Yoskay Yamamoto Picking Up Where We Left Off
Yamamoto Yoskay, “Picking Up Where We Left Off”

Un ragazzo e una ragazza, un amore forse troppo acerbo o troppo maturo, una domanda semplice e una risposta che tocca il cielo, la terra e il mare.

Questo è Su un treno che fischia nella notte, ovvero lʼefficacia della narrativa (夜中の汽笛について、あるいは物語の効用について ), un perfetto, brevissimo racconto di Murakami Haruki del 1995, inedito nel nostro paese, che Jacopo Colombi (a cui va tutta la mia gratitudine) ci propone nella sua traduzione.

Il brano è tratto da Yoru no kumozaru (夜のくもざる, La scimmia-ragno della notte; Heibonsha, Tokyo, prima ed. 12 maggio 1995; Shinchōsha, Tokyo, ed. economica 1998). Ad accompagnare il testo troverete le opere oniriche e impalpabili di Yamamoto Yoskay (© riservato). Buona lettura.

 

Disclaimer: rimango a disposizione degli aventi diritti per qualsiasi questione legata al brano (che non è stato pubblicato a scopo di lucro) e/o per la rimozione dello stesso.

Su un treno che fischia nella notte, ovvero lʼefficacia della narrativa

La ragazza ha una domanda da rivolgere al ragazzo: “Quanto mi ami?”.

Lui riflette un momento, dopodiché, pacatamente, risponde, “Come un treno che fischia nella notte”.

Lei aspetta in silenzio che lui vada avanti. Ci deve senza dubbio essere una storia dietro tale affermazione.

“A volte, nel cuore della notte, mi sveglio”, inizia. “Non so che ora sia esattamente. Forse le due o le tre. Lʼora in realtà non è importante. Lʼimportante è che mi trovo nel cuore della notte, e sono completamente solo, non cʼè unʼanima in giro. Voglio che tu provi ad immaginare bene la situazione. Tuttʼintorno è completamente buio. Non si vede e non si sente nulla. Non si riesce nemmeno ad udire il tic tac delle lancette dellʼorologio. Per quanto ne so, lʼorologio potrebbe anche essersi fermato. Allʼimprovviso capisco di essere isolato, che sono ad unʼincredibile distanza da chiunque io conosca, da ogni posto a me familiare. E realizzo che nessuno su questo immenso pianeta mi amerà più, nessuno mi parlerà più, poiché sono diventato il tipo di persona di cui nessuno si vuole ricordare. Potrei sparire, e nessuno se ne accorgerebbe. Mi sento come se qualcuno mi avesse spinto con la forza allʼinterno di un baule fatto di spesse pareti di ferro, e mi avesse fatto sprofondare negli abissi del mare. La pressione è così forte che mi fa male il cuore, mi sento come se stessi per esplodere, per essere diviso in due – hai presente questa sensazione?”

La ragazza annuisce. Pensa di capire ciò che lui sta dicendo.

Il ragazzo prosegue. “Penso che sia una delle esperienze più dolorose che una persona possa sperimentare nella vita. Mi sento talmente triste, e fa talmente male che desidererei solo andarmene e morire, dico sul serio. Anzi no, non è proprio così, non è che desidererei morire: posso dire che se la situazione non cambia, lʼaria nel baule diventerà così debole che morirò per davvero. Non è solo una metafora. È la realtà. Questo significa svegliarsi da solo nel mezzo della notte. Mi stai ancora seguendo?”

La ragazza annuisce di nuovo, senza dire nulla. Il ragazzo attende un momento.

“E allʼimprovviso, in lontananza, sento un treno che fischia. Il rumore è incredibilmente lontano. Non so nemmeno dove i binari possano essere. Hai presente? È così debole che si sente a malapena. So solo che si tratta di un treno che fischia. Non ho alcun dubbio. Così nellʼoscurità, immobile, ascolto ciò che riesco ad udire. E lo sento di nuovo. E il cuore non mi fa più male. Le lancette dellʼorologio iniziano a muoversi. Il baule di ferro inizia a risalire, dolcemente e lentamente, verso la superficie del mare. E tutto grazie al fischio del treno. Un fischio così debole che si sente a malapena. E il punto è, io ti amo profondamente, come amo il fischio di quel treno.”

Così la breve storia del ragazzo finisce. E la ragazza comincia a raccontare la propria storia.

yamamoto yoskay

 

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