
“Ciao mamma, vado in Giappone” di Pierpaoli e Raffaelli

Libri, Giappone e letteratura giapponese
Quattro mura, un tetto, un pavimento: una casa è solo questo? Deve essere innanzitutto efficiente o, piuttosto, riuscire a trasmetterci sensazioni particolari? E cosa rende un’abitazione come tante il posto che più ci fa sentire accolti?
A queste e a tante altre domande tenta di rispondere il manga Princess Maison di Aoi Ikebe, pubblicato in sei volumi per Bao Publishing (trad. C. Minutoli, 2020), che vede al suo centro una serie di personaggi impegnati a vario titolo nella ricerca o nella vendita di immobili. C’è chi cerca il luogo dei suoi sogni; chi ha l’impressione di vivere perennemente in attesa della sua grande occasione; chi torna ogni sera in una stanza vuota e chi fa i conti ogni giorno con le aspirazioni degli altri.
Oltre a svelarci curiosità sulla vita a Tokyo (sapevate che esistono appositi indicatori per segnalare se in ascensore sono presenti animali domestici, così da avvertire le persone che ne hanno paura o ne sono allergiche?) e dispensare consigli per scegliere la casa giusta, Princess Maison ci consente di conoscere ancora meglio la cultura giapponese e, in particolare, la vita in una megalopoli come Tokyo.
Ma, soprattutto, ci mette in contatto con i sentimenti più vividi di un’intera generazione, sospesa fra giovinezza ed età adulta, divisa fra aspettative familiari e sociali, alle prese con appuntamenti per matrimoni combinati, progetti, solitudine, ansie, precarietà esistenziale, speranze.
E ci mostra anche, così, come la ricerca stessa di una casa sia in grado di trasformarsi in un percorso di crescita e scoperta di sé, che può portare con sé una nuova amicizia o un inatteso senso di complicità con qualcuno.
Ognuno di noi conosce un posto così – un locale dimenticato dalle guide stellate, alla buona, che non dà nell’occhio. Eppure, sono proprio i luoghi di tal genere quelli in cui succede qualcosa degno di esser raccontato: La taverna di mezzanotte. Tokyo stories di Abe Yarō ce lo dimostra.
Il manga è probabilmente già noto a molti per esser stato trasposto in una serie di successo prodotta da Netflix e disponibile anche per il pubblico italiano (Midnight Diner – Tokyo Stories). Bao Publishing ha di recente pubblicato il primo volume (ed è in arrivo il secondo) nella traduzione di Prisco Oliva, che raccoglie ben trenta brevi storie autoconclusive dal tratto deciso e sottilmente ironico, ciascuna delle quali ispirate a un diverso piatto della tradizione giapponese preparato, appunto, nella Taverna di mezzanotte, un piccolo ristorante di poche pretese aperto solo nelle ore notturne.
Protagonisti sono un oste alla mano e commensali di ogni tipo (escort, membri della yakuza, cantanti di nicchia, spogliarelliste romantiche, ladri, poliziotte…), fra i quali scoccano colpi di fulmini, nascono improbabili amicizie, si accendono discussioni, sgorgano confessioni intime: qualunque cosa può venir fuori con naturalezza attorno al tavolo, se un paio di orecchie stanno a ascoltare con attenzione.
È estroversa, ottimista, determinata a raggiungere i suoi obiettivi: a soli diciotto anni Ichiko sembra avere le idee chiare quasi su tutto, specie sui suoi sentimenti per Eri, la sua compagna, poco più grande di lei, con la quale condivide ogni cosa, dalle piccole gioie quotidiane alle faccende più spinose.
Proprio dal rapporto con lei nasceranno i più grandi interrogativi di Ichiko, a partire dalla famiglia in cui è cresciuta: quali forme può prendere l’affetto e perché? La vita dovrebbe esser sempre improntatata alla coerenza, o altro conta di più? E cosa significa esser se stess*?
Nel manga Love my life (trad. Susanna Scrivo, 2019), pubblicato in unico volume da Dynit Manga, Ebine Yamaji esplora alcune possibili risposte a queste domande dalla prospettiva di una coppia lesbica che si confronta tanto con le difficoltà di fare coming out quanto con le responsabilità dell’età adulta, legate a questioni quali la scelta del lavoro, la volontà di costruire una relazione solida nonostante gli ostacoli, il bisogno di rendersi autonomi dai propri genitori.
Malgrado la complessità dei temi, Ebine Yamaji presenta questi in maniera immediata e fresca, senza moralismi e, soprattutto, senza compromettere la bellezza acerba, l’intensità e la tenerezza delle storie d’amore, amicizia e complicità che si dipanano fra le pagine.
Titolo: Una donna e la guerra (trad. di Maria Teresa Orsi, Dynit Manga, 2019, € 16,90)
Autrice: Kondō Yōko
Cos’è? Graphic novel, accompagnato dai due racconti che lo hanno ispirato.
Si può davvero amare in tempo di guerra, in preda agli allarmi e alla fame, al di là di facili sentimentalismi? O quel che si prova può somigliare a un attaccamento ambiguo alla vita e alla morte, visto che si teme la perdita dell’altro ma si pensa anche e innanzitutto alla propria sopravvivenza? Sposatisi quasi accidentalmente in pieno secondo conflitto mondiale, lo scrittore Nomura e la sua compagna, un’ex prostituta, condividono una quotidianità scandita da gesti semplici, quasi elementari: parlare, dedicarsi a piccoli passatempi, sfogare i propri istinti sessuali. Tanto il Giappone mutilato in cui si trovano a vivere quanto il loro rapporto di coppia sembrano non appagare in fondo nessuno dei due; eppure, quasi affascinati dall’idea di distruzione e precarietà che permea tutto e tutti, non sanno rinunciare l’uno all’altro, sottostando fatalmente al fascino di eros e thanatos.
Ispirato a due racconti di Sakaguchi Ango tradotti con maestria da Maria Teresa Orsi, il graphic novel disegnato da Kondō Yōko li riflette con fedeltà, riuscendo a rendere con grande intensità la perturbante e contraddittoria relazione dei due protagonisti.
Una frase d’impatto: “D’ora in poi torneranno i giorni della noia e della pace.”
Consigliato a chi… : cerca una visione inedita dell’amore e della seconda guerra mondiale.
Ognuno ha le sue buone ragioni per sfuggire a una routine che non sente propria: è questo che Takao intuisce quando conosce per caso Yukari. Di lei non sa nulla – se non che ama la birra, la cioccolata, la poesia e che, come lui, si rifugia nel parco durante le mattine di pioggia.
Quello che era nato come un incontro fortuito diviene presto un’abitudine, e i silenzi si trapuntano di frasi brevi e piccole gentilezze della durata di un temporale. Eppure, a prima vista, i due sembrano così diversi: l’una è una giovane donna dall’impeccabile aspetto professionale, l’altro un liceale che sogna di diventare stilista di calzature; entrambi, però, condividono lo stesso bisogno di trovare un luogo che li possa accogliere, anche solo per breve tempo. E così, fra goccia e goccia, lo spazio fra loro si colma di sguardi, di speranze e di versi: Takao culla i suoi progetti e misura la distanza (che gli pare spaventosa) dalla vita adulta, mentre Yukari per qualche minuto dimentica le sue pene.
Questa storia, resa più delicata da un pizzico di romanticismo, è stata resa celebre nel film di animazione Il giardino delle parole (2013) di Shinkai Makoto, da cui è stato tratto questo manga con disegni di Motohashi Midori (trad. di Manuela Capriati, Edizioni Star Comics, 2015, pp. 208, € 5,50). Il volume non ha nulla da invidiare rispetto al prodotto cinematografico: una buona orchestrazione delle tavole e una certa cura per il dettaglio riescono, infatti, a rafforzare una sceneggiatura piuttosto semplice, ma capace di suscitare tenerezza e complicità.
* Questa recensione si riferisce all’edizione del manga pubblicata nel 2015 dalle Edizioni Star Comics. Nel 2017 ne è uscita un’edizione ampliata per J-Pop.
Vive nel quartiere, conosce i pettegolezzi del vicinato e ne respira le tensioni, eppure sembra superiore a tutto ciò; non a caso, il protagonista del volume è stato più volte definito un filosofo, molto più saggio dei bipedi che lo circondano.
Sto parlando, chiaramente, del grande romanzo di Natsume Sōseki, Io sono un gatto, di cui di recente è apparso il manga firmato Cobato Tirol per l’editore Lindau (2018, pp. 208, € 18), con la traduzione di Federica Lippi (che, peraltro, Daniela di Tradurre il Giappone ha intervistato per il nostro bookclub).
Pur essendo impegnato nelle consuete occupazioni da felino (con l’eccezione, però, che catturare topi non è il suo forte), la bestiola sembra molto più assennata ed equilibrata rispetto agli uomini, i quali, invece, paiono spesso assorbiti in piccole beghe, rivalità e preoccupazioni. In particolare, è stridente il contrasto fra il gatto e il suo padrone, il professor Kushami: tanto uno è saggio, dalla mentalità aperta e alla mano, quanto l’altro inconcludente, testardo e a tratti scontroso. Malgrado ciò, l’animale non può far a meno di affezionarsi a lui e alla sua famiglia, tentando, a suo modo, di proteggerli.
Tirol è abile nel rendere bene le atmosfere evocate da Sōseki, dedicando speciale attenzione alle espressioni e alle inquadrature; inoltre, sebbene il personaggio principale del libro presenti molte caratteristiche tipiche degli umani, l’illustratrice non ne stravolge mai la natura con smorfie o pose esasperate.
Anche in questa versione, insomma, l’opera non perde nulla della freschezza, dell’ironia e della profondità originarie: sta in ciò, in fondo, la grande forza dei classici.
Michela : Twitter – Facebook – Instagram
Frida/Nicoletta: Twitter – Facebook – Instagram
Daniela : Twitter – Facebook – Instagram
Stefania : Twitter – Facebook – Instagram
Anna Lisa (ossia io, bibliotecagiapponese.it): Twitter – Facebook – Instagram
Vi aspettiamo. Buona lettura!
La lista che qui presento è in continuo aggiornamento e non mira a essere esaustiva. Ogni suggerimento è ben accetto.
Narrativa
Poesia
Saggistica
Graphic novel
Prossime uscite
Grazie ad Alessandro, Jessica e Liana per i suggerimenti.
Tre giovani sorelle che più differenti non si può – Yoshino, con un debole per i ragazzi e l’alcool; Chika, sportiva e acerba; infine Sachi, la maggiore, con la testa ben piantata sulle spalle -, e una routine scandita dal lavoro, dagli appuntamenti, dalla vita domestica in comune. Poi, una mattina, una notizia inattesa: il padre – quel padre che le ha lasciate molti anni prima, di cui ricordano bene solo le mancanze – è morto all’improvviso, dopo aver loro nascosto una breve malattia.
Questa potrebbe esser la conclusione di una storia fatta di tensioni e rimpianti, ed è, invece, a sorpresa, il principio del racconto dolceamaro che si snoda attraverso le pagine del manga Our little sister: diario di Kamakura, vol. 1 di Akimi Yoshida (titolo originarle: Umimachi Diary; trad. di Asuka Ozumi, Star Comics, 2017, pp. 208, € 4,90), volume prescelto per il bookclub di maggio e fonte di ispirazione per l’omonimo film.
Al funerale del signor Kôda, infatti, le tre ragazze incontrano la sua quarta figlia, la tredicenne Suzu, ormai rimasta orfana di entrambi i genitori. Colpite dalla sua straordinaria maturità e dalla tenerezza che ispira, Sachi, Yoshino e Chika non possono fare a meno di invitarla a trasferirsi a casa loro. Yoshida segue così le avventure delle quattro, in un alternarsi di vicende drammatiche o lievi, ognuna delle quali costituisce un tassello di un mosaico dedicato al passaggio all’età adulta e alla maturazione della propria interiorità.
Vincitore di numerosi premii, Our little sister è alla sua maniera, un romanzo grafico di formazione in chiave josei (un genere manga indirizzato in primo luogo alle donne), ma che mette in scena con delicatezza e ironia sentimenti e valori universali (il dolore per la perdita di una persona che amiamo, che sia dopo un lutto o una separazione; la lealtà in amicizia; la consapevolezza della responsabilità personale…), mostrando come non esista un’unica strada che conduce a se stessi. Non a caso, le protagoniste del fumetto sono dotate ciascuna di una propria fisionomia, talvolta in netto contrasto con gli stereotipi di genere e le pressioni sociali che vogliono le giapponesi malleabili e arrendevoli – Yoshino, per esempio, tende a ubriacarsi (anche) per nascondere la sofferenza causata da rapporti sentimentali naufragati, mentre Suzu è una calciatrice provetta nella squadra mista della scuola.
Assieme le quattro sorelle imparano ad armonizzare i loro contrastanti caratteri e ad affrontare diversamente le difficoltà: ogni giorno, ogni istante passato assieme diventano così un’occasione per conoscersi, crescere e godere appieno dei piccoli doni che la quotidianità sa regalare.
Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni
Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.