Nato in Portogallo nei primi decenni del Cinquecento, Luís Frois (1532-1597) fu un gesuita e uno storico, il cui nome è indissolubilmente legato al Giappone. Lì, infatti, trascorse una ventina di anni in veste di missionario. Il suo operato non si limitò alla predicazione cattolica: investì molto tempo e molte energie nell’osservazione della cultura nipponica e della trasmissione di questa ai suoi contemporanei.
E’ grazie a questo intenso studio che oggi possiamo leggere le sue relazioni dal Giappone, raccolte e tradotte da Cristina Rosa in Il “Trattato” di Luís Fróis. Europa e Giappone. Due culture a confronto nel secolo XV (SetteCittà Edizioni, 2017, pp. 166, € 13). Nel suo trattato, originariamente apparso nel 1585, Frois confronta molti aspetti della cultura europea e giapponese, dall’abbigliamento maschili e femminili sino ad arrivare all’arredamento, passando per la cucina e le abitudini, sia “per informare gli europei sui progressi della diffusione della fede in Giappone” sia per meglio formare i “missionari che si richevano in terra nipponica” (Rosa, p. 37).
Nonostante i seri obiettivi di fondo, alcune delle riflessioni di Frois oggi ci fanno sorridere:
“Noi, quando camminiamo, alziamo i vestiti davanti per non sporcarli; i Giapponesi li alzano tanto dietro che rimangono con tutto il ‘nord’ scoperto”. (p. 53)
“In Europa, una cassa di cipria basterebbe per un intero regno; in Giappone arrivano dalla Cina molte navi cariche di cipria e anche così non basta.” (p. 65)
Tralasciando lo stupore che nelle lettrici e nei lettori contemporanei l’opera potrebbe suscitare per la sua struttura e i suoi contenuti, l’opera rimane un testo importantissimo per comprendere meglio i rapporti fra europei e nipponici sul finire del sedicesimo secolo, nonché le dinamiche sociali, culturali e economiche che caratterizzavano il Giappone in quell’epoca. O, per lo meno, per come queste apparivano agli occhi di un uomo colto religioso portoghese, capace di riconoscere che “[m]olti dei loro (= dei giapponesi) costumi sono così antichi, strani e differenti dai nostri che sembra quasi impossibile che possa esistere una così forte diversità in un popolo tanto cortese, vivace di ingegno e naturalmente intelligente come essi sono” (p. 45).
Coprendo un arco temporale che va dal periodo Tokugawa a oggi, l’autrice ricostruisce con stile sempre avvincente e ricco di partecipazione umana l’evoluzione di un paese e i violenti processi di modernizzazione che hanno condotto il Giappone ad affermarsi come una delle massime potenze economiche e politiche dell’età contemporanea. Rivolto sia al pubblico generale dei lettori di storia sia a quello degli studenti di cultura orientale, il libro intreccia insieme gli sviluppi sociali e politici del Giappone alternando la costruzione degli scenari d’insieme ad analisi più particolari, ed offrendo spaccati di vita quotidiana che gettano luce sulle fondamentali e spesso traumatiche trasformazioni storiche. L’attenzione costante per le problematiche di genere, delle minoranze e della cultura popolare costituisce una delle caratteristiche principali del libro, concorrendo efficacemente a tratteggiare in tutta la sua complessità e particolarità la società giapponese moderna e contemporanea.