E’ disponibile gratuitamente onlineOriente, Occidente e dintorni…: scritti in onore di Adolfo Tamburello, a cura di Franco Mazzei e Patrizia Carioti (Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, 2010).
Il volume – diviso in cinque tomi – raccoglie oltre cento saggi realizzati da numerosi studiosi e dedicati in special modo (ma non solo) alla cultura giapponese, nonché ai suoi rapporti con l’Italia e l’Europa, sebbene non manchino incursioni in altri ambiti.
L’opera è liberamente scaricabile in formato PDF dalla piattaforma Open Archive dell’Università “L’Orientale” di Napoli a questo link.
Come già accennato, il Far East Film Festival è alle porte. Quest’anno, fra gli ospiti giapponesi, vi saranno:
TANADA Yuki, regista, Round Trip Heart
OKITA Shuichi, regista, Mohican Comes Home
MATSUDA Ryuhei, attore, Mohican Comes Home
NAGATA Yoshihiro, produttore, The Inerasable
OBAYASHI Nobuhiko, regista
YOSHIDA Keisuke, regista, Hime-Anole
GO Morita, attore, Hime-Anole
UCHIDA Eiji, regista, Lowlife Love
SHIBUKAWA Kiyohiko, attore, Lowlife Love
KAWAKAMI Nanami, attrice, Lowlife Love
KURIBAYASHI Riri, attrice/Sexy J idol group, Lowlife Love
Adam TOREL, produttore, Lowlife Love
Pio D’EMILIA, giornalista, Fukushima: A Nuclear Story
SAITOH Takumi, attore, The Kodai Family
MITSUKA Megumi, produttore, The Kodai Family
ONE Hitoshi, regista, Bakuman
I film giapponesi in concorso sono:
Bakuman, ONE Hitoshi, mangaka action comedy, Japan 2015, European Premiere Creepy, KUROSAWA Kiyoshi, über-psycho-thriller, Japan 2016, Italian Premiere Flying Colours, DOI Nobuhiro, lost youth drama, Japan 2015, European Premiere The Inerasable, NAKAMURA Yoshihiro, psycho-horror with ghost, Japan 2016. European Premiere Hime-Anole, YOSHIDA Keisuike, pitiless thriller-drama, Japan 2016, World Premiere The Kodai Family, HIJIKATA Masato, telepathic love story, Japan 2016 World Premiere Lowlife Love, UCHIDA Eiji, movie-industry dramedy, Japan 2016, Italian Premiere Maniac Hero, TOYOSHIMA Keisuke, yuppie fantasy-action comedy, Japan 2016, World Premiere Mohican Comes Home, OKITA Shuichi, punk-hipster-redemption drama, Japan 2016, European Premiere Round Trip Heart, TANADA Yuki, anarchic road-movie romance, Japan 2015, Italian Premiere Three Stories of Love, HASHIGUCHI Ryosuke, redemption contemporary drama, Japan 2015, Italian Premiere
Film giapponesi fuori gara:
Rassegna BEYOND GODZILLA: ALTERNATIVE FUTURES AND FANTASIES IN JAPANESECINEMA
Blue Christmas, OKAMOTO Kihachi, Japan 1978 Exchange Students, OBAYASHI Nobuhiko, Japan 1982 Gamera 3: Incomplete Struggle, KANEKO Shusuke, Japan 1999 The Girl Who Leapt Through Time, OBAYASHI Nobuhiko, Japan 1983 House, OBAYASHI Nobuhiko, Japan 1977 Invasion of the Astro Monster, Honda Ishiro, Japan 1965 Latitude Zero, HONDA Ishiro, Japan 1969 Mysterians, HONDA Ishiro, Japan 1957 Matango, HONDA Ishiro, Japan 1963 School in the Crosshairs, OBAYASHI Nobuhiko, Japan 1981
Segnalo, infine, anche il documentario Fukushima: A Nuclear Story di Matteo Gagliardi.
Per altre informazioni, vi rimando al sito del Festival. Buone visioni!
Anche quest’anno Biblioteca giapponese è felice di essere webmedia partner di Far East Film Festival, la principale rassegna cinematografica italiana dedicata al cinema asiatico, ormai giunta alla diciottesima edizione. Il festival si terrà a Udine, dal 22 al 30 aprile, presso il Teatro Nuovo e il Teatro Visionario. Qui tutte le info.
“[…] Non è strano? Piú che di tutto il resto mi ero innamorato di quello Stupido detto da Kyōko. Del suo sguardo diretto e libero. Che mi scrutava dentro. Io volevo che lei mi scrutasse dentro.
Ma era difficile. Per quanto spesso ci incontrassimo, lei andava in un’altra direzione. Credo che non sapesse dove. Procedeva decisa e basta, non necessariamente con la speranza di arrivare da qualche parte, ma per la pura gioia di essere in cammino. Sono una pianta, diceva, ho bisogno di fuoco, di aria, di terra, di acqua. Altrimenti deperisco. E: Anche nel matrimonio si deperisce, non è vero? Il fuoco si spegne. L’aria diventa rarefatta. La terra si secca. L’acqua si esaurisce. Io appassirei. E tu anche. Si gettò indietro i capelli. Lavanda. E se invece no, obiettai. Se proprio la quotidianità, la nostra quotidianità fosse la promessa che ti faccio? Il tuo spazzolino accanto al mio. Tu che ti arrabbi perché ho dimenticato di spegnere la luce in bagno. Noi che scegliamo una tappezzeria che un anno dopo ci sembra orrenda. Tu che dici che sto mettendo su pancia. La tua sbadataggine. Hai di nuovo lasciato l’ombrello da qualche parte. Io che russo e tu non riesci a dormire. Io che in sogno sussurro il tuo nome. Kyōko. Tu che mi fai il nodo alla cravatta. Che mi saluti con la mano quando vado a lavorare. Io che penso: Sei una bandiera al vento. Lo penso con un dolore lancinante nel petto. Per amor del cielo, non basta questo? Non è sufficiente per essere felici? Svicolò: Dammi tempo. Ci penserò.
Aspettai. Per un mese. Poi finalmente arrivò una lettera. La sua scrittura. Rotonda. Aveva allegato dei fiori pressati. La mia risposta è sí, lessi: Sí, vorrei perdere migliaia di ombrelli finché non avrai messo su pancia. Le risposi. Scrittura spigolosa. Andiamo a scegliere la tappezzeria.”
Milena Michiko Flašar, Il signor Cravatta (trad. di Daniela Idra, Einaudi, 2014)
Fischia il vento tra i rami dei lecci. L’eco rincorre.
Sa di iris, rocce, brezza, questo libro; e di neve, ombra, luna.
Un mese, un anno. 90 haiku (Almisisi, 2015, pp. 96, € 15) di Alfredo Martini assomiglia, infatti, a una breve mappa delle stagioni della natura e dell’anima. Come suggerisce il titolo della raccolta, le liriche sono suddivise in dodici sezioni, quasi a voler scandire un diario intimo in cui si susseguono minuscole, esatte istantanee.
Come ha infatti dichiarato l’autore, queste composizioni “[s]ono un modo per cogliere un cambiamento, uno scarto rispetto allo scorrere normale di una giornata. […] Qualcosa che ha mutato un’attesa o che mi fa cambiare pensiero e la mente va all’haiku: un modo per fermare quest’eccezione, questo momento unico e diverso. Ecco cosa sono gli haiku per me. Un modo per intercettare frammenti della vita”.
L’impatto visivo dei versi – che, non di rado, costruiscono di per sé originali spazi sulla pagina – è amplificato da una grafica curata al dettaglio e dalla presenza di dodici bellisime foto del Giappone, che contribuiscono alla grazia discreta ma penetrante del volumetto: in questo modo ogni scheggia d’esistenza può riverberare verbalmente e esteticamente la sua genuina, poetica irripetibilità.
Il primo impatto – lo confesso – non è stato del tutto convincente: eppure Tokyo redux (trad. di Stefano Tettamanti e Maria Cristina Castellucci, Feltrinelli, pp. 28, € 0,99), ebook estratto da Il viaggio di un cuoco di Anthony Bourdain, possiede un suo perché. Nel breve saggio, il celebre chef, innamorato della cucina nipponica, descrive il suo viaggio alla scoperta delle delizie di Tokyo e dintorni (in primis, il famigerato fugu, ossia il potenzialmente letale pesce palla).
Si tratta senza dubbio di un’opera d’intrattenimento, ma non per questo del tutto banale o inutile. Bourdain, infatti, rivela un pregio non comune fra coloro che si occupano occasionalmente (o persino accidentalmente) del Giappone: si limita (non sempre, ahimè) a parlare di ciò che conosce e sa valutare meglio, vale a dire l’ambito gastronomico. Lo fa alla sua maniera, in modo istintivo, appassionato, talvolta persino iperbolico, ma cercando di essere quantomeno rispettoso. Inoltre, cosa rara in un libro di memorie a tema giapponese, i piatti e gli alimenti sono citati con il nome locale e spesso accompagnati da una breve descrizione.
“Mi ricordo che avvenne nel passaggio di stagione, tra la primavera e l’estate. Un giorno i bambini si accorsero di una gatta randagia che aveva partorito dei cuccioli sotto la nostra veranda e me lo comunicarono.
Una grande gatta nera, solita invadere le cucine del circondario, stava crescendo due micetti, un gatto tartaruga e un kijineko [gatto dal pelo nero, bianco e marrone], in uno spazio angusto dove stipavamo la legna e il bambù.” (Terada Torahiko, I gatti)
Pensando alla letteratura nipponica e ai felini, il primo nome che viene alla mente è, naturalmente,Io sono un gatto di Natsume Sōseki, dato alle stampe nel 1905; eppure, la produzione giapponese ha con questi animali un secolare rapporto, che affonda le sue radici nel folklore, nella produzione fiabistica e in alcune antiche opere come il Taketori monogatari (Storia di un tagliabambù, X sec.), il Meigetsuki (Cronache al chiaro di luna, XI-XIII sec.) e il Makura no sōshi (Le note del guanciale, XI sec.).
In essa i gatti hanno rappresentato – e rappresentano tuttora – ben più che dei meri elementi decorativi, come ben dimostra Gatti giapponesi. Ritratti felini dagli inizi del Novecento ai giorni nostri (CasadeiLibri, 2015, pp. 196, € 16, in offerta a 13,60), in cui sono proposti dieci racconti di altrettanti autori, pubblicati fra il 1909 e il 2007, molti dei quali (se non tutti) inediti in Italia. L’antologia è stata realizzata dallo studioso Diego Cucinelli, che ha curato le traduzioni, l’introduzione e i vari apparati biografici e critici che corredano il volume. Ogni testo, infatti, è accompagnato da una scheda dedicata al suo autore e da una sintetica spiegazione che illustra l’opera presentata, inquadrandola nella produzione dello scrittore.
Il libro è estremamente curato sotto ogni punto di vista, come per esempio testimoniano i caratteri utilizzati per i kanji del maestro Nagayama Norio, le numerose illustrazioni, le abbondanti e dettagliate note, l’impaginazione tersa e piacevole. A colpire ancor di più è però, innanzitutto, la varietà degli spunti e delle prospettive offerte dalle storie. I felini – come, per esempio, ne L’ufficio dei gatti di Miyazawa Kenji o La malattia di Re Gatto di Umezaki Haruo – divengono (s)oggetti narrativi su cui proiettare virtù e, più ancora, vizi tutti umani. Essi, inoltre, rivelano una particolare abilità nel mettersi in contatto con le zone più torbide dell’animo degli uomini, in cui desideri, inquietudini e oscuri impulsi s’intrecciano sino a confondersi.
Eros, thanatos e violenza sono non a caso solo alcuni dei temi che emergono negli scritti, contrassegnati da un’ampia gamma di sentimenti e sensazioni; che siano cuccioli indifesi o fantasmi (bakeneko), esemplari smaliziati o seduttori irresistibili, i gatti qui raffigurati, infatti, sanno sorprendere, commuovere, far riflettere o persino scandalizzare. E, soprattutto, è impossibile opporre resistenza al loro fascino sfuggente e ambiguo.
“A dispetto di ogni obiezione e sbeffeggiamento, dentro di me sono profondamente convinto di quanto affermando, ovvero che da qualche parte nel cosmo debba esistere quel particolare villaggio di cui racconta la tradizione, una città popolata unicamente di spiriti di gatti.” (Hagiwara Sakutarō, La città dei gatti)
Buon cast, ambientazioni suggestive, trama non originalissima, ma comunque gradevole: in potenza, Il fascino indiscreto dell’amore(Tokyo fiancée) di Stefan Liberski avrebbe le carte in regola per essere una commedia riuscita. E invece, a mio parere, si limita a essere un film piacevole, o poco più.
Ispirato al romanzo autobiografico Né di Eva né di Adamodi Amélie Nothomb (qui la mia recensione), la pellicola ci presenta il ritorno dell’omonima protagonista (Pauline Étienne) in Giappone, dove è nata vent’anni prima. In cerca di tutte le identità che si nascondono in lei e determinata a diventare una scrittrice, la ragazza si mantiene dando lezioni di francese a Tokyo; ed è grazie a queste che conosce Rinri (Taichi Inoue), un coetaneo nipponico col quale instaura un rapporto tenero e bizzarro. (altro…)
Ecco alcuni dei volumi previsti per il 2016; la data di uscita purtroppo è solo orientativa, ma cercherò di aggiornarvi in proposito appena possibile e di aggiungere ulteriori dettagli (come trame, eventuali modifiche del titolo, ecc.). Se siete a conoscenza di altre novità, condivitele pure nei commenti (ve ne sarò molto grata!).
*Narrativa*
Diario di Murasaki Shikibua cura di Carolina Negri (Marsilio, pp. 128, € 12; data prevista: gennaio 2016). Dal sito dell’editore: “Il nome di Murasaki Shikibu (970?-1019?) è legato in modo indissolubile al Genji monogatari, capolavoro della letteratura giapponese redatto agli inizi dell’XI secolo, probabilmente proprio nello stesso periodo in cui l’autrice prestava servizio come dama di corte. Della sua esistenza purtroppo ancora oggi non abbiamo molte notizie, però diverse fonti confermano l’appartenenza a una famiglia di governatori di provincia con una solida tradizione culturale e le sue straordinarie doti intellettuali, grazie alle quali fu scelta come dama al seguito di Shōshi (988-1074), figlia del potente Fujiwara no Michinaga (966-1028), negli anni successivi alla morte del marito”.
Mia amata Yuriko di Antonietta Pastore (Einaudi, pp. 132, € 16,50, in offerta a 14,03; uscita: gennaio 2016). Dal sito dell’editore: “Yuriko è una ragazza caparbia, vitalissima, che vive con la sua famiglia, d’origine contadina, sull’isola di Etajima, vicino all’Accademia navale. Yoshi appartiene invece a una stirpe di samurai, è uno dei migliori allievi dell’Accademia, ma si è iscritto solo per volere dei genitori – la sua vera passione è la poesia. In tempo di pace, il matrimonio tra i due sarebbe stato impensabile, ma di fronte alla possibilità che Yoshi venga mobilitato da un momento all’altro, anche i suoi impettiti genitori si ammorbidiscono, acconsentendo alle nozze. L’amore di Yuriko e Yoshi rischia però di essere un’altra vittima della bomba atomica. Yuriko infatti, non avendo da un po’ notizie del marito, imbarcato su una nave della flotta giapponese, la mattina del 6 agosto 1945 prende il traghetto diretto a Hiroshima, per andare a chiedere informazioni alle Poste centrali… Antonietta Pastore sa condurci con garbo e sapienza nell’universo giapponese, facendoci da guida tra i colori e i sapori di una società dai codici spesso indecifrabili. Muovendosi nello spazio e nel tempo, ci racconta il dolore struggente dell’abbandono, la fierezza dei sentimenti piú profondi, compresa la nostalgia, la dignità di chi pur subendo discriminazioni sceglie di non tradire la parte piú vera di sé”.
La notte dimenticata degli angelidi Kirino Natsuo (trad. di Gianluca Coci, Neri Pozza; uscita prevista: aprile 2016).
Il maestro del tèdi Inoue Yasushi (trad. di Gianluca Coci, Skira; uscita prevista: febbraio 2016).
La ragazza dell’altra rivadi Kakuta Mitsuyo (trad. di Gianluca Coci, Neri Pozza, pp. 352; uscita prevista: marzo 2016).
*Saggistica*
Il giapponese in parole semplici e complesse di Stefano Romagnoli (Hoepli, pp. 160, uscita prevista: febbraio 2016). Dalla presentazione dell’editore: “Un manuale didattico mirato a consolidare la padronanza del lessico giapponese, con molti dei vocaboli il cui apprendimento è previsto per il superamento del livello intermedio della certificazione linguistica giapponese, livelli 4 e 3 del Japanese Language Proficiency Test. Il volume aiuta a migliorare la capacità di espressione lessicale in modo contestualizzato, ovvero attraverso un approccio di tipo situazionale. Gli argomenti sono di carattere quotidiano, come richiesto nelle prove d’esame, e di difficoltà crescente: da contesti più semplici (la casa, il supermercato, la stazione) a quelli più complessi (l’ospedale, l’ufficio immigrazione, il negozio di cellulari). Inoltre sono tutti contesti esplicitamente giapponesi, in modo da offrire una base lessicale per chi voglia intraprendere un viaggio o un periodo di studio in Giappone”.
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