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Il diritto contemporaneo giapponese: “Giappone: un diritto originale alla prova della globalizzazione” di G. F. Colombo

Tra le virtù del Giappone che senza dubbio colpiscono di più gli occidentali si annoverano il rigore e l’efficienza dimostrati in ogni ambito della società. Questa ferrea organizzazione è frutto di un lungo percorso sociale, politico e storico che interessa naturalmente anche l’ambito della giurisprudenza nipponica, poco nota qui in Italia, vista la tendenza nostrana al confronto con il diritto statunitense o d’area europea.
Per queste ragioni, desta senz’altro interesse la recente pubblicazione di Giappone: un diritto originale alla prova della globalizzazione (ed. Cafoscarina, pp. 176, € 14) di Giorgio Fabio Colombo, docente di diritto giapponese.
Questa la presentazione ufficiale dell’opera:

Nonostante le influenze tradizionali cinesi, ottocentesche europee e statunitensi nel secondo dopoguerra, il diritto giapponese mantiene alcuni tratti caratteristici. Il presente volume mira proprio a evidenziare alcune peculiarità di questo sistema. L’attenzione è dedicata esclusivamente al diritto contemporaneo, che rimane ancora oggi quello meno studiato in Italia. La scelta degli argomenti è volta a presentare al lettore italiano un bouquet di tematiche tratte dai vari settori del diritto (civile, penale, costituzionale, ecc.) di interesse attuale nel dibattito giuridico giapponese e che mostrano in qualche misura l’interazione fra diritto formale e diritto vivente, anche nell’ottica della circolazione dei modelli. I temi trattati sono stati selezionati specificamente al fine di evidenziare un contrasto, o una convivenza, fra istituti di origine straniera e il substrato (o forse il “neostrato”) locale. L’obiettivo è quello di dimostrare che il Giappone, al di là di influenze ed evoluzioni provenienti dall’esterno o addirittura eterodirette, rappresenta un sistema giuridico originale.

La dichiarazione della libertà intellettuale delle biblioteche giapponesi

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Tama Art University Library

Forse quasi nessuno se ne ricorderà, ma quest’anno cade il cinquantacinquesimo anniversario dell’adozione da parte della Japan Library Association (JLA) della dichiarazione della libertà intellettuale delle biblioteche, redatta nel 1954, all’indomani della seconda guerra mondiale.
Oltre, naturalmente, a supportare i diritti fondamentali dell’individuo (libertà d’espressione e d’opinione, diritto ad accedere alla cultura…), il documento definisce i principi fondanti dell’ideologia bibliotecaria nipponica:
1. Libertà di selezionare il materiale (the freedom of libraries to select their materials).
2. Libertà di rendere materiali e strutture disponibili alla comunità (the freedom of libraries to make their materials and facilities available to the people).
3. Diritto di proteggere i benefattori (the right of libraries to protect the privacy of their patrons).
4. Diritto di opporsi a tutte le forme di censura (the right of libraries to oppose all forms of censorship).

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