Categoria: novità in libreria

Sull'estetica giapponese di Donald Richie

sull-estetica-giapponeseCome è facile constatare entrando in qualsiasi libreria ben fornita, i libri d’argomento nipponico pubblicati negli ultimi anni nel nostro paese sono in aumento. Fra le nuove uscite, è senz’altro da segnalare Sull’estetica giapponese di Donald Richie (Lindau, pp. 72, € 11), uno dei pochi testi sull’argomento tradotti in italiano.

La ricerca della bellezza sembra avere compenetrato in Giappone gli ambiti più diversi: non solo la pittura, la scultura, le arti applicate; o il teatro e la letteratura. Anche il semplice spazio della vita domestica, il ristretto giardino che lo circonda, la disposizione dei fiori, la cerimonia del tè, sono divenuti oggetto di un investimento estetico intenso e prolungato. Ma quali sensibilità e quali concetti sono alla base di questo impegno costante? Quando si scrive di estetica giapponese, le convenzioni utilizzate in Occidente – ordine, successione logica, simmetria – impongono all’argomento un punto di vista che non gli appartiene. L’estetica orientale suggerisce, tra le altre cose, l’idea che una struttura ordinata intrappoli, che l’esposizione logica falsifichi e che una discussione lineare alla fine limiti. Il godimento estetico riconosce schemi artistici, ma essi non possono essere né troppo rigidi né troppo ristretti. È quindi più facile riuscire a definire l’estetica giapponese attraverso una rete di associazioni costituite da elenchi e da annotazioni legate tra loro in modo intuitivo, che formano lo sfondo dal quale emergerà l’argomento in esame. Così si regola, in questo libro, Donald Richie, costruendo un saggio, breve ma folgorante, su una costellazione di parole collegate (wabi, sabi, aware, furyu e yugen…), talvolta enigmatiche, spesso sfuggenti, eppure tutte sottilmente rivelatrici.

Novità: Una perfetta stanza di ospedale di Ogawa Yoko

Dopo il silenzio dovuto alle abbuf… vacanze pasquali e allo studio, rieccomi qui con una novità, che spero di poter leggere presto. E’ infatti recentemente uscito, per i tipi dell’Adelphi, Una perfetta stanza di ospedale di Ogawa Yoko (traduzione di Massimiliano Matteri e Matake Yumiko, pp. 152, 10 €). Di seguito le parole di introduzione al libro tratte dal sito della casa editrice: perfettastanzaospedale

«Ogni volta che penso a mio fratello il cuore mi sanguina come una melagrana scoppiata» esordisce la protagonista del racconto che dà il titolo al volume, e continua: «Nella speranza di riuscire a dimenticare completamente mio fratello, mi immergo nel ricordo della sua quieta stanza di ospedale». Quella stanza, in cui il ragazzo ha trascorso alcuni mesi prima di morire «assurdamente giovane», era un luogo «perfettamente ripulito dalla sporcizia della vita» – e lui stesso «era sempre così tranquillo e gentile. La sua nuca era perfettamente liscia, il suo respiro perfettamente sottile». A poco a poco sorella e fratello si rinchiudono nel mondo a parte della stanza, in cui sembra che la corruttibilità della materia organica non possa penetrare, in cui c’è solo l’asettica purezza dell’assenza di cibo, dell’assenza di odore. Ed è come se, in quel «modo elegante di morire», assaporassero «la perfetta serenità che si prova nella fase aurorale di una storia d’amore». Anche nel secondo racconto, Polvere di farfalla, a un mondo «di fuori» (dove si può soffrire di «mal di gente») si contrappone un mondo «di dentro»: quando la ragazza Nanako è costretta a portare la nonna – «chiusa in una realtà tutta sua», quella dell’oblio – in una «scatola bianca piena di buone intenzioni », si sente «murata viva» nel piccolo appartamento in cui ha vissuto per anni insieme a lei, e comincia a chiedersi quale sia ora il suo, di mondo, e se ci sia una realtà oltre a quella che le sta «crescendo dentro». Ogawa Yoko sembra possedere il segreto di una scrittura che è solo sua: affilata, liscia, trasparente – ma dotata di un potere devastante. «La pericolosa Ogawa» è stato detto « ha inventato la scrittura-coltello: nel leggere le sue opere si prova un piacere doloroso».

Questa la recensione di Rita Bugliosi, tratta dall’almanacco CNR:

Hanno entrambi a che fare con la malattia i due racconti di Yoko Ogawa che compongono il volumetto edito da Adelphi “Una perfetta stanza di ospedale”. D’altro canto, la narratrice giapponese non è nuova a questo tema, presente anche nella sua opera precedente, “La formula del professore”, già recensita sull’almanacco. Lì protagonista è un genio della matematica, che non riesce però a trattenere i ricordi per più di ottanta minuti, un tempo che si restringe sempre più con l’avanzare dell’età, tanto che l’anziano docente non può più vivere nel suo appartamento e deve essere ricoverato in una casa di riposo.
Anche la casa di riposo è un elemento che torna nel nuovo libro, anzi è proprio da questo luogo, si può dire, che prende avvio il secondo racconto “Quando la farfalla si sbriciolò”. La giovane Nanako è costretta a ricoverare in un ospizio per vecchi la nonna Sae, con la quale è cresciuta ed ha vissuto fino ad allora, e che è colpita da una demenza senile grave, che la costringe a letto, incapace di compiere i gesti più semplici e di parlare. Tornare nell’abitazione lasciata vuota dalla nonna turba la giovane, che sembra perdere di vista il confine che separa la cosiddetta normalità dall’anormalità. ‘Dubito che sia la mia realtà, quella rimasta dopo che lei, colpita da demenza senile se n’è andata, a essere veramente normale. Mi angoscia che sia io, rinchiusa in quella casa, a non essere normale’.
Nel primo racconto, quello che dà il titolo a volume, alla casa di riposo si sostituisce la linda e asettica stanza d’ospedale, dove la protagonista assiste il fratello minore, malato terminale. Anche in questo caso la donna sembra perdere il contattato con la realtà, per rinchiudersi in un mondo tutto suo che inizia e finisce tra le quattro mura della camera che ospita il fratello, unico luogo in cui si sente serena. Ed è lì che va con il pensiero ora che il giovane è morto, per trovare un po’ di pace. ‘Quella stanza di ospedale mi piaceva sempre di più. Quando ero là dentro mi sentivo al sicuro come un bimbo immerso nel suo primo bagnetto caldo. L’interno del mio corpo vi diventava puro e trasparente fin nelle pieghe più nascoste’.
I personaggi delle due storie di Ogawa sono individui emarginati, incapaci di interagire in maniera consueta con gli altri, ossessionati da pensieri ricorrenti, attratti morbosamente da dettagli insignificanti che deformano con la loro alterata sensibilità. Come quando, tornata dall’ospedale, la donna guarda il marito mangiare: ‘Infilò il cucchiaio tra le labbra sorridenti. Quando dalle fessure verticali delle labbra colò una goccia marrone, la lingua si allungò a risucchiarla, come avrebbe fatto un bivalve per prendere aria’.
Un linguaggio accurato, una scrittura tagliente per descrivere quelle che la stessa autrice ha definito, nel corso di un’intervista: ‘…persone spinte ai margini del mondo, come impietrite su questo confine incerto. I disadattati alle norme sociali, dall’aria inquietante, che non possono reclamare la propria esistenza ad alta voce…’.

Nuovo numero di "Bonsai & suikei magazine"

bonsai_pittura2E’ uscito il numero di aprile di “Bonsai & suikei magazine”: come sempre, è disponibile gratuitamente online a questo indirizzo.
Ecco l’indice di questo mese:

– Dal mondo del Bonsai & Suiseki –

“Giardini Giapponesi-” – G.L. Enny
“Painting stones” – C. Gori
“Si fa presto a dire sassi” – D. Schifano
“A proposito di Shiatsu” – M. Baruffaldi

– Mostre ed Eventi –
“La mia UBI 2009” – G. Monteleone
“Festa di Primavera“ – S. Guerra

– In libreria –
“Tecniche bonsai. Vol. I e II” – A. Ricchiari

– Bonsai ‘cult’–
“Estetica o quintessenza del bonsai?” – A. Dal Col
“Valutazione di un bonsai in mostra” – G. Genotti

– La mia esperienza–
“L’occasione del fare” – V. Cannizzo
“Costruzione di un tavolino” – S. Guerra
“Percorso evolutivo di un acero campestre. II parte” – A. Dal Col

– A lezione di Suiseki –

“Esposizione di una pietra in un vassoio” – L. Queirolo

– L’opinione di… –

“Sandro Segneri” – G. Monteleone

– A scuola di estetica –
“Lo studio degli stili di base come ricerca ed interpretazione estetica” – A. Ricchiari

– L’essenza del mese –

“Sughera” – A. Ricchiari

– Note di coltivazione –

“I concimi organici-evoluzioni tecniche II parte” – L. Bragazzi

– Tecniche bonsai –
“La pizzicatura” – A. Acampora

– Vita da club –
“Arbores Bonsai Club” – A. Gesualdi

– Che insetto è ? –

“Patologia vegetale IV Parte” – L. Bragazzi

Real world di Natsuo Kirino: trama completa e recensioni

Una settimana fa, abbiamo segnalato l’uscita di Real world di Natsuo Kirino; oggi, la casa editrice Neri Pozza ha divulgato maggiori dettagli. Ecco tutta la scheda, con tanto di trama e giudizi critici: realworld

In un affollato quartiere residenziale di Tokyo quattro studentesse trascorrono un’estate caldissima e soffocante preparandosi ad affrontare gli esami per il college. Sono delle adolescenti molto diverse tra loro: Toshi è affidabile e sicura, Yuzan è diventata riservata e malinconica per la morte della madre, Terauchi ha grande talento per gli studi, Kirarin occulta dietro la sua dolcezza un’attrazione morbosa per i comportamenti più estremi.
Un rumore inconsueto che proviene da un appartamento improvvisamente spalanca un baratro di eventi inaspettati: il vicino di casa, un liceale che le quattro amiche chiamano il Vermiciattolo, ha ucciso la madre ed è scappato con la bici e il cellulare di Toshi. In fuga dalla polizia, il giovane assassino contempla affascinato il proprio volto riprodotto in innumerevoli fotografie e servizi televisivi, assapora l’improvvisa visibilità mediatica, il racconto della sua vita riscritto da giornalisti e reporter, e asseconda la crescente e ossessiva curiosità di scoprire le ragioni che lo hanno portato a uccidere. Il pigro distacco dalla realtà si trasforma in una consapevolezza crudele: insensibile alle conseguenze del suo crimine, vuole che le ragazze scrivano per lui un manifesto filosofico, che giustifichi ed esalti la lucida follia delle sue azioni…
Immerse in una vita di chat, messaggi sul telefonino e Reality TV, le ragazze scoprono la realtà di un mondo oscuro e pericoloso, in cui la propria esperienza e le proprie inclinazioni sono fonti di tensioni e minacce. Un mondo popolato di bambini e ragazzi in attesa di una guida, di un esempio, di un salvatore che li riscatti dalla noia invincibile di un sistema che li vuole perfetti, incapace di comprendere la loro diversità, la radicale distanzache li separa dai genitori e dalle generazioni che li precedono. E il loro profeta può essere chiunque, anche un assassino, è sufficiente che sia capace di ribellarsi in nome di tutti loro.
Perché anche se non l’hanno fatto davvero, questi ragazzi hanno già ucciso ipropri genitori. Nei propri sogni.

Quattro amiche adolescenti, un omicidio, un ragazzo ambiguo e problematico. Uno sguardo glaciale e perturbante sulla gioventù contemporanea, stregata da una violenza crudele e affascinante.

Un noir estremo, un’immersione nella psicologia del crimine adolescenziale.
L’ultimo romanzo di Natsuo Kirino, la rivelazione della nuova narrativa giapponese.

«Natsuo Kirino si conferma tra quegli scrittori giapponesi d’élite che stanno trasformando il romanzo contemporaneo. Banana Yoshimoto e Murakami Haruki hanno aperto la strada, Kirino continua a tracciare con maestria il proprio territorio: gli estremi della psiche umana che si affacciano sull’orrore».
The Washington Post

«Una delle contestatrici più formidabili delle istituzioni sacre alla società nipponica».
Il Venerdì

«Il noir e il romanzo di formazione sono tradizionalmente generi opposti, ma Kirino li fonde in modo brillante, mostrando come la conoscenza non sempre sia una esperienza felice. I lettori di Murakami Haruki e di romanzi come After Dark si sentiranno a casa».
Booklist

«Affine a Dostoevskij in Delitto e castigo, Kirino porta il suo antieroe a concepire l’omicidio come un gesto filosofico, e descrive un’inquietante preoccupazione per il disagio sociale contemporaneo, capace di distruggere ogni umanità».
The New York Times Book Review

«Invece di creare un semplice crime novel o definire un grottesco ritratto di personaggi dominati da desideri perversi e criminali, il romanzo di Natsuo Kirino sfida i lettori a confrontarsi con la verità della natura umana, a impegnarsi in un giudizio sulla violenza, a guardare oltre l’atto, alle sue radici».
The Miami Herald

«La tristezza e il distacco adolescenziali sono qui i veri protagonisti, e delineano un fenomeno culturale che rende questo romanzo un sublime thriller psicologico».
Time Out Chicago

«Real World non è esattamente un thriller, un mistery, un giallo. È una storia di grande profondità psicologica narrata con la voce vivace e sognante dell’adolescenza. Ricorda Bonjour Tristesse, il rivoluzionario romanzo francese scritto nel linguaggio scontroso e irritato di una teenager».
The Philadelphia Inquirer

«Un brillante noir femminista (…), quasi un Piccole donne sotto acido. Louisa May Alcott rimarrebbe a bocca aperta».
The Cleveland Plain Dealer

«Gelosia, solipsismo, paura, arroganza – la mente degli adolescenti può essere un luogo spaventoso e terribile. Real World ci accompagna nelle teste di questi ragazzi».
Los Angeles Times Book Review

«Se Real World è veramente un’opera di realismo sociale, Natsuo Kirino è allora una maestra di cinismo o la cartografa di una realtà davvero terrificante».
The New York Sun

I (pochi) romanzi giapponesi fra i 1000 migliori del mondo, secondo The Guardian

beautyandsadness2Innanzitutto: io non sopporto le liste tipo “le-cento-cose-che-devi-fare-prima-di-avere-un-ictus” e la ragione va da sé.

Immaginate dunque la mia espressione nel leggere quella <<1000 novels everyone must read before die>>,  stilata dai critici di <<The Guardian>> e pubblicata lo scorso gennaio; certo non può passare inosservato il fatto che, per la stragrande maggioranza, si tratta di opere inglesi e americane, e -diciamocela tutta- neanche di così grande valore.

Per curiosità, ho cercato i testi di autori giapponesi.  Il primo nipponico a comparire è Kobo Abe con The face of another (Tanin no kao), nella sezione Family and self, seguito da Teach us to outgrow our madness (Warera no kyōki wo ikinobiru michi wo oshieyo; da noi conosciuto come Insegnaci a superare la nostra pazzia) di Kenzaburo Oe.

La presenza più massiccia si registra nella categoria Love, con The Remains of the Day (Ciò che resta del giorno) del nippo britannico Kazuo Ishiguro, Beauty and Saddness (Utsukushisa to kanashimi to, Bellezza e tristezza) di Yasunari Kawabata, Norwegian Wood (Noruwei no mori, da noi conosciuto anche come Tokyo Blues) di Murakami, Diary of a Mad Old Man (Futen rojin nikki, Diario di un vecchio pazzo) di Junichiro Tanizaki.

Tra i libri di Science fiction and fantasy, troviamo soltanto The Unconsoled di Kazuo Ishiguro; nulla in State of the nation, Comedy (in compenso, è citato libro della saga di Don Camillo), Crime e War and travel.

E Genji, direte voi? E perché Mishima e Akutagawa non compaiono, mentre Stephen King sì? Eh, sì, lo so: la vita sa essere ingiusta.

E la classifica di <<The Guardian>> ancora di più.

Real world di Natsuo Kirino a breve in libreria

Appassionati di thriller e noir, segnatevi sul calendario, a maggio, l’uscita di Real world (リアルワールド) di Natsuorealworld Kirino, edito presso Neri Pozza al prezzo di 15,50 €. Potete leggere la mia recensione qui.
Pubblicato in Giappone nel 2003, il romanzo è ambientato nelle vicinanze di Tokyo e vede protagonisti quattro studentesse e un giovane assassino:  la storia si snoda in otto capitoli attraverso i loro racconti e le diverse prospettive, in un baratro oscuro, senza alcuna possibilità di redenzione.

Per saperne di più: http://www.complete-review.com/reviews/japannew/kirinon3.htm

Il drago nel cuore: Shoko Tendo racconta la sua yakuza

Shoko Tendo
Shoko Tendo

Shoko Tendo ha un viso dolce, dall’aria infantile;  inaspettatamente, sulla schiena sfoggia un grande tatuaggio raffigurante Jigoku Dayu, cortigiana dell’era Muromachi,  che stringe un coltello fra i denti. Anche gambe e braccia sono coperte di irezumi, come d’altronde si confà al suo passato: questa ragazza dai tratti delicati e dallo sguardo malizioso ha fatto parte della yakuza (la potente organizzazione criminale nipponica), seguendo così le impronte paterneLe sue drammatiche esperienze sono raccolte ne Il drago nel cuore, ora disponibile presso i tipi della Garzanti (€ 17.60), a cinque anni dalla pubblicazione in Giappone e a due da quella nel Regno Unito (Yakuza moon  – Memoirs of a Gangster’s Daughter).

Ecco cosa ne scrive Marco Del Corona nel Corriere della Sera (qui, invece, è disponibile un’intervista della  scrittrice all’Independent):

[…] Un’ infanzia felice e ricca con il padre gangster, l’arresto di lui, i debiti, l’ alcolismo, gli affiliati che da amici si trasformano in aguzzini. «Odiavo il modo in cui mio padre si comportava – ha raccontato in un’ intervista – ma sono presto diventata come lui. Ero una delinquente strafatta di colla, ero una piccola yakuza, facevo quello che avevo visto fare». A 15 anni il riformatorio. Due tentativi di suicidio. Anni infernali: gli uomini che avevano debiti in sospeso con il padre venivano da lei, si facevano pagare «in botte e violenza». Un pestaggio le devastò il viso costringendola a una plastica ricostruttiva che ora nasconde sotto il trucco e i capelli tinti di castano. «Avevo 19 anni, quasi mi ammazzarono in un’ orrenda stanza di motel. Mi dissi che lì non volevo morire, che dovevo uscirne…». Ne uscì. Il rito d’ iniziazione lo scelse lei, un contrappasso fisico: passati i vent’anni si fece tatuare il corpo come un uomo della yakuza, schiena, braccia, gambe. drago_nel_cuore3Cominciò a lavorare come hostess nei bar, era la Tokio della bolla speculativa, tanti soldi. Il passato si allontanava, anche se «sono orgogliosa che mio padre fosse yakuza, io ce l’ho nel Dna, benché non sia cosa per donne». Ora ha una figlia di nemmeno due anni ed è una madre single, «di questo scrivo nel mio nuovo romanzo». Eppure Tendo deve continuare a coprire il suo corpo, per non essere squadrata con disgusto.* «La società giapponese – ha spiegato a un giornalista occidentale – sembra tanto calma. Ma sotto è tutta un ribollire, con un’atroce discriminazione». La pubblicazione del suo libro per il mercato anglofono [2007] è involontariamente tempestiva. In agosto un rapporto della polizia giapponese ha indicato che la yakuza sta tornando un’emergenza nazionale, investe in Borsa e nell’immobiliare, pronta a penetrare nei consigli d’ amministrazione. Si registra una violenza diffusa record, con 21 delle 33 sparatorie nei primi 6 mesi del 2007 riconducibili a gang; anche un sindaco, quello di Nagasaki, è stato assassinato. È caduta la precaria «pax mafiosa», s’ è fatta soffocante la stretta sulle attività una volta tollerate che sostentavano gli yakuza, dalla prostituzione al gioco. Meno membri (41.500, per la polizia), più cattivi. Non è più, aggiunge Shoko Tendo, il mondo in cui è cresciuta: «Più la polizia li incalza, più si nascondono. Girano meno soldi. Sono nell’ angolo, ma devono pur campare«. La yakuza per sopravvivere cambia pelle. Shoko Tendo si tiene la sua, e per vivere questo le basta. […]

* Ancora oggi, in alcune piscine e in diversi bagni pubblici, non sono ammessi coloro che sfoggiano tatuaggi, proprio perché ritenuti “marchio” della yakuza.

E' nato "Bonsai e Suiseki magazine"

Per una volta mi allontano dalla letteratura giapponese  e vi presento con piacere una rivista online appena nata:
Bonsai e Suiseki magazine (qui il blog ufficiale).bonsai

Il primo gennaio 2009 è nato il mensile on-line ‘Bonsai & Suiseki magazine’, una rivista interamente dedicata ai bonsai, ai suiseki e a tutto ciò che vi ruota attorno. Un magazine libero e gratuito nato dall’idea di fare ‘qualcosa di buono’ per la diffusione di queste nobili arti.

Passione! Questa è la parola magica che come una forza motrice ha alimentato ed alimenterà questo mensile, non solo per il nuovo modo con il quale verrà distribuito e diffuso, ma anche perché per la prima volta in assoluto gli articoli verranno scritti da chiunque vorrà farlo… in pratica un ‘open magazine’ fatto da appassionati, per gli appassionati.

Per chi non sa cosa siano i suiseki, ecco qui una nota esplicativa tratta da Wikipedia:

Suiseki (in giapponese すいせき o 水石, letteralmente: “pietra lavorata dall’acqua“) è l’arte giapponese di disporre pietre trovate in natura e aventi un aspetto particolare in una maniera che sia gradevole e in grado di favorire la meditazione. Suiseki si compone delle parole sui (“acqua”) e seki (“pietra”). Con lo stesso termine vengono indicate anche le singole pietre raccolte. Comune è inoltre la denominazione cinese pietra dello studioso (inglese scholar’s rock, cinese gōngshí, 供石). In Corea sono note come suseok.
I suiseki sono di regola presentati in due modi diversi:
1. la pietra è munita di un basamento di legno (daiza);
2. la pietra è posta in una tavoletta o in una ciotola a tenuta stagna di ceramica (suiban) o di bronzo (doban).

Non si tratta di pietre qualsiasi, ma di pietre dotate di notevole forza espressiva, con una particolare forma, colore e struttura. Si distingue tra “pietre paesaggio” (sansui-kei-seki) e “pietre oggetto” (keisho-seki). Le prime riflettono paesaggi come montagne, laghi o fiumi, mentre le pietre oggetto possiedono forme che ricordano animali o sculture.
Le pietre hanno origini naturali e si trovano nei fiumi, nei mari e nelle fosse carsiche. Non devono essere lavorate dall’uomo per assumere una determinata forma. […]
I suiseki sono generalmente presentati in esposizione associati ai bonsai.

Buona lettura e buon giardinaggio!

[Notizia via Higashi no kaze; foto tratta da qui]

Ufo robot Goldrake VS Mazinga – Case editrici "Japan-oriented"

A differenza di quanto si potrebbe dedurre dal titolo, ciò che voglio presentarvi  oggi non è uno scontro epico tra i robottoni giapponesi più noti in Italia, ma due libri dedicati a loro. ufo-robot
Il primo è opera di Alessandro Montosi e si intitola Ufo Robot-Goldrake – Storia di un eroe nell’Italia degli anni ottanta (Coniglio editore, 2006, pp. 216, 14,50 €). Si legge dalla presentazione:

Giunta in Italia la sera del 4 aprile 1978 su Rete 2, “Ufo Robot Goldrake” (o “Atlas Ufo Robot”, come venne chiamata all’epoca della Rai) è la serie animata che ha segnato il cambiamento più profondo nella storia della televisione italiana.
Con Goldrake si spalanca una porta su un mondo, quello degli anime giapponesi, destinato a lasciare un segno indelebile nell’immaginario dei giovani italiani. Un esordio che non ha mancato di suscitare polemiche per il suo carattere di rottura con quanto l’industria culturale aveva fino ad allora classificato sotto l’etichetta “TV dei ragazzi”. Accolto con entusiasmo dai più giovani, viene immediatamente osteggiato da gran parte degli adulti, diventando oggetto di discussione tra giornalisti, psicologi e sociologi e scatenando un’isteria intellettuale che culminerà con una interpellanza parlamentare.

Questo libro, con un ampio corredo di immagini fuori testo, è la minuziosa ricostruzione del fenomeno Ufo Robot Goldrake, e ne indaga in maniera esaustiva i misteri e le molteplici implicazioni.

Ricordo brevemente che, nella stessa collana Saggi di scuola del fumetto, è apparso A-Z Manga – Guida al fumetto giapponese (Coniglio editore, 2004,  pp. 192, 14 €) di David Castellazzi.
Anche il secondo libro (nell’ultima edizione) è uscito pochi mesi fa presso la Coniglio editore; il suo nome è Mazinga nostalgia – Storia, valori e linguaggi della Goldrake-generation 1978-1999 (pp. 528, 24 €), ed è  frutto della penna di uno dei maggiori studiosi italiani del campo, Marco Pellitteri.

mazinga_nostalgiaChe differenza c’è tra Capitan Harlock e il Corsaro Nero? Qual è lo scarto linguistico fra le avventure di Superman e quelle di Jeeg Robot d’Acciaio? Come inserire Candy Candy nella tradizione del feuilleton? Attraverso una minuziosa indagine incrociata, Marco Pellitteri s’interroga sui molteplici rapporti (e talvolta sui conflitti) che intercorrono tra gli eroi della tradizione e quelli delle generazioni cresciute con personaggi multimediali spesso provenienti dal Giappone.
Mazinga Nostalgia, qui presentato in una nuova edizione riveduta e aggiornata, esamina gli eroi del pubblico giovanile in una fase cruciale della nostra Storia, l’ultimo ventennio del Novecento, quando gli anime – i disegni animati giapponesi – segnarono in maniera indelebile la nostra cultura e provocarono uno scontro generazionale portando il pubblico adulto a rifiutare in blocco la cosiddetta “invasione nipponica”. Con una particolare attenzione alle strategie della comunicazione, il libro sfata definitivamente luoghi comuni e pregiudizi, e passa in rassegna ambienti culturali, generi narrativi e personaggi che ancora oggi alimentano la mitologia televisiva della “Goldrake-generation”, come l’autore la definiva già nel 1999. A quasi dieci anni dalla sua prima edizione, Mazinga Nostalgia è il testo di riferimento con cui confrontarsi per comprendere il fenomeno anime in tutta la sua complessità linguistica e sociale.

E se dopo questi due tomi avete desiderio di approfondire ancora di più l’argomento, non mi resta che suggerirvi lenciclopedia virtuale dedicata ai robot giapponesi degli anni settanta.

[Gli articoli e le foto appartengono ai relativi proprietari.]

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