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“Radio Imagination” di Itō Seikō

Pino a Rikuzentakata, sopravvissuto al terremoto dell'11 marzo 2011
Pino a Rikuzentakata, sopravvissuto al terremoto dell’11 marzo 2011

«La fantascienza lavora a stretto contatto con l’universo», ha detto una volta Ray Bradbury; perché, a differenza di quanto si è soliti pensare, essa – specie se di buona fattura – è visceralmente legata all’attualità, alle sue più profonde lacerazioni, alle sue ambiguità. Seppur solo in parte ascrivibile a questo genere, il romanzo di Itō Seikō Radio Imagination (Souzou Radio 想像ラジ,オ2013; trad. di Gianluca Coci, Neri Pozza, 2015) – vincitore del premio Noma per i nuovi scrittori – è un ottimo esempio di una letteratura militante capace di coniugare impegno e invenzione fantastica in maniera convincente. Occorre per questo, specie nelle prime pagine, abbandonarsi fiduciosi al flusso apparentemente surreale di parole, captando segnali e indizi (soprattutto emotivi) di una storia che sa ben presto rivelarsi toccante in modo genuino e originale. (altro…)

Lo sguardo curioso: i “Quaderni giapponesi” di Igort

Ci son due categorie di persone di cui sono sempre stata invidiosa: i musicisti e i disegnatori. Riescono a cogliere armonie per me ineffabili, a muoversi fra segni e simmetrie che il mio occhio o il mio orecchio non sanno afferrare. Ecco: nel caso di Quaderni giapponesi di Igort la gelosia ha punto nel vivo più che mai. Perché ogni spazio è gestito e colmato con tale incredibile esattezza da lasciare sbalorditi, e ogni dettaglio testimonia studio, amore, dedizione.

Quaderni giapponesi Igort

Etichettare il volume sotto la voce ‘graphic novel’ o ‘fumetto’ mi pare perciò riduttivo. A ogni modo, un fil rouge c’è, ben evidente: il rapporto di Igort col Paese del sol levante, avviato già negli anni Ottanta e coltivato grazie a soggiorni, letture, pellicole e incontri con autori del calibro di Taniguchi e Miyazaki. Una lunga avventura autobiografica, quindi. Ma, naturalmente, dietro c’è molto di più: e così affiorano la tensione dei colloqui di lavoro che possono cambiare una vita, la stanchezza delle notti in bianco passate a disegnare, l’attenzione per la ricchezza e la varietà delle arti figurative giapponesi, i tributi ai maestri (in primis, Hokusai a Tezuka, a cui il volume è dedicato), l’osservazione vigile e rispettosa delle pieghe della vita nipponica, …

Quaderni giapponesi Igort E’ difficile recensire un libro tale senza rischiare ogni momento di togliere, tagliare, snaturare; si perdono – letteralmente – sfumature, ombre, prospettive. Perché di Quaderni si tratta, e in quel plurale troviamo un groviglio di storie all’insegna della continuità e dela molteplicità. L’inizio dei rapporti dell’autore col Giappone, infatti, risale ormai a tre decenni fa; e questo lungo lasso di tempo è stato affollato di viaggi, pagine, visioni orientali; anche gli stimoli accumulati, d’altronde, sono diversissimi, provenienti tanto dalla cultura tradizionale quanto da quella contemporanea.

quaderni giapponesi Igort Basho
Alcuni haiku di Bashō

Come leggere, allora, quest’opera? Per me, il modo migliore è abbandonarsi al meraviglioso fluire delle immagini (che pure spesso sono inframezzate da note e commenti sulla cultura, l’arte e la letteratura giapponese), penetrare in loro intrufolandosi attraverso una macchia di colore o un particolare di poco conto. Perché lo stupore è sempre a portata di mano, e di matita.

Quaderni giapponesi Igort Tanizaki

Libri di letteratura e cultura giapponese: novità previste per luglio-dicembre 2015

Per l’autunno e l’inverno 2015 si prospettano delle uscite interessanti (qui, invece, quelle relative ai mesi gennaio-giugno); purtroppo, nel caso di alcuni volumi, è per il momento possibile conoscere solo il titolo e una data orientativa di pubblicazione. Via via, saranno aggiunti a questa lista maggiori dettagli, quindi rimanete sintonizzati!

*Romanzi*

  • Proiezione individuale di Abe Kazushige (trad. di Gianluca Coci, Jaca Book – previsto per settembre 2015).
  • La notte dimenticata degli angeli di Kirino Natsuo (Neri Pozza – previsto per ottobre 2015).
  • Radio Imagination di Itō Seikō (traduzione di Gianluca Coci, Neri Pozza – uscito nell’estate 2015). Dalla presentazione dell’editore: “C’è una radio che non ha bisogno di microfoni, frequenze e studi di registrazione perché va in onda soltanto nell’immaginazione di chi l’ascolta. Il suo speaker è «il superlogorroico dalla lingua sciolta» DJ Ark che trasmette dalla cima di una cryptomeria. DJ Ark ha la netta sensazione di trovarsi impigliato tra i rami di quella pianta da un bel pezzo, ma ha un vago ricordo di ciò che gli è accaduto. Ricorda soltanto di aver sentitouno strattone improvviso e di essere stato sballottato e trascinato a decine di metri dal suolo da una forza improvvisa. Certo, sa di avere trentotto anni, un passato senza gloria da musicista rock e da manager musicale, una moglie dolcissima di nome Misato e un figlio, So − suke, che studia negli Stati Uniti; ma, per quanto si sforzi, non riesce a trovare una spiegazione razionale che chiarisca il motivo per cui si trovi lassù, tra i rami alti di quella pianta, come fosse il monaco buddhista Ro − ben che, secondo la leggenda, fu preso da un’aquila quando era ancora in fasce e lasciato, appunto, in cima a una cryptomeria. In ogni caso fa davvero freddo da quelle parti e a DJ Ark non resta che trasmettere musica a tutto spiano, dai Monkees a Bob Geldof, a Jobim, e lanciare nell’etere una quantità esorbitante di argomenti, sovraccarico com’è, come un camion sferragliante che traballa a destra e a manca. Una valanga di chiamate lo raggiunge dai luoghi più impensati. E, tra queste, un giorno, la chiamata dell’anziano signor Ki’ichi che con voce debole gli rivela che lui, DJ Ark, e tutti quelli che ascoltano la sua radio, sono anime di defunti che continuano ad aggirarsi in questo mondo dopo che la terra ha tremato violentemente e l’onda dello tsunami li ha travolti e uccisi. Davvero, però, solo anime erranti ascoltano DJ Ark? Il giovane scrittore S, giunto come volontario a Fukushima, non è forse vivo e vegeto e non chiederà forse a DJ Ark di trasmettere una magnifica canzone di salvezza per tutti gli uomini e le donne che soffrono nel dolore? Ritenuto «uno dei migliori romanzi giapponesi dell’ultimo decennio» (Ito− Ujitaka), vincitore del premio Noma, Radio Imagination è una storia sorprendente e toccante in cui i fantasmi delle vittime della più grande tragedia del Giappone moderno bisbigliano al cuore dei sopravvissuti. Nelle sue pagine, Seiko− Ito − mostra una visionarietà e una potenza espressiva di cui soltanto Haruki Murakami e Natsuo Kirino hanno dato sfoggio nella letteratura nipponica contemporanea.”.
  • Morte di un maestro del tè di Inoue Yasushi (traduzione di Gianluca Coci, Skira – previsto per dicembre 2015).
  • Il futon di Tayama Katai (a cura di Luisa Bienati, traduzione di Ilaria Ingegneri; Marsilio, pp. 136). Dal sito dell’editore: “Il romanzo che Tayama Katai (1872-1930) pubblica nel 1907 desta scalpore per la crudezza e il realismo con cui viene presentata la vita interiore del protagonista, alter ego dichiarato dell’autore. Una confessione senza veli del rapporto d’amore con la giovane studentessa che a lui, letterato e maestro, era stata affidata e che diventa emblema di un amore moderno, opposto alle convenzioni sociali tradizionali. Scrittore affermato, marito e padre di famiglia, fu accusato d’immoralità perché il mondo letterario e i lettori contemporanei, lessero le vicende del protagonista come fedele rappresentazione della vita intima dell’autore.”.

hara tamiki il paese dei desideri il ricordo di hiroshima*Racconti*

  • Rashōmon e altri racconti di Akutagawa Ryūnosuke (Einaudi – previsto per ottobre 2015). “Sedici racconti, di cui molti inediti, che rappresentano gli aspetti peculiari dell’arte e della personalità di Akutagawa Ryūnosuke, il più grande scrittore giapponese di racconti.
    Fiabe, antiche leggende, miniature del Giappone che fu e istantanee della società del suo tempo. I racconti di Akutagawa Ryūnosuke rappresentano qualcosa di unico nella letteratura giapponese del Novecento. In un panorama intellettuale dominato dal naturalismo e dal “romanzo dell’io”, l’opera di Akutagawa è un’’oasi in mezzo al deserto, un manifesto di come l’arte non possa essere piegata ad alcuna omologazione. Tra i racconti figura Rashōmon, un ex servo che conoscerà gli egoismi e l’ipocrisia umana. I racconti di Akutagawa, sebbene intrisi di tutte le contraddizioni del periodo storico a cui appartengono, sono fuori dallo spazio e dal tempo, e tra le loro pagine è possibile cogliere quello stupore che credevamo aver dimenticato nelle fiabe che hanno accompagnato la nostra infanzia. Titoli dei racconti: Rashōmon, Il naso, Zuppa di riso, Il fazzoletto, Il tabacco e il diavolo, Fortuna, Memorandum di Ryōsai Ogata, Letteratura popolare, L’ebreo errante, Il filo di ragno, La scena dell’inferno, Morte di un cristiano, I cani e il flauto, Magia, Il dragone, I mandarini.”.
  • La scena dell’inferno e altri racconti di Akutagawa Ryūnosuke (Atmosphere libri, trad. di Alessandro Tardito, Atmosphere libri). Dal sito dell’editore:
  • Il paese dei desideri. Il ricordo di Hiroshima di Hara Tamiki (traduzione di Gala Maria Follaco, Atmosphere). Dal sito dell’editore: “Pubblicati tra il 1949 e il 1951, i racconti Hi no kuchibiru (Labbra di fuoco), Chinkonka (Requiem), Eien no midori (Verde infinito), Shingan no kuni (Il paese dei desideri) sono incentrati sullo stato del Giappone del dopoguerra e soprattutto sulla complessa condizione psicologica dell’autore che, comune a molte persone, e in particolare a molti intellettuali del tempo, lo faceva oscillare tra ansie, paranoie, senso di colpa e apatia. Nei racconti qui presentati si ravvisano frammenti di memoria che affiorano e intervengono a riempire gli spazi vuoti di una realtà incompleta, ma il risultato non è mai rassicurante. La speranza di ritrovare una parvenza di normalità è frustrata, nelle persone più sensibili, da un senso di precarietà che sembra impossibile da estirpare. In Utsukushiki shi no kishi ni (Sulle rive di una morte meravigliosa), il quinto racconto, vi predominano le due immagini del protagonista maschile che, ormai presago del lutto della moglie, colpita da grave malattia, che lo colpirà di lì a poco, cerca di inventarsi una nuova quotidianità all’interno della città in guerra, e sua moglie che, nell’approssimarsi della morte, si rivela sempre più bella. Il paese dei desideri è considerato il testamento di Hara, poiché ne anticipa in maniera agghiacciante il suicidio.”.

*Saggistica*

Ps: come sempre, grazie a Barbara per le preziose segnalazioni.
Pps: e grazie anche a Danilo!

Ecco i vincitori del contest del dicembre 2014

risultati contest dicembre 2014Innanzitutto, grazie mille per aver partecipato così numerosi al contest per i cinque anni di Biblioteca giapponese e avermi dato tanti spunti per conoscere meglio il Giappone.

Chiedo a tutti scusa per il ritardo con cui pubblico i risultati ma, per una serie di ragioni, sono rimasta lontana dal blog per qualche settimana. Oggi, però, sono felice di potervi comunicare i vincitori del concorso, ottenuti tramite un’estrazione casuale effettuata con RandonResult.com (potete vedere qui accanto lo screenshot):

numero 2: Barbara

numero 14: Adriano

numero 40: Elechan

Oggi stesso contatterò i vincitori; in caso di mancata risposta entro una settimana, estrarrò il/i nuovo/i vincitore/i.  Ancora grazie a tutti e al prossimo contest!

La distruzione, i fiori di ciliegio e i kamikaze

Kamikaze giappone seconda guerra mondiale“Mentre il treno correva nella capitale sentivo il cuore stringermisi alla vista delle rovine che rivelavano la tremenda efficacia dei bombardamenti americani. Interi quartieri erano ridotti in cenere. Nei campi incendiati si vedevano solo le baracche coperte di lamiera. Qualcuno bruciava della legna agitando ventole a brandelli davanti ai focolari di fianco alle baracche. Alberi calcinati simili a scheletri sembravano esalare l’ultimo rantolo. Fra gli alberi dovevano esserci dei ciliegi. Pensai per un attimo ai bei fiori di ciliegio che non avrei mai più rivisto. (altro…)

Tsundoku, o dell’accumulare libri

tsundoku accumulare libri giapponeseUn volume sopra l’altro, una colonna inesorabile e instabile, capace di far traballare il comodino o pronta a farci inciampare in qualche angolo della casa, in attesa che arrivi il fatidico momento in cui la nostra mano si decida finalmente ad attingere alla pila.

Per descrivere questa scena ben conosciuta a chi, come me, in libreria soffre di shopping compulsivo, i giapponesi hanno coniato un’apposita parola, tsundoku (積ん読), che indica il fenomeno per cui si acquistano libri senza però poi trovare il tempo e/o la voglia di leggerli, lasciandoli così tristi e soli (sigh sigh) in preda alla polvere e, in alcuni casi, all’oblio.

Chi tra voi ha questa abitudine? Fate pure coming out con serenità. 😉

Immagine tratta da qui.

Rassegna stampa sulla letteratura giapponese (dicembre 2013-gennaio 2014)

Eccoci qui per la prima rassegna stampa del nuovo anno, che include anche notizie del dicembre 2013:Mishima Yukio

Foto tratta da Wakeupnews.

Contest “Un tè con…”: ecco i vincitori

Oltre sessanta partecipanti al contest dei cinque anni del blog: e chi se ne aspettava così tanti?! Ovviamente, sono stata felice di leggere tutti i vostri pensieri: che fosse di una riga o di mezza pagina, ciascuno di essi è stato in grado di trasmettermi genuinità. Visto il grande impegno che mi avete dimostrato, ho quindi deciso di ampliare il numero dei vincitori da quattro a sette, tre estratti a sorte e quattro premiati per i loro commenti: ho voluto scegliere questi ultimi con cura, e dunque vi chiedo scusa se ho impiegato qualche giorno in più del previsto per scrivere il post in questione. 

Ma passiamo al sodo: i tre fortunati selezionati da Random.com sono: (altro…)

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