Categoria: narrativa di autori non giapponesi

“Il seme e il seminatore” di Laurens Van Der Post

Avevo atteso così impazientemente la visita di Natale di John Lawrence; eppure, ora che era qui, sembravamo incapaci di parlarci l’uno l’altro con naturalezza. Erano cinque anni che non lo vedevo. Da quando, finita la guerra, ci salutammo ai cancelli della prigione al momento del rilascio. Io, pronto a ritornare alla mia vita da civile, lui, pronto a riprendere servizio attivo nell’esercito. Fino a quel momento, per anni avevamo affrontato insieme i pericoli della guerra e le sofferenze del campo di prigionia in mano ai giapponesi.

il seme e il seminatoreDella seconda guerra mondiale vissuta dal côté giapponese, abbiamo scolpite nella memoria poche, nitide immagini: l’attacco di Pearl Harbor, il fungo atomico di Hiroshima, il discorso di Hirohito al popolo.

Non si parla, inoltre, di frequente della vita dei prigionieri di guerra (compresi di quelli fatti dai nipponici) – perché non è molto onorevole, per una nazione, ammettere che alcuni dei suoi sono caduti in mano nemica; e perché gli stessi ex prigionieri spesso non amano ricordare giorni che possono esser stati marcati da umiliazioni, fame, sofferenza.

Pubblicato nel 1963 e ora, finalmente, tradotto anche in italiano, Il seme e il seminatore dello scrittore sudafricano Laurens Van Der Post (trad. di Giacomo Falconi, Wordbridge Edizioni, 2017) – è, per molti versi, un libro singolare, non solo perché ha ispirato il celebre film di Ōshima Nagisa Merry Christmas, Mr Lawrence!, con la ancora più famosa colonna sonora curata da Sakamoto Ryūichi.

Il volume riunisce, appunto, tre racconti ambientati in un campo di prigionia giapponese; quello che ho più apprezzato è stato proprio quello da cui è stata tratta l’opera cinematografica (Una sbarra d’ombra), dal momento che mostra quanto il confine fra umanità e brutalità, ragione e pazzia sia labile (specie in circostanze estreme), come rivela il complesso rapporto fra John Lawrence e il sergente Hara.

Malgrado gli argomenti trattati siano di un certo spessore, la prosa nitida di Van Der Post accompagna e sostiene il lettore pagina dopo pagina, permettendogli così di affacciarsi su una realtà troppo spesso, purtroppo, taciuta per pudore, vergogna e dolore.

Novità in libreria (2017)

il giovane robotLa lista che qui presento è in continuo aggiornamento e non mira a essere esaustiva. Ogni suggerimento è ben accetto.

Narrativa

Poesia

Saggistica

Graphic novel

Prossime uscite

  • Iwaki Kei, Sayōnara Orenji, traduzione di Anna Specchio (Edizioni E/O) [data prevista: gennaio 2018]
  • Murakami Ryu, 69 (Sixty-nine), traduzione di Gianluca Coci (Atmosphere libri) [data prevista: 2017]
  • Sukegawa Durian, Le ricette della signora Toku, traduzione di Antonietta Pastore (Einaudi) [data prevista: gennaio 2018]

Grazie ad Alessandro, Jessica e Liana per i suggerimenti.

Un incubo giapponese: “Oche” di ZZ Packer

zz packer drinking coffee elsewhereE’ stato per colpa della bellezza.

Ecco: se Dina dovesse utilizzare una sola parola per spiegare la causa del suo traferimento in Giappone, forse userebbe quella. Non perché, in fondo, non ci sarebbero ragioni più valide per lasciare Baltimora – la morte della madre, la vita dagli orizzonti stretti, lo squallore del suo quartiere -, ma non può ammetterlo, così, a cuor leggero, di fronte agli altri, a quelli che stagione dopo stagione aspettano che il comune risistemi delle squallide casette in legno e considerano il massimo dell’esotismo mangiare il pollo del take-away cinese.

Dina, comunque, parte. Lavora, viene licenziata, gira per Tokyo, finisce a vivere in un appartamento con altri stranieri come lei. Ha il visto scaduto e la pelle nera: due elementi che certo non le rendono l’esistenza più semplice. Conosce la miseria, la paura, gli espedienti per tirar su qualche yen.

Era un segreto che condividevano; c’erano due tipi di fame: quella in cui puoi fare qualsiasi cosa per il cibo e quella in cui non riesci a fare più niente per procurartelo.

E conosce, soprattutto, alcuni dei lati meno allettanti del paese: l’interesse sessuale che desta negli uomini per via del suo colore, il senso di estraneità crescente e disarmante, la netta divisione fra nipponici e stranieri.

Gli occhi di tutti i giapponesi erano su di loro e per la prima volta Dina si sentì davvero imbarazzata nel senso giapponese del termine. Tutti li stavano guardando e lei non si era mai sentita più straniera di così, così gaijin. Qualcuno rise.

La ricerca della bellezza vale la perdita dell’innocenza? E’ su questa domanda che sembra, appunto, chiudersi Oche, racconto amaro e tagliente tratto dalla strepitosa raccolta Bere caffè da un’altra parte (trad. Enrico Monti, ISBN edizioni, 2006) di ZZ Packer, ambientata nei bassifondi degli Stati Uniti e del sogno americano, dell’ideologia del self-made man. Frivola e disperata, Dina, dall’altra parte dell’Oceano pacifico, non riesce che a sperimentarne l’esatto contrario: l’incubo della self-destroyed woman.

* * *

Per leggere un assaggio del racconto, si veda qui.

Per approfondire: Skin Color and Beauty in Japan

“Luoghi (comuni) del Giappone” e un mio contributo sulle “musmè”

Henrietta Rae (1859-1928) Azaleas
Henrietta Rae (1859-1928), Azaleas

E’ disponibile online gratuitamente il vol. 3, n. 2 della rivista “Lingue culture mediazioni” (2016), intitolato Luoghi (comuni) del Giappone, a cura di Virginia Sica e Tsuchiya Junji. Fra i contributi (che potete trovare elencati qui sotto e scaricare dal sito che ospita la pubblicazione), figura anche uno che ho dedicato alla rappresentazione della musmè (fanciulla giapponese) nella letteratura italiana tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Buona lettura!

 

Editoriale. Il Sol Vagante, in metamorfosi tra identità e alterità
Tsuchiya Junji

Prefazione. In principio furono i samurai …
Virginia Sica

Dall’Impero del Sol Levante alle terre del Sol Ponente: la (s)fortuna dello haiku in America latina tra esotismi, stereotipizzazioni e lodevoli eccezioni
Irina Bajini

Dicotomie identitarie: l’immaginario del Giappone nelle rappresentazioni turistiche occidentali
Paolo Barbaro

Vecchi e nuovi luoghi comuni del e sul cinema giapponese contemporaneo, tra esotismo e autorappresentazioni
Giacomo Calorio

Un paese senza avvocati? Stereotipi, fraintendimenti e riflessioni storico-comparative sulla professione legale in Giappone
Giorgio Fabio Colombo

Il gourmet manga al di là del sushi
Maria Teresa Orsi

Samurai in love. Ritratti di samurai della seconda metà del XVIII secolo in visita ai quartieri del piacere
Cristian Pallone

“Una perfetta giapponese”: la costruzione japonisant del Giappone e della musmè ne ‘La veste di crespo’ di Matilde Serao
Anna Lisa Somma

I Giapponesi, parlanti obliqui e vaghi per la salvaguardia di ‘wa’: quanto c’è di vero nel luogo comune?
Chiara Zamborlin

 

5 blog stranieri di letteratura giapponese da seguire

Takeuchi Keishu Mouse Lamp

Quando sono in cerca di idee per articoli da scrivere, desidero scoprire novità editoriali internazionali o, semplicemente, ho voglia di leggere una recensione ben fatta, ho cinque stabili punti di riferimento in rete. Eccoli, con la speranza anche voi possiate apprezzarli come me.

  • Contemporary Japanese literature (in inglese): come suggerisce il titolo, il blog è dedicato alla letteratura contemporanea (anche se non mancano incursioni nel mondo degli anime, dei manga e dei videogame) ed è curato da Kathryn Hemmann, docente di letteratura cinema e cultura giapponese alla George Mason University (Stati Uniti). Le sue recensioni sono coincise, ma dense e ricche di spunti di riflessione.
  • Koratai (in spagnolo): la letteratura giapponese la fa da padrona in questo blog che non disdegna soffermarsi anche su opere “de otras latitudes” (di altre latitudini). Ana Matellanes García, specializzata in comunicazione digitale, ha creato così un angolo accogliente, esteticamente molto gradevoe, in cui è un piacere abbandonarsi alla lettura.
  • La Littérature Japonaise (in francese): specializzato in letteratura del ventesimo e del ventunesimo secolo, è per me un punto di riferimento del quale difficilmente potrei fare a meno: il mercato francese è, infatti, molto attivo sul fronte delle traduzioni dal giapponese e delle pubblicazioni dedicate all’arcipelago nipponico. Da segnalare nel blog la sezione dedicata ai traduttori.
  • Monkey Business International (in inglese): promuove le attività del magazine letterario “Monkey Business”, fondato nel 2008 da Motoyuki Shibata, traduttore e docente universitario di letteratura statunitense. Come evidenzia il sottotitolo (“new writing from Japan”), ha un occhio di riguardo per la letteratura contemporanea; periodicamente, inoltre, pubblica antologie in inglese di autori giapponesi.

L’amore e la quotidianità (da “Il signor Cravatta” di Milena Michiko Flašar)

umbrella“[…] Non è strano? Piú che di tutto il resto mi ero innamorato di quello Stupido detto da Kyōko. Del suo sguardo diretto e libero. Che mi scrutava dentro. Io volevo che lei mi scrutasse dentro.

Ma era difficile. Per quanto spesso ci incontrassimo, lei andava in un’altra direzione. Credo che non sapesse dove. Procedeva decisa e basta, non necessariamente con la speranza di arrivare da qualche parte, ma per la pura gioia di essere in cammino. Sono una pianta, diceva, ho bisogno di fuoco, di aria, di terra, di acqua. Altrimenti deperisco. E: Anche nel matrimonio si deperisce, non è vero? Il fuoco si spegne. L’aria diventa rarefatta. La terra si secca. L’acqua si esaurisce. Io appassirei. E tu anche. Si gettò indietro i capelli. Lavanda. E se invece no, obiettai. Se proprio la quotidianità, la nostra quotidianità fosse la promessa che ti faccio? Il tuo spazzolino accanto al mio. Tu che ti arrabbi perché ho dimenticato di spegnere la luce in bagno. Noi che scegliamo una tappezzeria che un anno dopo ci sembra orrenda. Tu che dici che sto mettendo su pancia. La tua sbadataggine. Hai di nuovo lasciato l’ombrello da qualche parte. Io che russo e tu non riesci a dormire. Io che in sogno sussurro il tuo nome. Kyōko. Tu che mi fai il nodo alla cravatta. Che mi saluti con la mano quando vado a lavorare. Io che penso: Sei una bandiera al vento. Lo penso con un dolore lancinante nel petto. Per amor del cielo, non basta questo? Non è sufficiente per essere felici? Svicolò: Dammi tempo. Ci penserò.

Aspettai. Per un mese. Poi finalmente arrivò una lettera. La sua scrittura. Rotonda. Aveva allegato dei fiori pressati. La mia risposta è sí, lessi: Sí, vorrei perdere migliaia di ombrelli finché non avrai messo su pancia. Le risposi. Scrittura spigolosa. Andiamo a scegliere la tappezzeria.”

Milena Michiko Flašar, Il signor Cravatta (trad. di Daniela Idra, Einaudi, 2014)

immagine tratta da qui

 

Amélie (Nothomb) e il Giappone: “Il fascino indiscreto dell’amore” (Tokyo fiancée)

tokyo fiancee amelie nothomb

Buon cast, ambientazioni suggestive, trama non originalissima, ma comunque gradevole: in potenza, Il fascino indiscreto dell’amore (Tokyo fiancée) di Stefan Liberski avrebbe le carte in regola per essere una commedia riuscita. E invece, a mio parere, si limita a essere un film piacevole, o poco più.

Ispirato al romanzo autobiografico Né di Eva né di Adamo di Amélie Nothomb (qui la mia recensione), la pellicola ci presenta il ritorno dell’omonima protagonista (Pauline Étienne) in Giappone, dove è nata vent’anni prima. In cerca di tutte le identità che si nascondono in lei e determinata a diventare una scrittrice, la ragazza si mantiene dando lezioni di francese a Tokyo; ed è grazie a queste che conosce Rinri (Taichi Inoue), un coetaneo nipponico col quale instaura un rapporto tenero e bizzarro. (altro…)

“Treni in corsa nelle notti di Kyoto” di Patrick Holland

treni in corsa nelle notti di kyoto
“Travel of galactic railroad”, foto di Katagiri Hideyuki

Un treno e ancora un altro, una notte dopo l’altra: è in questo curioso modo che Patrick Holland vive il suo primo incontro col Giappone. Giunto qui ad agosto, nel pieno delle commemorazioni per O-bon, dal momento che nessun alloggio è più disponibile, decide di trascorrere le ore dopo il tramonto in vagone, come racconta nei primi capitoli del suo Treni in corsa nelle notti di Kyoto (trad. di Giacomo Falconi, Exorma, 2015, pp. 252, € 15,90, ora in offerta a 13,52), volume dedicato ai ricordi dei suoi soggiorni in Giappone, Cina e Vietnam.

Facendo, dunque, di necessità virtù, lo scrittore poco alla volta si lascia andare al flusso inatteso delle esistenze che si dipanano lungo e attorno i binari, finendo così per scoprire aspetti poco noti della società nipponica e, soprattutto, storie di uomini e donne che hanno forse perso tutto, tranne la dignità. (altro…)

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