Categoria: novità in libreria

"Abito da sera": un inedito di Mishima ora pubblicato

abitodaseraAppena pronunciamo il nome Mishima, balenano subito nella nostra mente termini quali tradizione, seppuku/harakiri, katana e così via; termini legati ad alti concetti, quali il valore, l’orgoglio, il nazionalismo. Forse per questa ragione, è passata quasi sotto silenzio la pubblicazione, risalente a qualche mese fa, di Abito da sera (Mondadori, p. 214, 98,0 €), feroce satira della società del secondo dopoguerra rimasta sinora inedita in Italia.
Eccone la recensione apparsa sulla Repubblica a settembre, a cura di Franco Marcoaldi:

Per noi lettori occidentali, che abbiamo poca familiarità con la letteratura giapponese, la figura di Yukio Mishima corrisponde unicamente all'”ultimo dei samurai”, come ricorda Virginia Sica, attenta curatrice di Abito da sera (finalmente edito in italiano negli Oscar Mondadori). Ma proprio questo romanzo apparentemente secondario, uscito in sedici puntate tra il settembre 1966 e l’agosto 1977 sulla rivista femminile Mademoiselle, dimostra come il cliché di Mishima sempre e comunque serio, sempre e comunque tragico, sia riduttivo e fuorviante. In Abito da seralo scrittore giapponese ci conduce nella buona società nipponica degli anni Sessanta: tra gare di equitazione e ricche cene dove si succedono ambasciatori di mezzo mondo, figure dell’aristocrazia, membri della famiglia imperiale e grandi imprenditori. Il racconto scorre leggero e godibilissimo, ma lo sguardo di Mishima non è affatto benevolo verso quel mondo, superficiale e vacuo. L‘intreccio ruota attorno alla storia d’amore tra la bella Ayako e l’elegantissimo Toshio: è un amore sincero e appassionato, ma pesantemente condizionato dai doveri sociali imposti dalla madre di lui, l’enigmatica Donna Takigawa. I due giovani fanno di tutto per recuperare la loro libertà, ma si trovano impigliati in un contesto mondano sempre più soffocante, contro il quale Mishima lancia ripetuti strali di ironia e sarcasmo. Tra equivoci e gelosie, cocktail e minacce di suicidio, favori economici e lunghe cavalcate, la commedia si conclude con un tono agrodolce. Donna Takigawa, che pareva tenere saldamente i fili della sua perfida strategia mondana, si rivela essere una creatura fragile, incapace di accettare la propria solitudine: “Una gabbietta senza l’uccellino è ben triste, no? Ma che senso avrebbe attribuire colpe alla gabbietta? Anche a buttarla tra i rifiuti, non cambierebbe il fatto che l’uccellino non c’è”.

[Il testo è di proprietà dell’autore]

E' nata Manga Academica, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese

manga-academicaGli otaku di tutta Italia saranno felici di sapere che è uscito il primo numero di Manga Academica – Rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese, edito dalla Società Editrice La Torre ed in vendita a 10,50 €. Come di legge nel sito,

La rivista raccoglie i contributi più significativi delle pubblicazioni tesistiche di studenti universitari di diverso grado e istituzione che nelle loro ricerche si sono occupati di argomenti legati alla cultura del fumetto e del cinema di animazione giapponese, gli studi pubblicati su riviste dipartimentali e in opere accademiche escluse dal circuito della distribuzione libraria, gli atti relativi a convegni e a conferenze e gli interventi in cataloghi di mostre e di eventi a essi correlati, corredati da un saggio introduttivo e da uno spazio redazionale destinato alle recensioni della letteratura scientifica sull’argomento in una pubblicazione da libreria a cadenza annuale.

Se anche tu vuoi contribuire allo sviluppo della rivista, consulta l’apposita sezione del sito; qui troverai anche tesi, atti di convegni e studi da consultazione.

“Mishima, tutta la verità sul più controverso scrittore giapponese” di Eleonora Voltolina, Panorama, 27 giugno 2008

yukio_mishima2Yukio Mishima è forse lo scrittore giapponese più controverso del secolo scorso. Autore di Confessioni di una maschera (pubblicato in Italia da Feltrinelli), romanzo autobiografico che gli valse all’inizio degli anni Cinquanta la notorietà mondiale, fu poi etichettato come fanatico di destra, anche per la bizzarria di essersi costruito un esercito personale. Morì nel 1970, con un suicidio spettacolare, dopo aver preso in ostaggio un generale dell’esercito giapponese. Ora arriva nelle librerie italiane la biografia che di questo grande autore scrisse nel 1974 Henry Scott Stokes, giornalista inglese oggi settantenne, inviato del Times a Tokyo negli anni ‘60 e ‘70. Già dal titolo, Vita e morte di Yukio Mishima (Lindau) si propone come “la” biografia. Anche in ragione del fatto che Stokes fu amico di Mishima, conobbe la sua famiglia, trascorse periodi di vacanza insieme a lui, e fu anche l’unico occidentale ad avere il permesso di seguire le esercitazioni del suo esercito privato. Da questa conoscenza personale emerge un racconto smaliziato (a tratti addirittura critico) della vita di Mishima, che passa in rassegna tutti gli aspetti della poliedrica – e contraddittoria – personalità dello scrittore. Mishima e l’arte, l’amore appassionato per i libri, Mishima che fu il primo scrittore giapponese in odor di Nobel per la letteratura e che però si vide soffiare il prestigioso premio, nel 1968, dal più anziano Yasunari Kawabata. Mishima e la sessualità faticosa, l’attrazione latente per gli uomini, la difficoltà nell’intrattenere rapporti fisici, l’attaccamento morboso alla madre. Mishima e il matrimonio, una scelta fatta a 32 anni (molto tardi, per gli standard dell’epoca) e sostanzialmente solo per far stare tranquilla la famiglia. Mishima e la moglie trovata attraverso gli omiai, gli incontri fatti apposta per combinare matrimoni – e fa quasi sorridere leggere le caratteristiche che lo scrittore aveva indicato come indispensabili per la sua sposa: doveva essere carina e più bassa di lui (anche con i tacchi!), accettare di buon grado il ruolo di angelo del focolare, e non disturbarlo quando lavorava. Mishima e l’esibizionismo, tratto marcato del suo carattere, che unito all’egocentrismo lo spingeva sempre a desiderare di essere al centro dell’attenzione. Mishima e i viaggi in giro per il mondo, dagli Stati Uniti all’Europa, da quella New York che gli faceva un po’ paura (e che definì, suggestivamente, “Tokyo tra cinquecento anni”) al salotto dei baroni Rotschild a Parigi, dalle conferenze alla Michigan University alla Grecia, dove s’innamorò “del limpido cielo della culla del classicismo”. E infine, Mishima e la morte: forza oscura che sullo scrittore esercitò, fin dall’infanzia, un fascino invincibile, specialmente nella forma più tradizionale e truculenta – quella del suicidio rituale tramite seppuku (l’autosventramento, che in Italia spesso viene indicato impropriamente con il termine “harakiri”). Tanto è vero che Mishima mise in scena molte volte il seppuku nei suoi lavori letterari: e un’ultima volta nella vita reale, su se stesso, quando si suicidò. Il libro condensa, in oltre quattrocento pagine, la vita e l’arte di Mishima, in un continuo intersecarsi di aneddoti biografici e citazioni dai romanzi. Per trovare quel che lo scrittore ha nascosto di sè nelle pagine dei suoi libri: “Dietro la maschera del samurai“, riflette Stokes, “Mishima sarà sempre un uomo emotivo e vulnerabile. Sensibilissimo a ogni minima offesa e nel contempo all’influenza altrui, invocava amore pur essendo apparentemente incapace di amare”.

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