Categoria: iniziative

Ciclo di conferenze a Bologna: “Immagini dal Giappone”

Shigure Hasegawa

Per tutto maggio, a Bologna si terrà “Immagini dal Giappone”, un ciclo di conferenze a cura della prof.ssa Paola Scrolavezza, (altro…)

Un festival giapponese in Canton Ticino

Oggi vorrei segnalarvi un evento che merita attenzione, e che spero richiamerà molti di voi lettori residenti nell’Italia settentrionale e in Canton Ticino.

Il 21 e il 22 aprile 2012, infatti, si terrà presso Bellinzona (Svizzera) la prima edizione di Japan Matsuri, festival dedicato alla cultura giapponese; sottolineo che “l’utile della fiera verrà devoluto in beneficenza per poter aiutare le persone colpite dal terremoto e dallo tsunami lo scorso 11 marzo”. (altro…)

A Roma incontro su “1Q84” di Murakami con Giorgio Amitrano e Maria Teresa Orsi

Ringrazio Francesca S. e Daniela per avermi segnalato questo interessante incontro che si terrà a Roma, dedicato a 1Q84 di Murakami:

«1Q84»: navigando in un mare di punti interrogativi
un’iniziativa a cura dell’Associazione culturale«Tokyoèvicina» e dell’Università Popolare di Roma: (altro…)

Andiamo al cinema a vedere un libro?

Vi segnalo un’iniziativa molto interessante dell’Istituto giapponese di cultura di Roma (via Gramsci 74, http://www.jfroma.it/), Il cinema giapponese legge i classici: a partire da martedì 21 febbraio sino al 22 marzo, ogni settimana saranno proiettati due film ispirati a libri celebri della letteratura giapponese. Le proiezioni iniziano alle ore 19.

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Martedì 21 febbraio
I’M A CAT
di Kon Ichikawa
(Wagahai wa neko de aru, 1975, C, 115’, 35mm)
lingua originale , sottotitoli in inglese

 
Giovedì 23 febbraio
THE MAKIOKA SISTERS
di Kon Ichikawa
(Sasameyuki, 1983, C, 140’, 35mm)
lingua originale , sottotitoli in inglese

 
Martedì 28 febbraio
LA MOGLIE DI VILLON
di Kichitaro Negishi
(Viyon no tsuma, 2009, C, 114’, DVD)
lingua originale , sottotitoli in italiano

 
Giovedì 1 marzo
FIRES ON THE PLAIN
di Kon Ichikawa
(Nobi, 1959, B/N, 104’, 35mm)
lingua originale , sottotitoli in inglese

 
Martedì 6 marzo
THE ECHO
di Mikio Naruse
(Yama no oto, 1954, B/N, 94’, 35mm)
lingua originale , sottotitoli in inglese

 
Giovedì 8 marzo
THE KI RIVER
di Noboru Nakamura
(Ki no kawa, 1966, C, 173’, 16mm)
lingua originale , sottotitoli in inglese

 
Martedì 13 marzo
THE WOMAN IN THE DUNES
di Hiroshi Teshigahara
(Suna no onna, 1964, B/N, 122’, 35mm)
lingua originale , sottotitoli in inglese

 
Giovedì 15 marzo
SILENCE
di Masahiro Shinoda
(Chinmoku, 1971, C, 130’, 16mm)
lingua originale , sottotitoli in inglese

 
Lunedì 19 marzo
TSUGUMI
di Jun Ichikawa
(Tsugumi, 1990, C, 105’, 16mm)
lingua originale , sottotitoli in italiano

 
Giovedì 22 marzo
RINCO’S RESTAURANT
di Mai Tominaga
(Shokudo katatsumuri, 2010,C, 118’, 35mm)
lingua originale , sottotitoli in inglese

Un altro piccolo regalo: il calendario del blog

Il 2011, senza dubbio, è stato l’anno più ricco nella vita di Biblioteca giapponese: gruppi di lettura, incontri, interviste e, soprattutto, circa centodiciannove post (in media, uno ogni tre giorni). Per ringraziarvi tutti, ho realizzato un calendario che unisce insieme citazioni tratte dalla letteratura giapponese di tutti i tempi con immagini realizzate da disegnatori giapponesi contemporanei, spesso poco noti in Italia (la mia fonte di ispirazione è stata Cuaderno de retazos): è possibile scaricarlo da qui in formato pdf, e poi stamparlo con tutto comodo anche a casa.
Tanti auguri e grazie ancora per la fiducia con cui mi seguite. 🙂

Qui a sinistra: il mese di novembre, con una citazione dal Man’yōshū.

Cronaca di una fiera annunciata

Sono ormai dieci anni che si tiene Più liberi più libri, fiera romana della piccola e media editoria, e sono ormai altrettanti che – con eroico spregio di qualsiasi appetibile ponte dell’Immacolata – dedico almeno un pomeriggio o una mattinata a ispezionarla sino a quando il mal di testa non ha la meglio (due lustri non sono bastati a convincere gli organizzatori a migliorare il sistema di aerazione).
E così quest’oggi, sfidando la pigrizia sabatina, vado. Dopo aver ritirato il tesserino per gli accreditati stampa, mi sento una piccola dea: non è per i pochi euro del biglietto risparmiati, ma per la soddisfazione di veder riconosciuto il mio (modesto) lavoro nel blog. Mi appunto sul petto il pass, nascondendolo con un briciolo di pudore sotto il cappotto; gli addetti del primo stand – forse ingannati dalla mia aria intellettuale ed estatica (dovuta in realtà al sonno) – mi riempiono di regali e inviti. Ma la pacchia finisce presto.
Ho una missione, io: adocchiare libri che, in un modo o nell’altro, hanno a che fare con il Giappone. La maggior parte delle volte non è difficile riconoscerli: basta perlustrare tutte le copertine, sino a che lo sguardo non si imbatte in una geisha dalla posizione lasciva, in un samurai con la katana sguainata, in una porzione di sushi e così via. In realtà, il metodo è passibile d’errore, ma il più delle volte funziona, dal momento che, dopo tutto, l’immaginario nipponico cui attingono gran parte dei grafici e degli editori è piuttosto uniforme e uniformato.
Dopo aver schivato frotte di ragazzini in gita scolastica e lettori sull’orlo di una crisi di nervi (giuro di averne incrociato uno quasi con le lacrime agli occhi perché non trovava le scale per salire al primo piano), finisco nello stand di una nota casa editrice: adocchio un’opera sul Giappone, ma niente, le due libraie mi snobbano alla grande. E’ arrivata lei: la giornalista del bel mondo. Tailleur grigetto, parlantina affabile, snocciola una lista di riviste patinate per cui lavora e io rimango sorpresa: chi l’avrebbe mai detto che questi periodici, tra un servizio sugli zatteroni viola cangiante e un altro dedicato all’ultimo yacht di Briatore, potessero vantare una pagina culturale? Eppure, gli occhi sono tutti per lei. Disserta amabilmente su un manualone d’arte, citando in modo del tutto involontario il suo soggiorno oltreoceano.
Dopo aver appuntato il titolo del volume che m’interessa nel mio tristissimo quadernino arancione, passo avanti. Spilucco informazioni qua e là, faccio incetta di cataloghi, cerco anche di scambiare due parole con una signora estimatrice di haiku, che però si trincera dietro un cellulare. Con i librai/editori a volte non va meglio: una percentuale non esigua  è beatamente immersa nelle proprie faccende, al punto da non alzare neppure lo sguardo o degnandosi al più di lanciare un’occhiata torva. Va bene, siamo al quarto giorno di fiera e comprendo la stanchezza: ma un sorriso, un buon giorno…?
Intanto la mia ricerca di testi legati al Sol Levante continua, ma pare che quest’anno sia ben più di moda la Cina; cerco di convincermi che è soltanto per questa ragione che hanno tentato di rifilarmi un saggio ‘giapponese’ di Lao Tse.
Il peso della cultura, nel frattempo, si è fatto insostenibile: ho le braccia spezzate per le buste gremite di cataloghi e il quantitativo di ossigeno presente nell’aria mi pare insufficiente. Mi dirigo verso l’esterno, ma prima di guadagnare l’agognata porta ho un’ultima visione. L’inviata frou frou cinguetta allo stand dove ho appena rinunciato a malincuore (per mere ragioni economiche) a un bel saggio, e tiene fra le mani come se nulla fosse un sacchetto ben ricolmo delle copie omaggio gentilmente donatele da una delle mie case editrici preferite: nel giro di poche settimane – posso scommetterci quel che volete – i tomi andranno a prendere polvere in un magazzino o finiranno per riempire gli scaffali di una delle librerie di seconda mano da cui mi rifornisco.
Ho deciso: l’anno prossimo niente più jeans e maglioncino, ma completo nero, cellulare di ultima generazione e tacco dodici. Tanto, anche con le scarpe da ginnastica riesco comunque a perdere l’autobus.

Ps: borbottii a parte, più tardi pubblicherò un post dedicato ai libri scoperti oggi.

Immagini tratte da qui e

“Neve sottile” e il bookcrossing

Nei confronti del bookcrossing promosso proprio da me qui all’interno di Biblioteca giapponese, ammetto di esser stata sempre un po’ scettica. A nessuno pareva interessasse granché, e i libri che avrei voluto percorressero l’Italia se ne stavano invece mogi mogi sullo scaffale. Poi è arrivata l’estate.
Morbose fantasie di Tanizaki è finalmente volato in Puglia, da Federica, che lo ha adottato per un mese; nel frattempo, due lettrici del blog, Eleonora e Alessia si sono incontrate in quel di Pisa, e si sono prestate a vicenda Norwegian Wood di Murakami e Neve sottile, sempre di Tanizaki. Quella che segue è una recensione di quest’ultima opera, realizzata da Alessia e pubblicata anche in Sol-Levante. Che dire? Non posso che essere contenta e sperare che i volumi in viaggio siano sempre di più. 🙂

Un post notato per caso sul web, una e-mail, un appuntamento. Nasce così questa esperienza di bookcrossing, dal profumo di Giappone. E così, il libro di Tanizaki, “Neve Sottile”, dalle pagine un po’ ingiallite dal tempo, finisce nelle mie mani di lettrice appassionata di cultura nipponica. Di Tanizaki sensei, conoscevo solo il nome, ma la trama del libro mi è piaciuta fin da subito. Quelle vicende familiari che sono comuni a qualsiasi cultura, mi ricordavano i Bennet della Austen, o le sfortunate sorelle di Piccole Donne.
Ci troviamo ad Osaka dove la famiglia Makioka è rispettata e conosciuta, nonostante non possa più mantenere lo stile di vita agiato di un tempo. D’altronde, la guerra è alle porte e lo Stato in sè sta vivendo un periodo di crisi. Le vicende si svolgono a partire dal 1938 e, per tre anni, il lettore seguirà il susseguirsi di eventi che vedono come protagoniste le quattro sorelle. Tsuruko è la primogenita, fortemente legata al rispetto delle tradizioni e impegnata nel mantenimento del buon nome della famiglia, insieme a suo marito, divenuto il capofamiglia. Il suo carattere scostante e tendenzialmente freddo la differenzia dalle sorelle, dalle quali spesso si troverà isolata (e questo non solo perchè si vedrà costretta a trasferirsi a Tokyo). Sachiko, invece, con la sua premura e la sua emotività, cerca di occuparsi delle due sorelle minori, Yukiko e Taeko (la piccola Koi-san), entrambe il “motore” delle varie vicende che vedono come protagonista la famiglia. Yukiko e Taeko incarnano perfettamente il contrasto tra tradizione e modernità, occidente ed oriente, che traspare per tutta la durata del libro. Yukiko, ormai trentenne, con la sua riservatezza e compostezza, nel suo kimono affronta, uno dopo l’altro, i diversi miai, alla ricerca di un marito. Taeko, costretta ad attendere il matrimonio della sorella prima di sposarsi, come da tradizione, ha un carattere ribelle, veste abiti occidentali, si trova un lavoro e vorrebbe raggiungere l’indipendenza economica. Con le sue “avventure” amorose contribuisce ad aggiungere al romanzo dei colpi di scena, ponendo le sorelle di fronte a scelte e situazioni impensabili per una famiglia tradizionale.
La storia è a tratti forse troppo stagnante nella routine della vita quotidiana, la traduzione un po’ datata del testo non aiuta a rendere scorrevole la lettura, ma nel complesso, un bel libro. Un racconto corale di una famiglia che, come il Giappone, si trova a dover accettare dei cambiamenti, a scendere a compromessi. Ma sullo sfondo, i ciliegi continuano a fiorire dopo che la neve, leggera e sottile dell’inverno, si è disciolta.

Immagine di un giardino giapponese coperto, appunto, da una neve sottile tratta da qui.

E i vincitori sono… (rullo di tamburi)

Eccoci finalmente al sorteggio dei due vincitori del primo giveaway di Biblioteca giapponese; al primo estratto andrà in premio l’antologia Cent’anni di racconti dal Giappone (con  contributi di Kawabata Yasunari, Ōe Kenzaburō, Enchi Fumiko, Dazai Osamu e molti altri), mentre al secondo spetterà un segnalibro-origami in pregiata carta giapponese.
Ma prima di svelare i nomi dei fortunati, devo innanzitutto ringraziare voi tutti che, dedicandomi una briciola del vostro tempo, avete condiviso non soltanto il vostro libro preferito, ma soprattutto istantanee di vita, riflessioni, pensieri, sorrisi, piccole gioie e, talvolta, dolori. Siete così riusciti a fare ciò che vorrei io stessa realizzare in questo blog, vale a dire mostrare come, in realtà, la letteratura e la vita non siano due sfere separate e incomunicabili, ma lo specchio e la parola l’una dell’altra. Grazie grazie grazie.

E ora, passiamo alla premiazione! Preciso innanzitutto che i numeri dei commenti sono stati assegnati su scala cronologica, dal più vecchio al più recente.  Il commento primo estratto è il numero 117 (come potete vedere qui a lato): complimenti quindi a Francesca, che si aggiudica il libro! L’Izumi Shikibu Nikki ti ha portato bene. 😉


Il secondo uscito sulla ruota di Biblioteca giapponese è il numero… 8! E brava Claudia: tra poco un bel segnalibro terrà compagnia al tuo Kitchen.

Le vincitrici saranno contattate via email e avranno una settimana di tempo per comunicarmi privatamente l’indirizzo cui spedire l’oggetto; in caso una delle due o entrambe tardassero, dopo sette giorni procederò a un nuovo sorteggio per aggiudicare di nuovo il premio o i premi non assegnati.

Leggiamo insieme “Io sono un gatto” di Natsume Sōseki

Ad oggi, 2 novembre, con un totale di 30 voti (21 dei quali raccolti su Facebook e 9 nel sondaggio del blog), contro i 10 di Profumo di ghiaccio di Ogawa Yōko e i 7 di Il fucile da caccia di Inoue Yasushi, dichiaro che il primo libro del gruppo virtuale di lettura è Io sono un gatto di Natsume Sōseki (disponibile in due edizioni, una standard e l’altra economica: Neri Pozza, pp. 512, € 18; ora in offerta su Amazon.it a 15,30 € cliccando qui; Giano – Beat, pp. 476, € 9, ora in offerta su Amazon.it cliccando qui a 7,65).

Ma come funziona questo benedetto gruppo, vi starete chiedendo? Nulla di complicato, non vi preoccupate. Dato che si tratta per me del primo tentativo di  realizzare un progetto simile, innanzitutto perdonatemi in anticipo le pecche dell’organizzazione. 😉 Ma ora passiamo al sodo.

*Regolamento del gruppo di lettura*

  • Chi: al gruppo può partecipare chiunque, gratuitamente, purché abbia una connessione internet a sua disposizione e, soprattutto, tanta voglia di condividere la lettura con gli altri. Non serve conoscere la lingua o la letteratura giapponese: basta esser curiosi.
  • Cosa: nel gruppo di lettura si scambiano idee, pensieri, emozioni, ricordi legati al libro in questione. Ogni forma di dibattito è la benvenuta, purché rispettosa e meglio se non off topic (ossia fuori argomento; va bene citare altre opere, ma si dovrebbero evitare derive tematiche). Qui non vi sono guru, né luminari in cattedra e tanto meno fazioni, per cui ognuno ha la possibilità di esprimere liberamente il proprio parere, in accordo con le sue conoscenze, il suo sentire e il suo vissuto.
  • Come: per partecipare al gruppo ed esprimere la propria opinione, basta lasciare un commento qui sotto (e non altrove), che sarà visibile solo dopo la mia approvazione (come detto altrove, non si tratta di una misura antidemocratica, ma antispam). Ciascuno può scrivere quanti commenti vuole e rispondere a quelli altrui.
  • Quando: il gruppo è aperto da oggi; al momento, non è prevista una data di chiusura.
  • Perché: idealmente, il gruppo mira a demolire qualche stereotipo sulla letteratura giapponese e a farla conoscere meglio e di più; vorrebbe inoltre fornire l’occasione per creare un piccolo spazio di confronto e dialogo per appassionati e curiosi.
  • Nota bene: naturalmente, va evitata ogni forma di volgarità o di offesa nei confronti dei partecipanti, e sono vietati gli spoiler, vale a dire le anticipazioni sul finale o su punti significativi della trama. Ogni commento che dovesse infrangere qualche punto del regolamento o da me ritenuto poco consono non verrà pubblicato.

Proporrei di leggere entro il 6 novembre i primi due capitoli del libro (per l’edizione Beat, fino a p. 79), in modo tale da commentarlo insieme man mano che la lettura procede. Dato che si tratta di un romanzo piuttosto lunghetto, suggerirei di cadenzare la lettura in diverse settimane e concluderla possibilmente entro inizio dicembre. Che ne dite?

Per chi volesse saperne di più del libro, questa è la trama, descritta dall’editore Neri Pozza:

Il Novecento è appena iniziato in Giappone, e l’era Meiji sembra avere perfettamente realizzato il suo compito: restituire onore e grandezza al paese facendone una nazione moderna. Il potere feudale dei daimyo è, infatti, un pallido ricordo del passato, così come i giorni della rivolta dei samurai a Satsuma, il tragico canto del cigno degli antichi guerrieri. In questi primi anni del nuovo secolo, l’esercito nipponico contende vittoriosamente alla Russia il dominio nel Continente asiatico.
Per il Nero del vetturino, il gatto grasso che spadroneggia nel cortile del condominio in cui si svolge questo romanzo, i frutti dell’epoca moderna non sono per niente malvagi. Il Nero del vetturino ha, infatti, un pelo lucido e un’aria spavalda e robusta impensabili fino a qualche tempo fa per un felino di così umile condizione. Per il gatto protagonista di queste pagine, però, le cose non stanno per niente così. Un’oscura follia, anzi, aleggia nell’aria, nel Giappone all’alba del XX secolo.
Il nostro eroe non vive, infatti, a casa di un vetturino ma di un professore che si atteggia a grande studioso e che, a detta di tutti, lo è davvero. Quando torna a casa, il professore si chiude nello studio fino a sera e ne esce raramente. Di tanto in tanto il gatto, a passi felpati, va a sbirciare e puntualmente lo vede dormire: il colorito giallognolo, la pelle spenta, una bava che gli cola sul libro che tiene davanti a sé.
Certo, il luminare a volte non dorme, e allora si cimenta in bizzarre imprese. Compone haiku, scrive prosa inglese infarcita di errori, si esercita maldestramente nel tiro con l’arco, recita canti nel gabinetto, tanto che i vicini lo hanno soprannominato il «maestro delle latrine», accoglie esteti con gli occhiali cerchiati d’oro che si dilettano a farsi gioco di tutto e di tutti raccontando ogni genere di panzane, spettegola della vita dissoluta di libertini e debosciati… Insomma, mostra a quale grado di insensatezza può giungere il genere umano in epoca moderna…
Pubblicato per la prima volta nel 1905, Io sono un gatto non è soltanto un romanzo raro, che ha per protagonista un gatto, filosofo e scettico, che osserva distaccato un radicale mutamento epocale. È anche uno dei grandi libri della letteratura mondiale, la prima opera che, come ha scritto Claude Bonnefoy, inaugura il grande romanzo giapponese all’occidentale.

Raccontatemi le vostre idee per il gruppo di lettura virtuale

Finalmente, dopo aver rimuginato a lungo su come impostare il gruppo di lettura virtuale, ho trovato una soluzione facile da gestire e adatta anche a coloro che non hanno grande dimestichezza col computer. Ora rimane soltanto una questione: scegliere il primo libro da leggere e commentare insieme.
Vi chiedo, quindi, di proporre qui sotto nei commenti uno o più volumi che vorreste condividere con gli altri; fra qualche giorno, poi, unendo i vostri spunti alle mie idee, vi sottoporrò un sondaggio per scegliere l’opera. Quella che otterrà il maggior numero di preferenze sarà la protagonista del gruppo di lettura a novembre.
Nel frattempo, vi ricordo che chiunque voglia può partecipare al giveaway (lotteria) del blog; il regolamento è disponibile a questo link.
Sono felicissima nel constatare che avete partecipato in tanti (al momento in più di cento!), non limitandovi a spendere due parole sul libro, ma raccontando un frammento di voi stessi, della vostra vita, del vostro universo, e di ciò vi sono profondamente grata. 🙂

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