Che succede se un’intellettuale giapponese, che vive da anni in Italia, si mette sulle tracce di Saba a Trieste?
Semplice: nasce un libro dal bellissimo titolo di Trieste no sakamichi, ossia Le vie in salita di Trieste, edito nel 1995
dalla casa editrice Shincho Bunko. L’autrice, Atsuko Suga, ci ha regalato molte traduzioni dalla sua lingua nativa, e altrettante ne ha donate al Giappone dei nostri nuovi classici (Natalia Ginzburg, Sandro Penna, Antonio Tabucchi).
Da quanto so, purtroppo questo volume non è stato mai tradotto in italiano; vi riporto uno stralcio che sono riuscita a rintracciare su internet:
La mattina dopo, in albergo, faccio colazione in una sala inondata dal sole. Sento il canto degli uccelli che arriva dalla finestra e incuriosita esco sul balcone. L’hotel è posto in collina, un po’ fuori dal centro, e si gode una bella vista della città: in quel momento capisco di trovarmi a Trieste. Vedo Trieste come la vedeva Saba, è la città che lui amava e vedeva. I tetti neri della città vecchia contrastano con il blu del cielo e del mar Adriatico e con il bianco dei gabbiani che volano compiendo cerchi nell’aria. Quando il cameriere porta del pane, i gabbiani si avvicinano e a me sembra che Saba sia qui. Sarei curiosa di sapere cosa diceva Saba osservando i gabbiani.