Pochi giorni fa, sono state divulgate alcune immagini della ricostruzione giapponese post terremoto: le strade sono state in gran parte ripulite e rimesse in sesto, i detriti spazzati via, le abitazioni ristrutturate. La grande efficienza nipponica potrebbe dunque farci ingenuamente pensare che tutto stia faticosamente ritornando alla normalità e che anche per i giapponesi, in fondo, si sia trattato soltanto di una brutta parentesi.
A scuotere le nostre coscienze e a mostrarci la cruda realtà dei fatti interviene un piccolo libro, Tsunami nucleare (ed. Manifesto, pp. 128, € 10; ora in offerta su Amazon.it a 7) di Pio d’Emilia, esperto di Giappone e di sud-est asiatico, nonché collaboratore delle principale testate italiane. Il giornalista ha seguito il terremoto con le sue disastrose conseguenze atomiche direttamente dal fronte; queste pagine riuniscono insieme le sue testimonianze dal vivo, coprendo l’arco di un mese a partire dal terribile 11 marzo.
Il volume è arricchito da una testimonianza della scrittrice Taguchi Randy (“Ecco come è nata la scelta nucleare del Giappone”), nonché da una nota critica riguardante la copertura della notizia da parte della stampa internazionale, che forse certi giornalisti italiani – capaci di sfoggiare in occasione della tragedia nipponica tutti i luoghi comuni immaginabili e una bella dose di inventiva per aumentare il pathos – dovrebbero leggere con attenzione.