Un adolescente impegnato in un videogioco al limite tra il macabro e lo scabroso; un artista ukiyo-e che rappresenta donne incalzate da polpi maliziosi (come non ricordare il Sogno della moglie del pescatore di Hokusai?); una pornostar abbandonata con lascivia alle spire di una piovra: un fil rouge fra tutti questi elementi parrebbe impossibile.
E invece c’è: sinuoso, pervasivo, come ci spiega Marco Benoît Carbone nel suo Tentacle Erotica. Orrore, seduzione, immaginari pornografici (Mimesis, 2013, pp. 122, € 12, ora in offerta a € 10,20), scandagliando in profondità la costruzione e la ricezione del complesso di suggestioni e rappresentazioni legate all’erotismo tentacolare, tanto in Giappone quanto in occidente.
Per far ciò l’autore – studioso di mito, media e immaginari – interseca nella sua analisi molteplici discipline e ambiti (dalla storia dell’arte alle letteratura, passando per la filosofia e le indagini dedicate al porno e al fetish), dandone una lettura intelligente e lucida, che va ben oltre da classificazioni asfissianti quali morale/perverso, anormale/normale, inoffensivo/incitante alla violenza, ecc.
E’ possibile, in questo modo, affrancarsi da interpretazioni contaminate da perbenismo e luoghi comuni: non di rado, infatti, l’immagine del tentacolo invasivo e pruriginoso è stata (ed è purtroppo tuttora) connessa a una visione distorta nonché svilente della cultura nipponica e dei suoi valori.
Immagine di Hiroshi Hirakawa