Leggendo 1Q84. Libro 1 e 2 di Murakami (trad. di G. Amitrano, Einaudi, 2011) capita più volte di imbattersi nelle cene solitarie preparate da Tengo con la consuetà meticolosità. Ho pensato quindi di proporvi un suo appetitoso piatto – i gamberi allo zenzero, accompagnati da un antipastino di edamame (baccelli di soia acerba) -, che appare in coincidenza con una delle riflessioni più belle del ragazzo sul suo rapporto, ormai lontano, con Aomame (pp. 446-447).
La ricetta è tratta dal romanzo e liberamente riadattata da me (se qualcuno ha suggerimenti, non esiti a darmeli!); qui, sotto la foto, troverete la preparazione e il brano di 1Q84 a cui vi ho accennato poco fa. Buone letture e buon appetito!
Gamberi alla Murakami profumati di zenzero
Ingredienti
- 500-600 g di code di gamberi
- mezzo bicchiere d’olio di sesamo bianco o, in alternativa, di olio extravergine d’oliva
- una piccola radice fresca di zenzero
- 40 g funghi shiitake secchi
- una costa di sedano
- un bicchierino di sakè o mezzo bicchiere di vino bianco
- un bicchierino di salsa di soia
- prezzemolo (meglio se cinese) a piacere
- sale e pepe q. b.
Preparazione
- Lavare bene le code di gambero e scottarle velocemente in acqua bollente
- Tagliare in piccole parti zenzero e prezzemolo cinese
- Scaldare in una padella l’olio di sesamo bianco (o, in alternativa, quello extravergine d’oliva) e rosolare lo zenzero insieme ai gamberi
- Aggiungere il sedano e i funghi, regolando di sale e di pepe secondo i gusti, sfumando con sakè o vino bianco
- Saltare tutto il contenuto della padella a fuoco alto, versando infine la salsa di soia
- Servire il piatto ancora caldo e decorare con prezzemolo fresco
Ritornò nel suo appartamento con la borsa della spesa. Infilò un paio di pantaloni corti, tirò fuori dal frigo una lattina di birra e bevendola mise a scaldare dell’acqua in un pentolone. Aspettando che bollisse, staccò i baccelli di edamame [ ] dal ramo, li dispose su un tagliere e li cosparse uniformemente di sale. Quando l’acqua giunse a ebollizione, versò gli edamame.
«Come mai a distanza di tanto tempo quella magra bambina di dieci anni non si allontana dai miei pensieri? – si diceva Tengo. – È venuta dopo la lezione e mi ha stretto la mano. Senza dire nemmeno una parola. Solo questo». Ma con quel gesto, era come se Aomame si fosse portata via una parte di lui. Una parte del suo cuore o del suo corpo. E, in cambio, gli avesse lasciato una parte del suo cuore, o del suo corpo. In un tempo brevissimo, era avvenuto uno scambio così importante.
Tengo tagliuzzò finemente lo zenzero. Fece la stessa cosa con il prezzemolo cinese. Sgusciò i gamberi e li lavò sotto l’acqua del rubinetto. Aprì una tovaglietta di carta e sopra dispose ordinatamente i gamberi uno a uno come soldati in fila. Quando gli edamame furono pronti, li scolò e li mise a raffreddare. Poi riscaldò una grande padella, versò dell’olio al sesamo bianco, e la inclinò per ungerla in modo uniforme. Quindi rosolò a fuoco lento lo zenzero.
«Ad ogni modo, magari potessi incontrare Aomame al più presto, – pensò di nuovo Tengo. – E se anche lei dovesse rimanere delusa, o toccasse a me esserlo, poco importa». In ogni caso avrebbe voluto incontrarla. Gli sarebbe bastato anche solo sapere che tipo di vita aveva vissuto da allora, dove si trovava oggi, quali cose la rendevano felice e quali la rattristavano.
Per quanto tutti e due potessero essere cambiati, e avere ormai perduto ogni possibilità di unirsi, niente poteva cancellare quel giorno di tanto tempo fa, quando in un’aula deserta della scuola elementare si erano scambiati qualcosa di prezioso. Tengo mise del sedano e dei funghi nella padella. Alzò il fuoco al massimo e, scuotendola leggermente, mescolò bene gli ingredienti con una spatola di bambù. Aggiunse sale e pepe.
Quando le verdure cominciarono a prendere colore, aggiunse i gamberi dopo averli scolati. Mise di nuovo sale e pepe, versò un bicchierino di sakè. Poi aggiunse un po’ di salsa di soia e per finire il prezzemolo. Fece tutto in modo inconsapevole, come quando in aereo si inserisce il pilota automatico, senza nemmeno pensare a cosa stava facendo. Naturalmente, non si trattava di un piatto che richiedesse una preparazione complicata. Le sue mani avevano continuato a muoversi precise, ma la sua mente era rimasta concentrata su Aomame. Quando i gamberi con le verdure furono pronti, Tengo li travasò dalla padella a un grande piatto. Prese una nuova lattina di birra dal frigo e, seduto a tavola, sempre immerso nei propri pensieri, cominciò a mangiare la pietanza ancora fumante.
«In questi ultimi mesi sembra proprio che io stia cambiando in modo deciso, – pensò. – Non sarebbe sbagliato dire che sto crescendo spiritualmente. A quasi trent’anni, era ora… Complimenti, – si disse Tengo, la lattina di birra iniziata tra le mani, scuotendo la testa con fare autoderisorio: – complimenti, sei proprio bravo. Di questo passo, quanti anni ti ci vorranno per raggiungere un normale grado di maturità?»
Fonte immagine: Distro Architecture
Ciao! ma lo sai che io ancora non li ho letti i 1Q84. Libro 1 e 2 …me li lascio per l’inverno pieno…letteratura e cucina mi entusiasmano, come credo tu sappia amo cucinare…e ho fatto tante ricette del caro Pepe Carvalho … non mancherò dopo la lettura di cimentarmi anche con Tengo… 🙂