Tag: arti marziali

Taiho Jutsu. Arti marziali d’arresto nel Giappone feudale e moderno

taiho just arti marziali d'arresto nel giappone feudale e modernoSamurai con la katana sguainata, languide geisha avvolte in sete lucenti e signori feudali senza scrupoli: è così, solitamente, che immaginiamo l’epoca Edo (1603-1868).

Ma nel mondo fluttuante, oltre alla bellezza e alla grazia, trovavano posto anche la rapina e la violenza (altro…)

[Recensione] “The Demon’s Sermon on the Martial Arts: A Graphic Novel”: arti marziali e fumetti

The Demon's Sermon on the Martial Arts: A Graphic NovelComposto nel Settecento dal samurai Issai Chozanshi, Il sermone del demone sulle arti marziali è una delle più celebri raccolte di racconti allegorici riguardanti tutto ciò che – soprattutto a livello interiore – le arti marziali implicano: la percezione di sé, dell’altro, del conflitto; l’equilibrio dello yin e dello yang, l’importanza del coltivare la propria natura… (altro…)

Japan shop e libreria specializzata: Higashi no kaze a Savona

vetrina-libri
Titoli in vetrina

Dopo aver trattato di Junku a Parigi, finalmente oggi posso parlarvi di una libreria (e non solo) a sfondo giapponese presente in Italia, che ambisce a diventare la mia di fiducia (malgrado la distanza). 😉
Higashi no kaze ha aperto solo qualche mese fa a Savona, ma già promette molto bene. L’obiettivo di Sabrina, la sua proprietaria, è offrire al pubblico un panorama bibliografico quanto più vasto possibile sul Giappone. Al momento, la libreria offre soprattutto testi di autori nipponici, guide, grammatiche, vocabolari, saggi, materiali sulle arti marziali e molti manga -di cui alcuni in lingua originale-, spesso ad un ottimo prezzo. A richiesta, è possibile ordinare libri in lingua originale.
Inoltre, Higashi no kaze propone un buon assortimento di oggettistica (comprendente gadget, armi, abiti ed accessori, etc.); presto saranno in vendita anche cd, dvd e carta giapponese. Capi di abbigliamento e alcuni accessori (in particolare per arti marziali) sono disponibili previa ordinazione; a chi lo desidera, il negozio offre la possibilità di serigrafare magliette, e di far decorare biglietti e quant’altro da una calligrafa, che esegue anche kakemono.  zonaoggetti
Per quanto riguarda le attività culturali, la libreria, oltre ad organizzare conferenze e riunioni, ha attivato diversi corsi di giapponese (e presto ne partirà uno dedicato all’apprendimento “divertente” della lingua) ed il go club del martedì sera per tutti gli appassionati del gioco.
Buona visita!

Contatti e indirizzo
Higashi no kaze, via Cavour 46/R, 17100 Savona.
Tel: 019/8386348 (solo pomeriggio)
Cel: 3287472012
Email: info@higashinokaze.com
Blog:http://higashinokaze.wordpress.com/ (per essere informati in tempo reale su corsi, novità, eventi)
Sito: http://www.higashinokaze.com/

Ancora su Mishima: un articolo di Ippolito Edmondo Ferrario

Noto dalle statistiche che tra voi lettori c’è un buon numero di persone interessate a saperne di più su Mishima e sul suicidio. Vi posto quindi questo articolo, tratto dal Secolo d’Italia del  22.2.08, a firma Ippolito Edmondo Ferrario.
Troverete altri riferimenti al libro L’angelo ferito di Emanuele Ciccarella in questo post.

Da decenni è una delle icone del Giappone tradizionale che, nel dopoguerra, è diventato una formidabile fucina di tecnologia, riuscendo in qualche modo a sintetizzare il proprio passato imperiale con la postmodernità. Stiamo parlando dello scrittore Yukio Mishima, figura complessa ed enigmatica entrata a far parte dell’immaginario popolare anche occidentale. […] Di Mishima rimangono infatti immagini forti, considerate da alcuni sintomo di una via guerriera difficilmente concepibile per un occidentale, foto che lo ritraggono impug nare la katana, la celebre spada dei samurai, e con la testa fasciata dalla chimachi, la fascia bianca recante il simbolo del Sol Levante. Che cosa spinse comunque Mishima a squarciarsi l’addome e a farsi mozzare il capo dal suo giovane discepolo Morita Masakatsu, il 25 novembre del 1970, quando aveva solo 45 anni? Si parlò di una forma di protesta contro l’americanizzazione del Sol Levante. Sul mistero di quel suicidio è uscito un bel libro: L’angelo ferito. Vita e morte di Mishima (Liguori, pp. 342, euro 23,50) di Emanuele Ciccarella, una biografia che fa discutere. Poco prima di morire Mishima aveva scritto: «Noi ci consideriamo gli ultimi rappresentanti della cultura, della storia e delle tradizioni giapponesi. La battaglia deve essere combattuta una sola volta e fino alla morte».

È un fatto che tutti i cultori di arti marziali non possono che illuminarsi quando sentono parlare di lui e del Bushido, la via del guerriero, in cui arti marziali, filosofia e spiritualità si fondono permettendo all’individuo di raggiungere la perfezione. Per chi volesse conoscere più da vicino, e approfondire il Mishima scrittore e drammaturgo, libri e suggestioni a parte, questa sera a Milano viene proiettato, presso il Centro di Cultura Giapponese di Milano (via Lovanio 8, tel. 3489200948) il rarissimo film del regista Paul Schrader Mishima: A life in a Four Chapters (1985) […] Il film dedicato a Mishima rievoca lo scrittore nipponico – autore di libri quali Confessioni di una maschera o Sole e acciaio – come l’ultimo erede della tradizione nipponica e del culto dell’Imperatore. Lo scrittore infatti mise fine alla sua esistenza con il seppuku, ovvero il suicidio rituale tipico dei samurai, diventanto un’icona del mondo tradizionale che non si voleva arrendere ad un dopoguerra dove la sconfitta del Giappone ne aveva condizionato gli usi e costumi. Mishima, ad esempio, da intellettuale e scrittore si era sempre opposto, non riconoscendolo, il trattato di San Francisco del ’51 col quale gli Stati Uniti imponevano al Giappone il divieto di avere un proprio esercito. Era il 25 novembre del 1970 quando Mishima, dopo aver preso in ostaggio nel suo ufficio il generale dell’esercito di autodifesa Mashita, e dopo un accorato appello-testamento recitato dalla finestra dell’ufficio di fronte a tutti gli uomini del reggimento e alla presenza di giornalisti e televisioni, si tolse la vita con l’antico rito samurai.
In Italia lo scrittore venne subito etichettato come fascista e decadente in quanto assoluto cultore del fisico e della disciplina marziale senza interpretarne il pensiero fino in fondo. Solo di recente, grazie a nuovi studi approfonditi si è riusciti ad andare oltre alle analisi superficiali. Lo stesso Alberto Moravia che lo aveva incontrato personalmente non aveva esitato a definirlo «un dannunziano decadente». E in un certo senso Mishima lo era, figlio di un Giappone costretto a rinnegare il proprio passato e a subire la cultura del vincitore. Il film di Schrader è diviso in quattro capitoli, ognuno ispirato ad un’opera dello scrittore. Il primo, intitolato «La bellezza» è tratto dal romanzo Il padiglione d’oro del 1956 e narra la storia di un ragazzo, un accolito buddhista fisicamente deforme, che rimane a tal punto affascinato da quest’esempio di architettura da diventare balbuziente; il solo modo per liberarsi dalla malia di ciò che ha visto sarà distruggere il padiglione stesso. Il tema dell’estetica e della bellezza inseguita che diventa un ossessione domina questa sorta di parabola tipica della tradizione Zen. Nel secondo capitolo, «L’arte», ispirato al romanzo La casa di Kioko (1956) il protagonista è un giovane attore di nome Osanu che vive un rapporto di conflittualità con la madre e che non riesce ad accettare il proprio corpo quando è a letto con la sua donna Mitsuko. Osanu decide così di intraprendere la via delle arti marziali per raggiungere un ideale di bellezza perfetta al cui vertice rimane solo il suicidio. Il tema del suicidio rituale, dell’esercizio delle arti marziali come veicolo per raggiungere un ideale di perfezione spirituale e guerriera sono, come abbiamo visto, fondamentali in Mishima. Non dimentichiamo che oltre a essere un prolifico scrittore di romanzi e di testi teatrali, che gli valsero tra l’altro riconoscimenti internazionali, Mishima dal 1955 iniziò a dedicarsi sempre di più alla pratica del Kendo e alle discipline militari in genere. Fondò una vera e propria associazione di combattenti privati denominata Tate no Kai, ciè Società degli Scudi, che secondo lo scrittore era dove incarnare lo spirito del Giappone tradizionale e imperiale di fronte al Trattato di San Francisco imposto dal vincitore. Il terzo capitolo intitolato «L’azione» sembra riassumere in sé tutta la parabola di Mishima scrittore-guerriero: Isao, studente di Kendo, l’antica arte della scherma, e cadetto dell’esercito, si dedica unicamente al culto dell’Imperatore e con i suoi compagni decide di eliminare dal Giappone la piaga del capitalismo americano, ma una volta che il suo piano d’azione viene scoperto non ha scelta. Imprigionato e torturato per il suo progetto di colpo di stato, una volta evaso riesce a uccidere il politico responsabile del suo fallimento. Dopodichè Isao sceglierà la via del seppuku, suicidandosi in riva a un fiume. Esattamente come Mishima nella realtà e nelle sue opere; lo scrittore fu sempre ossessionato dalla morte, così come testimonia il biglietto che la mattina in cui suicidò lasciò nel suo studio e sul quale vi era scritto: «La vita umana è breve, ma io vorrei vivere sempre». Nell’ultimo capitolo, «Armonia tra penna e spada», viene messa in scena l’ultima azione di Mishima, il suo proclama e la sua morte. E con questo finale in apparenza tragico Mishima e inspiegabile agli occhi di molti, riuscì a consegnarsi all’immortalità, grazie ad un’idea sulla quale aveva plasmato la sua intera esistenza.
Le immagini di Mishima mentre lancia il suo ultimo appello, il suo sguardo gettato oltre la realtà delle piccole cose, lo scrittore samurai, armato di Katana, ultimo simbolo della tradizione guerriera nipponica in un secolo dominato dalla grande industria, ancora oggi continuano a fare il giro del mondo e a raccontare di questo ultimo samurai.

L’articolo e le immagini sono tratte da qui e sono di proprietà dei rispettivi autori.

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