Shoko Tendo ha un viso dolce, dall’aria infantile; inaspettatamente, sulla schiena sfoggia un grande tatuaggio raffigurante Jigoku Dayu, cortigiana dell’era Muromachi, che stringe un coltello fra i denti. Anche gambe e braccia sono coperte di irezumi, come d’altronde si confà al suo passato: questa ragazza dai tratti delicati e dallo sguardo malizioso ha fatto parte della yakuza (la potente organizzazione criminale nipponica), seguendo così le impronte paterne. Le sue drammatiche esperienze sono raccolte ne Il drago nel cuore, ora disponibile presso i tipi della Garzanti (€ 17.60), a cinque anni dalla pubblicazione in Giappone e a due da quella nel Regno Unito (Yakuza moon – Memoirs of a Gangster’s Daughter).
Ecco cosa ne scrive Marco Del Corona nel Corriere della Sera (qui, invece, è disponibile un’intervista della scrittrice all’Independent):
[…] Un’ infanzia felice e ricca con il padre gangster, l’arresto di lui, i debiti, l’ alcolismo, gli affiliati che da amici si trasformano in aguzzini. «Odiavo il modo in cui mio padre si comportava – ha raccontato in un’ intervista – ma sono presto diventata come lui. Ero una delinquente strafatta di colla, ero una piccola yakuza, facevo quello che avevo visto fare». A 15 anni il riformatorio. Due tentativi di suicidio. Anni infernali: gli uomini che avevano debiti in sospeso con il padre venivano da lei, si facevano pagare «in botte e violenza». Un pestaggio le devastò il viso costringendola a una plastica ricostruttiva che ora nasconde sotto il trucco e i capelli tinti di castano. «Avevo 19 anni, quasi mi ammazzarono in un’ orrenda stanza di motel. Mi dissi che lì non volevo morire, che dovevo uscirne…». Ne uscì. Il rito d’ iniziazione lo scelse lei, un contrappasso fisico: passati i vent’anni si fece tatuare il corpo come un uomo della yakuza, schiena, braccia, gambe. Cominciò a lavorare come hostess nei bar, era la Tokio della bolla speculativa, tanti soldi. Il passato si allontanava, anche se «sono orgogliosa che mio padre fosse yakuza, io ce l’ho nel Dna, benché non sia cosa per donne». Ora ha una figlia di nemmeno due anni ed è una madre single, «di questo scrivo nel mio nuovo romanzo». Eppure Tendo deve continuare a coprire il suo corpo, per non essere squadrata con disgusto.* «La società giapponese – ha spiegato a un giornalista occidentale – sembra tanto calma. Ma sotto è tutta un ribollire, con un’atroce discriminazione». La pubblicazione del suo libro per il mercato anglofono [2007] è involontariamente tempestiva. In agosto un rapporto della polizia giapponese ha indicato che la yakuza sta tornando un’emergenza nazionale, investe in Borsa e nell’immobiliare, pronta a penetrare nei consigli d’ amministrazione. Si registra una violenza diffusa record, con 21 delle 33 sparatorie nei primi 6 mesi del 2007 riconducibili a gang; anche un sindaco, quello di Nagasaki, è stato assassinato. È caduta la precaria «pax mafiosa», s’ è fatta soffocante la stretta sulle attività una volta tollerate che sostentavano gli yakuza, dalla prostituzione al gioco. Meno membri (41.500, per la polizia), più cattivi. Non è più, aggiunge Shoko Tendo, il mondo in cui è cresciuta: «Più la polizia li incalza, più si nascondono. Girano meno soldi. Sono nell’ angolo, ma devono pur campare«. La yakuza per sopravvivere cambia pelle. Shoko Tendo si tiene la sua, e per vivere questo le basta. […]
* Ancora oggi, in alcune piscine e in diversi bagni pubblici, non sono ammessi coloro che sfoggiano tatuaggi, proprio perché ritenuti “marchio” della yakuza.
Ho appena finito di leggere questo libro. L’ho comprato a febbraio e ci ho messo un po’ prima di prenderlo in mano. L’effetto però è stato sconcertante. Mi è piaciuto tantissimo.
Grazie del commento, Alessandro. Purtroppo ancora non ho avuto la possibilità di leggere “Il drago nel cuore”, anche se mi incuriosisce molto; spero di farlo durante le vacanze natalizie (anche se non credo sia proprio un libro “da Natale”). 🙂