi. Mi rievoca pioggia treni e borse pesanti. Ma non preoccupatevi: il volume in sé non ha nulla di malinconico, anzi.
L’autrice, grazie alla lunga permanenza in Italia, ha imparato a guardare al suo paese con ironia e, allo stesso tempo, rispetto. Nel libro, Keiko affronta un ventaglio abbastanza ampio di argomenti, senza approfondirli molto, concentrandosi in modo particolare sul suo campo, vale a dire i fumetti (lei è, infatti, un’apprezzata disegnatrice di manga, ossia una mangaka).
Ciò, unito allo stile scorrevole e leggero, fa del volume una lettura adatta soprattutto ai più giovani o a chi vuol scoprire qualche curiosità sul Giappone.

Memorandum delle uscite di saggistica (2009)

Per evitare brutti scherzi della memoria e, soprattutto, tenere sott’occhio libri che m’interessano, ho preparato questo memorandum delle uscite e delle ristampe 2009 relative alla saggistica dedicata al Sol Levante. Di certo, avrò dimenticati parecchi titoli: quindi, chi volesse darmi una mano a rimpolpare la lista, è il benvenuto. 🙂 Nei prossimi giorni, pubblicherò anche le liste relative ad altri ambiti (narrativa, poesia, etc.).

*Saggistica*
Enciclopedia dei mostri giapponesi di Shigeru Mizuki (Kappa Edizioni, pp. 512, € 24)
L’anima nascosta del Giappone di Marcella Croce (Marietti, pp. 120, € 30)
Il crisantemo e la spada-Modelli di cultura giapponese di Ruth Benedict (Laterza, pp. 366, € 20)

*Saggistica d’arte*
Utamaro e il quartiere del paese di Gian Carlo Calza (Mondadori illustrati-Electa, pp. 80, € 19)
Design giapponese di Paola Antonelli e Sparke Penny (5 continents, pp. 160, € 29)
Lo zen e il manga-Arte contemporanea giapponese di Fabriano Fabbri (Mondadori, pp. 352, € 38)

*Saggistica storica*
L’esercito dell’Imperatore-Storia dei crimini di guerra giapponesi 1937-1945 di Jean-Louis Margolin (Lindau, pp. 655, € 32)
La vera storia dei kamikaze giapponesi-La militarizzazione dell’estetica nell’Impero del Sol Levante di Emiko Ohnuki-Tierney (Mondadori, pp. 400, € 12)

*Zen*
Lo zen e la cerimonia del tè di Kakuzo Okakura (SE, pp. 112, € 13)
Lo zen e l’arte di disporre i fiori di Gusty Herrigel  (SE, pp. 112, € 13)
Antologia del buddhismo giapponese (Einaudi, pp. 360, € 26)

*Curiosità*
Un geek in Giappone di Hector Garcìa (Panini comics, pp. 168, € 15)

Da blog a libro: "Un geek in Giappone" di H. Garcìa

Dopo gli ultimi due post, della serie “il Sol Levante visto dall’occidente”, proseguiamo con Un geek in Giappone (ed. Panini comics, pp. 152, 15 €),
divertente volume uscito di recente, opera di uno dei più conosciuti blogger spagnoli, Héctor Garcìa, per sua definizione “geek che vive in Giappone”. L’autore, un giovane informatico (il geek, appunto, ama la tecnologia), si è trasferito in Giappone per ragioni lavorative e ne ha approfittato per dar vita a un blog, http://www.kirainet.com, ormai seguitissimo e pluripremiato, in cui dispensa nozioni utili per conoscere meglio il paese e per organizzare il proprio viaggio in questa terra. Gli argomenti affrontati dal libro sono davvero tanti: si parte, naturalmente, dalla tecnologia per arrivare sino allo zen, passando per il cosplay, il cibo e molto altro ancora.

La foto del giorno che qui presento è tratta dalla gallery fotografica del blog di Hector. 😉

"Il crisantemo e la spada" di Ruth Benedict

E’ stato recentemente ristampato da Laterza uno dei più famosi saggi del Novecento dedicati alla cultura giapponese, Il crisantemo e la spada di Ruth Benedict (pp. 350, € 20). Si tratta di un’opera commissionata all’autrice, docente alla Columbia University, dall’Office of War Information degli Stati Uniti nel 1944 per studiare il misconosciuto Giappone, in modo tale da colpire con più efficacia i suoi punti deboli.

Ecco la presentazione, tratta dalla Prefazione di Ian Buruma:

Il crisantemo e la spada è un classico in virtù della sua lucidità intellettuale e stilistica. La Benedict era una scrittrice eccellente che spiegava idee complicate senza ricorrere al gergo tremendo degli addetti ai lavori. Lo stile, qualcuno direbbe, è un riflesso del carattere. Era una scrittrice di grande umanità e generosità di spirito. Pur essendo la descrizione di un nemico mortale approntata in tempo di guerra, questo libro, se letto oggi, forse potrebbe non offendere un lettore giapponese, anche qualora lui o lei fosse in disaccordo con alcune delle conclusioni dell’autrice. Nonostante i numerosi cambiamenti che hanno trasformato il Giappone e i giapponesi nel corso dell’ultimo mezzo secolo, c’è molto in questo libro che ancora suona vero.

Indice: Prefazione di Ian Buruma – Ringraziamenti – I Il Giappone come oggetto di studio – II I Giapponesi e la guerra – III « Ognuno al proprio posto » – IV La riforma Meiji – V I debiti nei confronti del passato e del presente – VI La difficile impresa di ripagare l’« on » – VII Il modo più difficile di ripagare un debito – VIII Il dovere di cancellare il disonore – IX Le passioni umane – X Il dilemma della virtù – XI L’autodisciplina – XII L’educazione del bambino – XIII Il Giappone dal giorno della sconfitta – Glossario – Note – Indice dei nomi

Un brano dell’opera: La difficile impresa di ripagare l’« on »

L’on è un debito e come tale, bisogna pagarlo, ma, in effetti, i Giapponesi considerano le forme di pagamento vero e proprio come appartenenti a tutt’altra categoria. Essi ritengono la nostra etica, che confonde, teoricamente e praticamente, due categorie diverse quali sono quella degli obblighi e quella dei doveri, altrettanto curiosa di quanto sarebbero curiosi, ai nostri occhi, i rapporti commerciali in comunità tribali il cui linguaggio non distinguesse il «debitore» dal «creditore» nelle operazioni monetarie. Nella società giapponese, la più importante, ed onnipresente, forma di debito che va sotto il nome di on è totalmente distinta dall’atto assolutamente costrittivo con cui il debito viene pagato e per indicare il quale si usa una terminologia che denota un contenuto concettuale completamente diverso. L’avere un debito (un on) non è un segno di merito, mentre il ripagarlo lo è. Il merito è, infatti, legato al fatto che ci si dedichi attivamente all’« impresa » della riconoscenza. Per capire questa questione del merito, può essere utile per noi fare un parallelo con quello che avviene in America nel campo delle operazioni finanziarie, comprese le sanzioni previste per i trasgressori delle leggi sulla proprietà. La gente è obbligata a mantenere gli impegni assunti e non vi sono attenuanti per chi si appropria dei beni altrui, così come non si considera il fatto di pagare o meno il debito contratto con una banca collegato a una questione di impulsi personali e si ritiene il debitore responsabile dell’aumento degli interessi e della somma originaria presa a prestito. Invece, il patriottismo e gli affetti familiari, per esempio, vengono visti come appartenenti a tutt’altra sfera, in quanto l’amore è visto come un fatto emotivo, il cui valore aumenta, aumentando la spontaneità con cui viene dato. Il patriottismo, inteso come il fatto di porre gli interessi della propria patria sopra a tutto, è ritenuto un atteggiamento alquanto donchisciottesco, e del tutto incompatibile con la debolezza della natura umana, a meno che gli Stati Uniti non vengano attaccati dal nemico. Venendo a mancare il fondamentale postulato giapponese del grande debito contratto automaticamente da ogni essere umano per il fatto di essere stato messo al mondo, pensiamo che ogni individuo dovrebbe, in caso di bisogno, avere compassione dei propri genitori ed aiutarli, che non dovrebbe picchiare la moglie e che dovrebbe provvedere alle necessità dei propri figli. Non si considerano, però, questi doveri alla stregua di un debito pecuniario, né se ne trae un tornaconto come se si trattasse di una questione d’affari. In Giappone, invece, si considerano tutti questi comportamenti alla stessa stregua in cui si considera, in America, la solvibilità finanziaria e le sanzioni previste sono altrettanto severe di quelle previste in America per chi non paga i conti o non corrisponde gli interessi ipotecari. Per i Giapponesi si tratta, cioè, di questioni di cui non ci si deve preoccupare solo in casi di emergenza, come, ad esempio, in caso di una dichiarazione di guerra o di grave malattia dei genitori, ma sono cose che costituiscono una costante preoccupazione per ogni individuo indistintamente, paragonabile a quella di un piccolo agricoltore dello Stato di New York preoccupato per le ipoteche che gravano sul suo podere o a quella di un finanziere di Wall Street, che veda il mercato salire dopo aver venduto «allo scoperto». I Giapponesi dividono in categorie distinte, ciascuna con regole sue proprie, le forme di pagamento dell’on che non hanno limiti né di valore né di tempo, da quelle con un equivalente quantitativo e che si è tenuti a rispettare in casi particolari. Il pagamento illimitato di un debito si esprime con il termine gimu e di esso si dice: « Non è possibile ripagare neppure una decimillesima parte di (questo) on. Il gimu di ciascun individuo comprende due diversi tipi di doveri: ripagare l’on verso i propri genitori, indicato con il termine ko, e ripagare l’on verso l’Imperatore indicato con il termine chu.

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