Ci sono libri che non andrebbero sfogliati tra le pareti accoglienti di una libreria o nel tepore amico della propria casa; dovrebbero piuttosto esser affrontati stretti in un vagone della metropolitana o – ancor meglio – con le spalle al muro, privi di alcuna via di fuga; senz’altro, Real World di Kirino Natsuo (Neri Pozza, pp. 281, € 15,50; ora in offerta su Amazon.it cliccando qui a € 13,17) è uno di questi.

Prima di leggerlo, sintonizzatevi su uno di quei programmi cosiddetti di approfondimento che amano annusare le carcasse di un delitto. Fissate allora l’inviato eccitato dal sangue, il poliziotto imbarazzato che guarda altrove, la vicina di casa del serial killer o della vittima con la messa in piega fresca fresca per la tv: vi stupirete nello scoprire che, persino dall’altra parte del mondo, in Giappone, queste cose vanno esattamente come nel nostro paese.

Kirino Natsuo, infatti, nel suo romanzo ci getta addosso senza troppi convenevoli un omicidio da prima pagina: un ragazzo schivo e di buona famiglia ha barbaramente ucciso la propria madre, per poi scappare senza lasciare né tracce, né tantomeno lacrime di pentimento. Le uniche persone a conoscenza dei suoi spostamenti sono quattro liceali, unite da quella confusa miscellanea di amicizia e rivalità che contraddistingue talvolta i rapporti adolescenziali; ciascuna di loro custodisce un segreto legato al proprio carattere o alla propria sessualità che solo il Vermiciattolo – ossia l’assassino – sembra in modo inspiegabile riuscire a cogliere. Terauchi, Youzan, Kirarin e Toshi (questi i loro nomi) s’impegnano, in una sorta di sfida reciproca, a compiacere e al tempo stesso provocare con la loro bellezza o le loro capacità il fuggitivo, che a tutte pare offrire la possibilità – o per lo meno la speranza – di spazzar via una vita monotona di compromessi e incertezze, per dare inizio a un’esistenza violentemente nuova.

La quotidianeità regolata dagli adulti e dalle rigide regole sociali è, in fondo, soltanto l’ennesimo palcoscenico in cui si recitano copioni mal formulati; basta l’irruzione della malattia, della morte, del tradimento, di un’ambizione cieca per rivelare le crepe del fondale e l’ambiguità dei personaggi. The real world, il mondo reale – sembra dire la scrittrice – è tutt’altro: è quello dei love hotel da quattro soldi, dei luoghi equivoci, degli appartamenti-gabbia e dei konbini (supermercati) di periferia; è quello delle pulsioni brutali e segrete, del sesso ambiguo e senza nomi, della solitudine implacabile e tagliente.

E alla realtà, purtroppo, non c’è scampo.

1 commento il Con le spalle al muro: “Real world” di Kirino Natsuo

  1. Ad oggi non c’è un romanzo della Kirino che non mi sia piaciuto, anche se il mio preferito resta ancora “Le quattro casalinghe di Tokyo” – ma non ho ancora letto “grotesque” e “L’Isola dei naufraghi”. “Real World” è una sorta di “Specchio” delle “casalinghe”, con la differenza che i protagonisti sono degli adolescenti, quegli adolescenti che abbiamo così bene imparato a conoscere, più smaliziati di quanto la loro famiglia amerebbe credere, più duri, più soli e, nello stesso tempo, più fragili. La complicità che le quattro protagoniste riservano al giovane matricida non ha niente a che fare con l’amicizia. Nessuna di loro saprebbe spiegare perchè lo fa, ma lo fa. Ognuna a suo modo, direttamente o indirettamente, è coinvolta nella “protezione” e nella “fuga” del coetaneo assassino. Ecco, ciò che colpisce è proprio questo: non sono i sentimenti ad unire questi giovani. E allora, che cos’è? Kirino Natsuo, prima di altri, sviluppa quella inquietudine provocata dalla “gioventù” contemporanea, fin troppo spesso nella letteratura giapponese messa in prima linea per esemplificare l’inquietudine di una civiltà, di un’era. L’autrice non è tenuta a motivarci la psicologia dietro i gesti. Ma ci racconta una buona storia, e in questo è bravissima.

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