Una pioggia di commenti negativi sparsi per la rete.
Una trama non rassicurante, anzi.
Una copertina alquanto discutibile.
E così, per anni, mi sono tenuta alla larga da Un mondo innocente di Sakurai Ami (trad. di S. Di Natale, Newton & Compton, 2012, pp. 154, € , in offerta a 4,36). Sino a che un giorno, per caso, una copia non è finita fra le mie mani.
Sesso, incomprensioni, rabbia, noia adolescenziale, e poi ancora sesso: consumato, immaginato, desiderato. Ma la vita della diciassettenne protagonista è, a ben vedere, altro, altrove. Distante da genitori ostili e da coetanei troppo superificiali o, al contrario, prigionieri del loro malessere, Ami ha posto il precario senso di ogni cosa fra le braccia del fratello disabile Takuya e in un universo parallelo in cui lei pentra abbandonandosi a incontri fisici di qualsiasi tipo: ogni infrazione alla norma, ogni perversione può infatti contenere la chiave d’accesso a nuove porte che permettono di sfuggire – pur se per pochi minuti – a una realtà nauseante, rinchiudendosi nel piacere.
E’ (anche) per questo che Ami si prostituisce o cerca di continuo rapporti con gli uomini; ed è per la medesima ragione che la sua voce narrante, sporca e nitida insieme, è popolata di metafore. Nello stesso modo in cui adopera il corpo per dimenticare il proprio sé, allontandosi dalla rivoltante routine, la ragazza usa il linguaggio per trasfigurare la realtà, arricchendola di significati inconsueti. Dunque, nulla è come sembra, ma nasconde in sé una rivelazione, un legame segreto e linfatico con un cosmo altrimenti inaccessibile. Ma quando, finalmente, si presenta alla ragazza l’occasione di entrare in contatto con se stessa, attraverso, appunto, l’unità del suo essere fisico e interiore, ecco che tutto vacilla, percorso da una furia centrifuga e destabilizzante.
Questi percorsi interpretativi, purtroppo, nel romanzo appaiono forse sin troppo sacrificati in nome di una storia che, in più di un passaggio, esige di apparire disturbante, scandita com’è da stupri, vessazioni e episodi di incesto. Se gli intenti di fondo possono avere una loro validità, la ricerca dello scandalo – perseguita con maggior tenacia, si direbbe, più dalla scrittrice che dai suoi personaggi – sembra però in non pochi passaggi fine a se stessa. Sprofondare alcuni giovani in un universo di normale, quotidiana trasgressione – in cui rispettabili adulti impastano sesso, violenza e rancore, rivolgendoli contro teenager che tentano per lo meno di ricavare un profitto da questa brutalità gratuita – non finisce per rendere il mondo di Ami più innocente e giustificabile, bensì, banalmente, opaco, arroccato nel suo desiderio di stupire a ogni costo.
Salve forse mi puoi aiutare, stavo cercando di capire se questo libro è stato tradotto dal giapponese o dall’inglese , ma non lo trovo scritto da nessuna parte.