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“Il giardino delle parole” di Shinkai Makoto e Motohashi Midori*

manga star comics Il Giardino Delle ParoleOgnuno ha le sue buone ragioni per sfuggire a una routine che non sente propria: è questo che Takao intuisce quando conosce per caso Yukari. Di lei non sa nulla – se non che ama la birra, la cioccolata, la poesia e che, come lui, si rifugia nel parco durante le mattine di pioggia.

Quello che era nato come un incontro fortuito diviene presto un’abitudine, e i silenzi si trapuntano di frasi brevi e piccole gentilezze della durata di un temporale. Eppure, a prima vista, i due sembrano così diversi: l’una è una giovane donna dall’impeccabile aspetto professionale, l’altro un liceale che sogna di diventare stilista di calzature; entrambi, però, condividono lo stesso bisogno di trovare un luogo che li possa accogliere, anche solo per breve tempo. E così, fra goccia e goccia, lo spazio fra loro si colma di sguardi, di speranze e di versi: Takao culla i suoi progetti e misura la distanza (che gli pare spaventosa) dalla vita adulta, mentre Yukari per qualche minuto dimentica le sue pene.

Questa storia, resa più delicata da un pizzico di romanticismo, è stata resa celebre nel film di animazione Il giardino delle parole (2013) di Shinkai Makoto, da cui è stato tratto questo manga con disegni di Motohashi Midori (trad. di Manuela Capriati, Edizioni Star Comics, 2015, pp. 208, € 5,50). Il volume non ha nulla da invidiare rispetto al prodotto cinematografico: una buona orchestrazione delle tavole e una certa cura per il dettaglio riescono, infatti, a rafforzare una sceneggiatura piuttosto semplice, ma capace di suscitare tenerezza e complicità.

* Questa recensione si riferisce all’edizione del manga pubblicata nel 2015 dalle Edizioni Star Comics. Nel 2017 ne è uscita un’edizione ampliata per J-Pop.

manga Giardino delle parole - vignetta

L’animazione giapponese vista da oriente: “Japanese Animation. East Asian Perspectives”

japanese animationStudi sull’animazione, valutazioni massmediali, analisi storiche e sociologiche… : queste sono solo alcune componenti dell’approccio multidisciplinare presentato da Japanese Animation. East Asian Perspectives, curato da Masao Yokota e Tze-yue G. Hu (University Press of Mississippi, pp. 313, € 42,59), che riunisce diciassette saggi di studiosi (in prevalenza nipponici) volti a indagare le linee di evoluzione e di sviluppo del mondo dell’animazione nipponica, con una particolare attenzione per la contemporaneità. (altro…)

Non chiamateli cartoni: “Storia dell’animazione Giapponese” di Guido Tavassi

storia dell animazione giapponese, guido tavassiSoprattutto a partire dalla fine degli anni Settanta, molti amanti del Giappone hanno scoperto questo paese grazie ai cartoni animati o, per meglio dire, agli anime. Quanti, però, conoscono la loro evoluzione e il loro rapporto con la realtà nipponica? Pochi, troppo pochi.

Per colmare queste lacune o, più semplicemente, approfondire le proprie conoscenze in materia, (altro…)

9 libri da leggere per conoscere la cultura giapponese

Molte volte mi avete chiesto cosa leggere per avvicinarvi o conoscere meglio il Giappone, soprattutto sotto il profilo culturale. Eccovi accontentati: qui troverete un elenco di nove titoli, abbastanza reperibili sul mercato e dal prezzo contenuto, che, a mio parere, non dovrebbero mancare nella vostra libreria. (altro…)

Non solo anime: “Vita da cartoni” di E. D. Infante e F. Bartoli (in libreria dal 7 giugno 2012)

Negli ultimi anni – e credo non sia solo una mia impressione – si sta assistendo nel nostro paese a un interessante fenomeno, sulle cui origini socio-culturali bisognerebbe indagare:
la rivalutazione delle storie a fumetti e delle serie animate
, seguita, per conseguenza, dalla pubblicazione di riviste e volumi appositi.

Tra i testi che ho trovato più interessanti in merito, vorrei segnalarvi Vita da cartoni, di Elettra Dafne Infante (regista, scrittrice e sceneggiatrice) e Fabio Bartoli (già autore di Vado, Tokyo e torno e Mangascienza, di cui ho rispettivamente parlato qui e qui), in libreria dal 7 giugno 2012 per i tipi Tunué e con tanto di dvd allegato (qui un’anticipazione). (altro…)

Alla scoperta dei manga e degli anime di fantascienza: “Nuove ere e nuove genesi” di Francesco Rossi

tanku tankuro
Tanku Tankuro, il primo manga-robot

Era il lontano 1934 quando, tra le pagine di un volume di Sakamoto Gajo, apparve Tanku Tankuro, il primo robot della storia dei fumetti giapponesi. Malgrado l’aspetto piuttosto curioso, sorprendentemente già racchiudeva in sé alcune particolarità che avrebbero contraddistinto i suoi successori: armi di ogni tipo, potenti strumenti per dominare cielo e terra, fattezze da samurai.

Di questa e d’altre storie che hanno contraddistinto l’evoluzione della fantascienza giapponese nell’ambito degli anime e dei manga ci racconta Francesco Rossi, (altro…)

“Mangascienza”: il futuro è qui

Centocinquant’anni fa circa, se qualcuno avesse menzionato i manga in un salotto buono di Parigi, molti avrebbero forse sorriso al pensiero degli omonimi schizzi di Hokusai che allora circolavano tra artisti e intellettuali, destando interesse e di certo qualche perplessità. Pochi avrebbero scommesso che quei disegni rapidi potessero un giorno – dopo profonde evoluzioni – finire per incantare i loro discendenti e, probabilmente, nessuno avrebbe neppure immaginato che, in questa nuova forma, sarebbero riusciti a condensare speranze e inquietudini  dei posteri.

Quest’ultimo punto è ampiamente trattato in Mangascienza. Messaggi filosofici ed ecologici nell’animazione fantascientifica giapponese per ragazzi (Tunué, pp. 259, € 16,50; ora in offerta su Amazon.it cliccando qui a € 14,03), in cui Fabio Bartoli presenta lo sviluppo degli anime collegandolo ai paralleli cambiamenti che hanno mutato (e a volte sconvolto) il volto del Sol Levante. La storia di questo paese, soprattutto a partire dal 1868 – anno inaugurale dell’epoca Meiji e della modernizzazione – è stata caratterizzata da un rapporto ambiguo con la tecnologia: dapprima appresa in modo spasmodico guardando ai modelli europei e americani, poi subìta (soprattutto nel corso della seconda guerra mondiale; si veda la tragica esperienza delle bombe atomiche), infine integrata nel quotidiano.

Una relazione equivoca tra individui e tecnica, in fondo, ha da sempre coinvolto anche l’occidente, come dimostra l’antichissimo mito di Prometeo, nume tutelare del volume. Toccato dalla mancanza di qualità nell’uomo (conseguenza della disattenzione di Epimeteo), il titano decise di aiutare la “scimmia nuda” (per dirla come Morris) rubando i tesori di Atena (in primis, l’intelligenza e la memoria) e il fuoco di Efesto, attraverso i quali foggiare un nuovo mondo in cui la cultura e la lungimiranza si sarebbero dovute coniugare a un saggio uso delle arti meccaniche. A causa del suo duplice furto, Prometeo venne duraramente punito da Zeus: legato a un’alta roccia, fu preda della furia di un’aquila che ogni giorno gli divorava le viscere. Il padre degli dèi aveva già intuito quale terribile dono era stato concesso agli uomini: attraverso la tecnica, essi sarebbero riusciti a trasformare la loro sorte, mettendo però a repentaglio se stessi e la terra che li ospita. E così è stato.

Partendo proprio da questa leggenda, Fabio Bartoli delinea sinteticamente più di duemila anni di storia, scienza e pensiero occidentale, evidenziandone le connessioni e i punti chiave. Questa – che potrebbe di primo acchitto apparire superflua – è in realtà un’operazione sagace, che mira a illuminare non soltanto il nostro complesso rapporto con la tecnologia, ma anche le numerose stratificazioni in cui, dagli ultimi decenni del secondo millennio, si è situato il duplice fenomeno manga/anime,  con tutte le implicazioni ideologiche di cui è foriero; inoltre, è bene sempre tenere a mente che questo scenario ha fortemente influito sul contesto giapponese che, in alcuni casi, ha tentato di conformarsi ad esso persino a scapito della propria identità. L’autore di Mangascienza, dando prova di intelligenza, ricostruisce anche i milieu (politici, culturali, economici…) giapponesi a partire dal XVII secolo, fornendo così le coordinate essenziali per comprendere meglio le manifestazioni del pensiero e delle arti autoctone, tra le quali si annoverano senza dubbio anche i disegni animati, non riducibili a semplici mezzi di intrattenimento per bambini e adolescenti, ma strumenti per trasmettere alle nuove generazioni propositi e valori in vista della costruzione di un’umanità migliore.

Poggiando su solide basi teoriche – che attingono all’opera di scienziati, filosofi, storici, intellettuali – Fabio Bartoli articola un discorso vivace e multidisciplinare, dedicando ampia attenzione agli effetti dell’iperestensione culturale, ossia di un progresso che procede in modo talmente rapido da originare un dislivello profondo con la stessa capacità umana di domarlo e indirizzarlo a scopi benefici. Esso ha subito un incremento nelle nazioni occidentali soprattutto a partire dalla rivoluzione industriale, per poi propagarsi anche all’estremo oriente. Testimonianza di ciò sono proprio gli anime, in special modo quelli di fantascienza: attraverso la rappresentazione di un mondo futuristico fictionale, essi hanno voluto delineare i dilemmi e le difficoltà con le quali saremo destinati a confrontarci se finiremo per esser vittime – e non più signori – dei nostri ritrovati tecnologici e scientifici, quali l’ingegneria genetica, le armi nucleari, le forme di sfruttamento intensivo dell’ambiente. In particolare, i pericoli per l’uomo paiono provenire da tre tipi di conflitti, sintetizzabili da altrettante figure mitologiche: vittime e protagoniste dello scontro sarebbero la madre terra (Gea), la tradizione (Mnemosine) e l’evoluzione naturale (Epimeteo).

Mediante il ricorso a robot dall’etica samuraica o a imponenti mecha, inscenando il dramma degli orfani dell’atomica o di mondi lontani sull’orlo del baratro, i creatori di anime hanno tentato e tentano tuttora di sensibilizzare le coscienze dei lettori (giovani e non). L’autore conduce in proposito un’analisi serrata e approfondita, ricca d’esempi, godibile tanto da specialisti quanto da semplici appassionati, che si estende anche alla corposa appendice comprendente cinquanta schede, ciascuna dedicata a una diversa serie animata, di cui vengono sottolineati temi e strategie ideologiche e narrative. E così, partendo da Astroboy (1963) per arrivare sino a Last Exile (2003), passando per Neon genesis Evangelion, Mazinga Z e molti altri, fra le pagine riecheggia una speranza per il futuro prossimo: che l’uomo possa finalmente far germogliare il seme racchiuso nel nome stesso di Prometeo, “colui che pensa prima”. Prima che sia troppo tardi.

“Paprika”: un romanzo, un anime

Il libro di cui voglio parlarvi oggi forse suonerà familiare agli appassionati di manga, sebbene sia un romanzo: sto pensando a Paprika di Tsutsui Yasutaka, uno dei più celebri scrittori di fantascienza giapponese. L’opera è stata pubblicata nella rivista Marie Claire all’inizio degli anni ’90, per poi essere adattata ad anime nel 2006 dal compianto regista Satoshi Kon (qui sotto potete vedere il trailer del film). Da quanto mi è dato sapere, purtroppo non esiste una traduzione italiana del volume; è però reperibile quella inglese.
La vicenda narrata ruota attorno a una nuova rivoluzionaria tecnica di intervento nel trattamento dei disordini mentali: la psichiatra vincitrice del Nobel Chiba Atsuko utilizza il suo alter ego Paprika per intervenire nei sogni altrui e aiutare gli individui a superare i loro problemi. La realtà finisce in tal modo per confondersi al mondo onirico, e viceversa; ed il lettore – così come lo spettatore – non può fare a meno di abbandonarsi a questo fantasmagorico caleidoscopio.

 

Fra tradizione e pop: “Culture del Giappone contemporaneo”

Come si interseca il passato del Giappone, ricco di tradizioni, con il suo presente pop? A questa domanda hanno tentato di rispondere gli studiosi che sono stati impegnati in due edizioni del convegno “Wabi Sabi Cyber” (promosso dall’università “L’Orientale” di Napoli), i cui atti sono stati riuniti in Culture del Giappone contemporaneo. Manga, anime, videogiochi, arti visive, cinema, letteratura, teatro, architettura (Tunué, pp. 288, € 16,50).
Ancora non ho avuto modo di sfogliare il libro, ma avendo partecipato a uno dei congressi, sono certa sia un’opera di ottima qualità, che riunisce prospettive e interessi eterogenei.

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