Categoria: approfondimenti

Natsuo Kirino a Mantova (settembre 2010)

Tutti coloro che amano Natsuo Kirino e i suoi avvicenti romanzi non possono lasciarsi sfuggire l’occasione di incontrarla dal vivo in una delle più importanti manifestazioni italiane, vale a dire il Festival della letteratura che ogni anno, a settembre, si tiene a Mantova.
La scrittrice giapponese incontrerà i suoi lettori domenica 12 settembre 2010, presso il Conservatorio di Musica “Lucio Campiani” (Mantova), per presentare una delle sue ultime fatiche letterarie, L’isola dei naufraghi, in uscita a settembre, di cui vi parlerò presto.

Racconti giapponesi: "La monaca tuttofare, la donna serpente, il demone beone"

Alcuni titoli di libri hanno il potere di colpire subito l’immaginazione; naturale, dunque, che io sia rimasta sorpresa da La monaca tuttofare, la donna serpente, il demone beone. Racconti dal medioevo giapponese (trad. di Roberta Strippoli, Marsilio, pp. 232, € 16). Per chi volesse (come me) saperne di più, ecco la presentazione dell’editore:

Nobili principi che si innamorano di fanciulle non nobili; monaci e monache che possiedono ben poco oltre al saio e alla ciotola; furbi campagnoli in grado di conquistare dame di rango elevato e altri meno acuti che scambiano uno specchio per un demone; demoni che amano il vino e la compagnia delle belle ragazze e guerrieri pronti a rischiare la vita per sconfiggerli. Una donna che in preda alla gelosia si trasforma in enorme rettile e corre all’inseguimento del giovane monaco che ha rifiutato le sue proposte amorose. E ancora, personaggi immaginari, e poi volpi, gatti e topi che interagiscono con gli esseri umani. Questi racconti, alcuni dei quali tradotti per la prima volta in una lingua occidentale, offrono uno spaccato di gesta eroiche, ideali romantici e sogni di arricchimento a testimonianza del grande dinamismo culturale e sociale di un paese in trasformazione, dove l’ordine che per secoli ha stabilito l’identità del dominante e del dominato viene finalmente messo in discussione. Gli otogizo-shi sono racconti del tardo medioevo giapponese che rielaborano, con umorismo e originalità, temi e motivi appartenenti alle tradizioni orali e letterarie delle epoche precedenti, come i monogatari di corte di epoca Heian e i monogatari guerreschi di epoca Kamakura. Ne sono giunti fino a noi circa quattrocento, che si presentano sotto forma sia di rotoli illustrati sia di libretti copiati a mano o stampati e vantano molteplici origini: alcuni furono creati e diffusi oralmente da cantastorie girovaghi, altri furono scritti da intellettuali di vario genere – monaci, guerrieri e nobili decaduti – e non conobbero mai una forma orale. Per l’estrema vivacità e inventiva del linguaggio, con descrizioni dalla fantasia quasi rabelaisiana di luoghi, personaggi e situazioni, rappresentano una delle eredità culturali più importanti del Giappone medievale.

Testi d'argomento giapponese pubblicati negli ultimi sei anni

Ho trovato sul sito dell’Aistugia (Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi) questa utilissima lista delle pubblicazioni di argomento nipponiche uscite negli ultimi sei anni.

Testi pubblicati da giugno 2008 a settembre 2009

Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: ponte tra Oriente e Occidente, a cura di A. Tamburello, A.Üçerler, Marisa Di Russo, Atti del Convegno tenuto a Chieti nel 2006, Institutum Historicum Societatis Iesu, Roma 2008.

Beretta Lia, Il viaggio in Italia di Tokugawa Akitake, la missione in Europa del fratello dell’ultimo shōgun, Centro Interuniversitario di Ricerche sul Viaggio in Italia (CIRVI), Moncalieri 2008.

Beretta Lia, “Una pittrice giapponese a Palermo nell’Ottocento: O-Tama Kiyohara Ragusa”, in Bollettino del C.I.R.V.I., n. 55, Passeggiate in Sicilia, Gennaio-Giugno 2007, Anno XXVIII, Fascicolo I, pp. 57-84, Centro Interuniversitario di Ricerche sul Viaggio in Italia, Moncalieri.

Beretta Lia, “Miyake Kokki. Un pittore giapponese in viaggio in Sicilia nel 1921”, in Bollettino del C.I.R.V.I., 58, Luglio-Dicembre 2008, Anno XXIX,  Fascicolo II, pp.285-304.

Bienati, Luisa e Scrolavezza, Paola, La narrativa giapponese moderna e contemporanea, Marsilio, Collana Elementi, 2009.

Boscaro Adriana, Ventura e sventura dei gesuiti in Giappone (1549-1639), Cafoscarina, 2008.

Boscaro Adriana, “Valignano interpreta il Giappone: Il Cerimoniale”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 217-229.

Boscaro Adriana, “Perché Nagasaki?”, in Madama Butterfly l’orientalismo di fine secolo, l’approccio pucciniano, la ricezione (Atti del Convegno Internazionale di Studi Lucca-Torre del Lago, 28-30 maggio 2004), a cura di Arthur Groos e Virgilio Bernardini, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2008, pp. 3-15.

Boscaro Adriana, “Il Genji monogatari rivisitato”, in Genji monogatari. Il Principe Splendente nelle collezioni del Museo d’Arte Orientale di Venezia, catalogo a cura di F. Spadavecchia, Marsilio 2008, pp. 6-9.

Busquet Cinto, Incontrarsi nell’Amore. Una lettura cristiana di Nikkyō Niwano, Roma, Città Nuova Editrice, 2009.

Calza Gian Carlo, Genji il principe splendente, Mondadori Electa, 2008.

Diario di Izumi Shikibu (Izumi Shikibu nikki), a cura di Carolina Negri, Marsilio, 2008.

Di Russo Marisa, “La corrispondenza epistolare di Valignano. A proposito di una lettera ritrovata nel monastero di Santa Chiara a Chieti”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 279-309.

Di Russo Marisa, “I ritratti di Alessandro Valignano: nota iconografica” (pp. 357-367), e “Cronologia valignanea” (pp. 369-383), in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008.

Iaccarino Ubaldo, “Alessandro Valignano e la missione Cobo (1592)”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 129-143.

Kawabata Yasunari, La bellezza sfiorisce presto e altri racconti [Chirinuru o, 1933 (La bellezza sfiorisce presto), Take no koe momo no hana, 1970 (Voci di bambù fiori di pesco), Sōshiki no meijin, 1923 (Maestro di funerali)], traduzione, postfazione, nota biografica di Ornella Civardi, SE 2008.

Kirino Natsuo, Real World, a cura di Gianluca Coci, Neri Pozza Editore, 2009.

Marino Susanna, Grammatica pratica di giapponese. Con esercizi di autoverifica, Zanichelli 2008.

Menegazzo Rossella, Shashinkyō “specchio copia del vero”. Alla ricerca del naturalismo nelle prime immagini fotografiche del Giappone, Cafoscarina 2008.

Mishima Yukio, Abito da sera (Yakaifuku, 1967), tr. di Virginia Sica con un saggio introduttivo (Mishima e la “sindrome di Jorge”), Oscar Mondadori, 2008.

Mishima Yukio, La spada (Ken, 1963), seguito da Henry Miller, Riflessioni sulla morte di Mishima, tr. di Ornella Civardi, SE, 2009.

Miyabe Miyuki, Il passato di Shoko (Kasha, 1992), tr. di Vanessa Zuccoli, Fanucci, 2008.

Mogi Hitoshi, Taiko. Il tamburo giapponese Tradizione e rinnovamento (Nyūmon Nihon no taiko, 2003), trad. di Mario Carpino, Gobook editore, 2008.

Murakami Haruki, After Dark, tr. di Antonietta Pastore, Einaudi Supercoralli, 2008.

Nenzi Laura, Excursions in Identity. Travel and the Intersection of Place, Gender, and status in Edo Japan, University of Hawai’i Press, 2008.

Nenzi Laura, “Encountering the World: Kawai Tsugunosuke’s 1859 Journey to Yokohama and Nagasaki”, Early Modern Japan, XVI, 2008, pp. 68-83.

Oda Makoto, Ichigo ichie – Ogni incontro è irripetibile (Owaranai tabi, 2006),  trad. di Manuela Suriano, DeriveApprodi, 2008.

Ogawa Yoko, Una perfetta stanza di ospedale, tr. di Massimiliano Matteri e Matake Yumiko, Adelphi, 2009. [Contiene Kanpekina byōshitsu (1989) e Agehachōga kowareru toki (1988, Quando la farfalla si sbriciolò)].

Takami Koushun, Battle Royale, trad. Tito Faraci, Oscar Mondadori, 2009.

Taguchi Randy, Mosaico (Mozaiku), trad. di Gianluca Coci, Fazi Editore, 2008.

Tamburello Adolfo, “Considerazioni conclusive”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 329-354.

Tollini Aldo, Antologia del Buddhismo Giapponese, Einaudi, 2009.

Volpi Vittorio e Mazzei Franco, “La lezione del Valignano nella gestione della diversità culturale nell’era della globalizzazione”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 313-325.

Yoshimoto Banana, Chie-chan e io (Chiechan to watashi, 2007), trad. di Giorgio Amitrano, Feltrinelli 2008.

Watanabe Sumiko e Manuela Suriano, Hayashi Kyoko – hito to bungaku, Bensey Publishing Inc., Tokyo, 2009.

Testi pubblicati nel 2006-2007-2008 (maggio)

Amitrano Giorgio, Yama no oto. Kowareyuku kazoku, Misuzu shobō, 2007.

Amitrano Giorgio, Il mondo di Banana Yoshimoto, Feltrinelli, 2007.

Anonimo, Sogno di una notte di primavera. Storia del Secondo Consigliere di Hamamatsu (Hamamatsu chūnagon monogatari), a cura di Andrea Maurizi, Go Book Editore, Merate (MI), 2008.

Beretta Lia, “Viaggiatori giapponesi in Italia, IV, Viaggi di artisti nell’epoca Meiji-Taishō”, Bollettino del C.I.R.V.I., n. 53, gennaio-giugno 2006, Anno XXVII, fasc. I, pp. 153-196.

Beretta Lia, “Giugno 1585: Un’ambasceria giapponese a Ferrara”, in Studi e Ricerche – Cronaca di un centenario, Bollettino della Ferrariae Decus n. 23, 31 dicembre 2006, pp. 227-237.

Beretta Lia, “La saga dei semai in Oriente nell’Ottocento. Lorenzo Inselvini da Brescia a Yokohama via Mosca e Pechino”, in L’impresa di Marco Polo, Cartografia, viaggi, percezione (Convegno internazionale, Spoleto 2005), Edizioni TIELLEMEDIA, Roma 2007, pp. 277-286.

Carioti Patrizia,Cina e Giappone sui mari nei secoli XVI e XVII, Ed. Scientifiche Italiane, 2007.

Casari Matteo, Teatro nō. La via dei maestri e la trasmissione dei saperi, Bologna, CLUEB, 2008.

Ciccarella Emanuele, L’angelo ferito. Vita e morte di Mishima, Liguori, 2007.

Ciriacono Salvatore, “Scambi commerciali e produzione di beni di lusso nel Giappone del periodo Edo. Una lettura storiografica”, Quaderni Storici, 125, 2/2007, pp. 591-621.

Corso di lingua giapponese, Volume I, a cura di S. De Maio, C. Negri, J. Oue, Hoepli, 2007.

Corso di lingua giapponese Volume II, a cura di S. De Maio, C. Negri, J. Oue, Hoepli, 2007.

Corso di lingua giapponese Volume III, a cura di S. De Maio, C. Negri, J. Oue, Hoepli, 2008.

De Palma Daniela, Il Giappone contemporaneo. Politica e società, Carocci Editore, 2008.

Di Fratta Gianluca (a cura di), ROBOT. Fenomenologia dei giganti di ferro giapponesi, Società Editrice L’Aperia, 2007.

Dizionario della saggezza orientale, Mondadori, 2007.

Failla Donatella, “Vasi Orientali nel Museo Chiossone”, FMR, N. 21 (2007), pp. 133-156.

Failla Donatella, Herend e la Via della Porcellana: Chinoiserie e Japonisme, exhibition catalogue, Museo d’Arte Orientale “Edoardo Chiossone”, 29 June 3-9 December 2007, La Neograf, San Giuliano Milanese, 2007.

Higashino Keigo, Il segreto del lago, trad. di Paola Scrolavezza, Baldini Castoldi Dalai, 2007.

Ichikawa Takuji, Quando cadrà la pioggia tornerò (Ima ai ni yukimasu), trad di Marcella Mariotti, Salani Editore, 2007.

Ihara Saikaku, Vita di un libertino (Kōshoku ichidai otoko, 1682), trad. di Lydia Origlia), ES, 2007 (ristampa dell’edizione Guanda del 1988).

Ishida Ira, Tokyo nights (Ikebukuro uesuto g„to påku, 1998), tr. di Naomi Visconti, Fanucci, 2006.

(Izumi Shikibu nikki) Diario di Izumi Shikibu, trad. di Carolina Negri, Marsilio, 2008.

Kawabata Yasunari, La banda di Asakusa (Asakusa kurenai dan, 1930), trad. di Costantino Pes, Einaudi, 2007.

Kirino Natsuo, Grotesque (Gurotesuku, 2003), trad. di Gianluca Coci, Neri Pozza, 2008.

Maraini Dacia e Fosco, Il gioco dell’universo, Mondadori, 2007.

Maraini Fosco, Pellegrino in Asia, a cura di F. Marcoaldi, Meridiani Mondadori, 2007.

Maraini Fosco, Gnòsi delle Fànfole, Baldini Castoldi Dalai, 2007 (ristampa, con annesso CD con musiche di M. Altomare e S. Bollani).

Maraini Toni, La lettera da Benares, Sellerio, 2007.

Marangoni Rossella, Tokyo. La scrittura, la città, la notte, Unicopli, 2007.

Mazzei Franco, “Il ritorno del Giappone”, Mistero Giappone, Quaderni Speciali di LIMES, ottobre 2007, pp. 9-22.

Mishima Yukio, Una virtù vacillante (Bitoku no yoromeki, 1957), trad. di Lydia Origlia, SE, 2007.

Moretti Laura, “Il Fondo Marega: contenuti, potenzialità e significati della collezione di un singolare missionario-nipponista”, Salesianum, LXVIII, 4, ott.-dic. 2006, pp. 745-781.

Mori Ōgai, Vita sexualis, trad. di Ornella Civardi, ES, 2007.

Mori Ogai (a cura di Matilde Mastrangelo), Il Romanticismo e l’Effimero. La trilogia tedesca (Doitsu sanbusaku): La ballerina (Maihime), Il messaggero (Fumizukai), Ricordi di vite effimere (Utakata no ki), Go Book editore, 2008.

Murakami Haruki, Kafka sulla spiaggia (Umibe no Kafuka, 2002), trad. di Giorgio Amitrano, Einaudi, 2008.

Murakami Ryū, Tokyo Soup (In za miso sūpu, 1997), trad. di Katia Bagnoli e Kaoru Tashiro, Mondadori, 2006.

Nakagami Kenji, Mille anni di piacere (Sennen no yuraku), trad. di Antonietta Pastore, Einaudi, 2007.

Nakano Hitori, Train man (Densha otoko, 2004), trad. di Mimma De Petra, Isbn Edizioni, 2007.

Natsume Sōseki, Il signorino (Bocchan), trad. di Antonietta Pastore, Neri Pozza, 2007.

Nishida Kitarō, Uno studio sul bene (a cura di E. Fongaro), Bollati Boringhieri, 2007.

No geisha. Otto modi di essere donna nel Giappone di oggi, Racconti, ed. it. a cura di Gianluca Coci, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2008.

Ōe Kenzaburō, Note su Hiroshima (Hiroshima nōto), trad. di Gianluca Coci, Alet Edizioni, Padova, 2008.

Ogawa Yōko, La casa della luce (contiene: Ninshin karendā, Domitori, Daibingu Pūru), tr. di Mimma De Petra, il Saggiatore, 2006.

Ogawa Yōko, La formula del professore (Hakase no aishita sūshiki, 2003), trad. di Mimma De Petra, il Saggiatore, 2008.

Ogawa Yōko, L’anulare (Kusuriyubi no hyōhon, 1994), trad. di Cristiana Ceci, Adelphi, 2007.

Pasqualotto Giorgio, Figure di pensiero. Opere e simboli nelle culture d’Oriente, Marsilio, 2007.

(Kataoka Shikō) Personale di Kataoka Shikō. Lo spirito giovane della calligrafia classica, a cura di Virginia Sica e Francesca Tabarelli de Fatis, Go Book Editore, Trento, 2006.

Principato Alfredo, Fondamenti di Karate-Dô, Calzetti-Mariucci Editori, 2007.

Sakurai Ami, Un mondo innocente (Inosento wåudo, 1996), trad. dall’inglese di Stefania Di Natale, Newton Compton, 2006.

Spadaro Maria Antonietta, O’Tama e Vincenzo Ragusa, Echi di Giappone in Italia, Ed.Kalos, Palermo, 2008.

Suriano Manuela, “A Ground Zero”(con traduzione di A Ground Zero di Hayashi Kyoko), Lo straniero, IX, 62/63, agosto/settembre 2005, pp. 38-45.

Suzuki Kōji, Dark water (Honogurai mizu no soko kara, 1996), trad. dall’inglese di Emanuela Cervini, Nord, 2006.

Taguchi Randy, Antenna (Antena), trad. di Gianluca Coci, Fazi Editore, 2007.

Takahashi Gen’ichirō, Sayonara, gangsters (Sayonara, gyangutachi, 1985), traduzione, postfazione e note di Gianluca Coci, Bur, 2008.

Takashi Yoichi, La storia del Tengu (Horafuki tengu, 1972), trad. di Marcella Mariotti, Casa dei Libri, 2008.

Tanizaki Jun’ichirō, Neve sottile (Sasame yuki, 1948), trad. di Olga Ceretti Borsini, Guanda, 2008 (ristampa dell’edizione del 1989).

Urru Luigi, Il fantasma tra i ciliegi. Topografie di primavera a Tokyo, Liguori, 2007.

Vianello Giancarlo (a cura di), Messaggi del Nulla. La scuola di Kyōto in Europa, Rubbettino, 2006.

Wataya Risa, Solo con gli occhi, tr. di Antonietta Pastore, Einaudi, 2007.

Yamada Taichi, Una voce lontana (Tōku no koe o sagashite, 1989), trad. di Emanuela Cervini, Nord, 2007.

Yoshimoto Banana, Ricordi di un vicolo cieco (Deddoendo no omoide, 2003), trad. di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 2006.
Yoshimoto Banana, Il coperchio del mare (Umi no futa, 2004), trad. di Alessandro G. Gerevini, Feltrinelli, 2007.

Testi pubblicati nel 2006-2005-2004

Abe Kōbō, L’incontro segreto (Mikkai), trad. di Gianluca Coci, Manni editore, Lecce 2005.

Alberizzi Valerio Luigi, “I manoscritti dei testi sacri dall’VIII al XII secolo come fonti per lo studio della lingua giapponese”, in Scritture e codici nelle culture dell’Asia: Giappone, Cina, Tibet, India. Prospettive di studio, a cura di G. Boccali e M. Scarpari, Cafoscarina, 2006, pp. 35-54.

Amitrano Giorgio, “Il mito della morte precoce in Mishima Yukio”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp. 1-12.

Beretta Lia, “Un Dal Verme in Giappone”, Bollettino Storico Piacentino, CI, 1, genn.-giugno 2006, pp. 71-86.

Beretta Lia, “Alessandro Fè d’Ostiani in Giappone”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp. 13-22.

Beretta Lia, “Viaggiatori giapponesi in Italia. III. Viaggi individuali nell’epoca Meiji-Taishō”, Bollettino del C.I.R.V.I., 49, genn-giugno 2004, fasc. I, pp. 83-118 (il numero I è uscito nel 1997; il II nel 2001; il quarto è di prossima pubblicazione).

Beretta Lia, Chiossone inedito. Il testamento originale e Il primo Museo Chiossone, Associazione Choyokai, Tokyo 2004.

Bienati Luisa (a cura di, e con voci curate da undici collaboratori), Letteratura giapponese. II. Dalla fine dell’Ottocento all’inizio del terzo millennio, Einaudi, 2005.

Bienati Luisa, “La ‘confessione ironica’ come forma di resistenza ai canoni del romanzo: l’esempio di Tanizaki Jun’ichirō”, in Identità e alterità: tra Oriente e Occidente e tra Oriente e altri Orienti, numero speciale di Asiatica Venetiana, 1, 2005, pp. 13- 28.

Borriello Giovanni, Mori Ogai ufficiale medico, CUEN, 2004

Borriello Giovanni, Giapponese. Dizionario per immagini, A.Vallardi, 2006.

Boscaro Adriana (a cura di, e con voci curate da cinque collaboratori), Letteratura giapponese. I. Dalle origini alle soglie dell’età moderna, Einaudi, 2005.

Boscaro Adriana, “Il Giappone e l’‘Altro’: il caso di Hiraga Gennai”, in Identità e alterità: tra Oriente e Occidente e tra Oriente e altri Orienti, numero speciale di Asiatica Venetiana, 1, 2005, pp. 29- 36.

Calza Gian Carlo, “Immagini e scrittura nei dipinti giapponesi”, in Scritture e codici nelle culture dell’Asia: Giappone, Cina, Tibet, India. Prospettive di studio, a cura di G. Boccali e M. Scarpari, Cafoscarina, 2006, pp. 55-64.

Calza Gian Carlo, “Hokusai: lo specchio della poesia cinese e giapponese”, in M. Scarpari e T. Lippiello (a cura di), Caro maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l’ottantesimo compleanno, Cafoscarina, 2005, pp. 201-223.

Canova Tura Graziana, Il Giappone in cucina, Ponte alle Grazie, Milano 2006 (nuova edizione riveduta e ampliata).

Caroli Rosa, “Re-inventing Okinawa: from Ryukyuness to Japaneseness”, in Josef Kreiner (ed.), Japaneseness versus Ryûkyûanism, Bier’sche Verlagsanstalt  2006, pp. 17-29.

Caroli Rosa, “I buchi neri dell’identità: il caso di Jahana Noboru (1865-1908)”, in M. Scarpari e T. Lippiello (a cura di), Caro maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l’ottantesimo compleanno, Cafoscarina, 2005, pp. 251-263.

Caroli Rosa, “L’identità okinawana tra invenzione, percezione e memoria”, in Identità e alterità: tra Oriente e Occidente e tra Oriente e altri Orienti, numero speciale di Asiatica Venetiana, 1, 2005, pp. 37- 58.

Caroli Rosa, “Ryūkyū-Okinawa no aidenchichi”, in Okinawa no aidenchichi. Kokusai shinpojiumu hōkokusho, Hosei Daigaku Kokusai Nihongaku Kenkyū sentå, Tokyo 2005, pp. 47-57; 326-340.

Caroli Rosa, Gatti Francesco, Storia del Giappone, Laterza 2004.

Caroli Rosa, “La Cina reinventata dal Giappone Meiji”, in L’invenzione della Cina. Atti del VII Convegno Aisc, Congedo Editore, Galatina 2004, pp. 77-95.

Ceci Cristiana, “Fenomenologia di Hello Kitty. Un’icona globale della cultura pop giapponese”, in Orienti e Occidenti della Rappresentazione, Atti del Seminario Internazionale di Studi (Venezia 24-25 novembre 2005), Il Poligrafo, 2005, pp. 213-217.

Ciapparoni La Rocca Teresa, “Il canone poetico dello haiku”, in L’allodola del mio villaggio, a cura di S. Taroni, D. Montanari, L. Telò, Danilo Montanari Editore, 2006, pp.73-82.

Ciccarella Emanuele, La maschera infranta. Viaggio psicoestetico nell’universo letterario di Mishima, Liguori Editore, Napoli 2004.

Coci Gianluca, Abe Kōbō Sutajio to obei no jikken engeki, Sairyusha, Tōkyō 2005.

De Maio Silvana, “I diplomatici in Giappone dal 1876 al 1915”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp.133-175.

De Palma Daniela, La figura di Toyotomi Hideyoshi attraverso la testimonianza degli occidentali in Giappone, Centro Stampa Nuova Cultura, Roma 2006.

De Palma Daniela, “Il sistema imperiale contemporaneo”, Bulletin of the Institute for Mediterranean Studies, Waseda University, n.3, marzo 2005, pp.1-22.

Di Fratta Gianluca, Il fumetto in Giappone. Dagli anni Settanta al 2000, L’Aperia, 2005.

Di Russo Marisa, “Influenze e suggestioni letterarie dall’incontro tra oriente e occidente. D’Annunzio in Giappone”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp. 175-198.

Failla Donatella, “Un paradiso buddhista. Bronzi giapponesi del Museo Chiossone”, FMR, 14, 2006, pp. 75-96. (Pubblicato anche nelle edizioni inglese, francese e spagnola di FMR).

Failla Donatella, “The God of Wealth in Western Garb. Kawanabe Kyosai’s Portrait of Edoardo Chiossone as Daikokuten”, Monumenta Nipponica, 61, 2 (Summer 2006), pp. 193-218.

Failla Donatella, “Modelli di pagoda dell’Asia Orientale e tulipaniere nell’Europa del Settecento”, in F. Simonetti, G. Zanelli (a cura di), Una tulipaniera per Palazzo Spinola, cat. mostra, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Liguria, San Giorgio Editrice, Genova 2006, pp. 11-13.

Failla Donatella, Dipinti e Stampe del Mondo Fluttuante. Capolavori Ukiyoe del Museo Chiossone di Genova, catalogo della mostra, Palazzo Ducale Genova, Skira,  2005.

Failla Donatella, “Edoardo Chiossone Museum of Japanese Art, Genoa”, in: J. Kreiner (ed.), Reports from the Toyota Foundation Symposium Königswinter 2003, Bier’sche Verlagsanstalt, Bonn 2005, vol. II, pp. 309-325.

Failla Donatella, “Un esperimento pittorico Meiji tra innovazione e tradizione: Edoardo Chiossone e alcuni maestri della società Jounsha di Kyōto”, Bollettino dei Musei Civici Genovesi, XXIV, n. 71 (luglio-dicembre 2002), pp. 20-33, Silvana Editoriale, 2005.

Failla Donatella, “The Protection of Cultural Properties in Japan. Part One”, Zeitschrift für Japanisches Recht / Journal of Japanese Law, Deutsch-Japanische Juristenvereinigung E.V., Max-Planck-Institut für Privatrecht, 9. Jahrgang / Vol. 9 (2004), 18, pp. 67-107.

Failla Donatella, “Il contributo di Luigi Bernabò Brea alla conoscenza e alla valorizzazione dell’arte giapponese Ukiyoe del Museo Chiossone di Genova”, Bollettino d’Arte, Volume Speciale, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 2004, pp. 205-212.

Ferrera Antonella, Il fiore e la spada, Baldini Castoldi Dalai, 2005.

Ferretti Valdo, “Il Giappone e il Rimodellamento del Sistema di Sicurezza Internazionale”, La Comunità Internazionale, LXI, n. 3, 2006, pp. 469-482.

Ferretti Valdo, “L’Italia e l’adesione del Giappone al Gatt. La visita di Yoshida Shigeru a Roma nel 1954”, Nuova Storia Contemporanea, X, 2, marzo-aprile 2006, pp. 83-96.

Ferretti Valdo, “Taiwan nella politica estera giapponese del secondo dopoguerra: attualità di un dibattito storiografico”, in M. Scarpari e T. Lippiello (a cura di), Caro maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l’ottantesimo compleanno, Cafoscarina, 2005, pp. 547-559.

Ferretti Valdo, “The Globalization Process from South to East Asia and Japan’s Adhesion to the Colombo Plan in 1954”, in J. Beaumont, A. Canavero (eds.), Globalization, Regionalization and the History of International Relations, Edizioni Unicopli/ Deakin University, 2005, pp. 203-211.

Ferretti Valdo, “Un germe di intesa fra la Francia e il Giappone dopo la Conferenza di Washington del 1922”, Clio, XL, 2004, 2, pp. 345-359.

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(data la complessità dell’opera che vede un totale di 961 pagine, con circa 150 articoli, una cinquantina di schede e medaglioni, 85 autori, gli indici delle riviste con articoli sul Giappone a partire da Sakura del 1920, si è ritenuto di fare un’eccezione e, pur non essendo una rivista, l’indice completo è stato inserito nel sito alla sezione “Spoglio riviste”).

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Alla scoperta di Yu Miri e Iijima Ai

Oggi un ritratto delle controverse scrittrici Yu Miri, nota in Italia per Oro rapace, e Iijima Ai, autrice di Platonic Sex, deceduta in circostanze poco chiare nel 2008.  L’articolo è di Claudia Bonadonna ed è tratto da RaiLibro.

Giovane, famosa e pericolosa. In poco più di trent’anni di vita la  scrittrice nippo-coreana Yu Miri ha conosciuto più successi e rancori di una rockstar. Cresciuta in una famiglia altamente disfunzionale, tra un padre giocatore, una madre entraîneuse e una sorella pornodiva, ha collezionato una ragguardevole serie di tentati suicidi e di spettacolari espulsioni scolastiche prima di trovare consolazione nella scrittura. Kazoku shinema è il romanzo altamente autobiografico che l’ha portata alla ribalta all’incirca quattro anni fa, facendole guadagnare il più alto riconoscimento letterario giapponese, il prestigioso premio Akutagawa, e una ridda di critiche intorno al violento sarcasmo con cui fustiga le rigidità e i razzismi della cultura nipponica (tutti patiti e pesantemente ribaditi sulle sue spalle di immigrata coreana e di donna). La vis polemica di, Oro rapace (Feltrinelli 2001), non l’aiuterà certo a rinunciare alla scorta che, in seguito alle numerose minacce di morte giunte al suo indirizzo, da circa un anno l’accompagna nei tour promozionali.

Il paradosso è che la prosa di Yu Miri ha una placidezza quasi zen, matematica addirittura, mentre elenca con rigore scolastico nefandezze e straniamenti. Così il piccolo Kazuki – quattordici anni portati con impazienza e livore – ucciderà suo padre, un dispotico e facoltoso proprietario di pachinko, con pochi colpi di spada e assisterà glaciale allo spargimento di sangue e umori. Non una sorpresa, certo, avendo il ragazzino vissuto fin da subito una vita deprivata di affetti e calore familiare. La madre è una figura sfumata che si è da tempo allontanata dalla ricchezza maledetta del consorte, la sorella vive in un universo parallelo fatto di frivolezze firmate e prostituzione, il fratello maggiore, l’amato Koki, è condannato alla minorazione mentale e alla morte da una rara malattia genetica. Kazuki ha brama di crescere e del potere che il denaro può comprare. L’omicidio gli appare l’unica scorciatoia praticabile. Per un po’ il gioco riesce, grazie anche alle cure materne della dolce fidanzatina Kyoko. Poi la realtà ha la meglio sull’artificio domestico e Kazuki, pressato dai sospetti della polizia e dai saggi consigli del nuovo padre che si è scelto, il vecchio yakuza Kanamoto, si appresta a confessare. E mentre il cerchio si chiude non possiamo fare a meno di spendere qualche lacrima per questo piccolo eroe antipatico, rotellina impazzita nell’ingranaggio titanico e rapace della società giapponese. Più che un monito, una speranza alienata.

Non è da meno di Yu Miri – se non per talento narrativo quantomeno per fama mediatica – Iijima Ai, classe 1973, bollente protagonista di centinaia pellicole hard, poi pornodiva pentita (ha abbandonato la carriera ad appena ventitré anni) e oggi casta e acclamatisima diva della tv nipponica. Platonic Sex (Rizzoli 2004) è la sua autobiografia-scandalo, best seller in pochi mesi in tutte le classifiche di vendita dei paese asiatici, oggetto di culto per migliaia di adolescenti e presto anche un film firmato dalla celebre cineasta giapponese Masako Matsuura.

Ai ha quindici anni appena e il più completo disinteresse nei confronti delle “istituzioni” che reggono il sistema dei valori tradizionali: famiglia e scuola. Ha già consumato notti d’amore col suo ragazzo in uno dei tanti “love hotels” che lambiscono i quartieri bene della capitale giapponese, salta le lezioni, fa shopping sfrenato per le vie trendy di Shibuya, aspetta l’alba tra karaoke e discoteche. In lei non c’è alcuna dichiarazione d’alterità, immersa com’è nella consuetudine del divertimento, la sua è un’inconsapevole resistenza passiva. Colpita dal padre in un eccesso di collera, Ai fugge di casa e intraprende la sua ascesa all’empireo del sesso a pagamento: hostess in un night club, prostituta d’alto bordo, infine attrice di film a luci rosse.

Benvenuti nel sorprendente “Impero dei sensi” delle adolescenti nipponiche, dove l’innocente logo del gattino di Hello Kitty può finire ad ornare accessori di piacere solitario, perché sensi e segni, usi (del proprio corpo) e consumi voluttuari si rincorrono lungo il circuito di una macchina produttiva ingolfata, sempre sull’orlo di una crisi fatale della domanda. Iijima Ai fa finta di nulla circa i risvolti sociologici della sua prosa e si racconta come in una confessione: i contrasti con la famiglia, il risveglio del corpo, la scoperta del sesso come strumento commerciale, l’ossessione per il denaro, la rincorsa insaziabile al divertimento. Fino all’estenuazione, alla consumazione (totale e in un certo senso malinconica) dell’ultimo briciolo di coscienza… che forse reclama dolorosa limpidezza e ordine in mezzo ad una travagliata instabilità emotiva. Eppure, malgrado la crudezza delle situazioni e l’estremismo di certe scelte, Platonic Sex scorre leggero e accattivante (col suo sapiente mix di tecniche di marketing all’incrocio tra scrittura, televisione e nuovi media) nella naturalezza del suo linguaggio esplicito e nella nudità sentimentale della sua prosa. Circa la succitata rappresentatività verso le esigenze di una generazione poco paziente, l’autrice declina ogni merito. Il suo è solo un diario scritto con la maturità del poi che nasce oggi dalle ceneri del suo stesso passato a reclamare un nuovo futuro.

Frattanto altre si scaldano a bordo campo. Yamada Eimi, Shungiku Uchida, Rieko Matsura vellicano il segmento di marketing più coccolato dall’industria della moda, il cosiddetto “branchetto rosa”: quella fascia generazionale di giovani donne che rimanda indefinitamente il suo ingresso nell’età adulta ed estende l’adolescenza fino alla soglia della mezza età nel tentativo di scampare al destino annichilente delle generazioni precedenti. A loro, queste scrittrici della nuova onda che mischiano spregiudicatamente marketing letterario e nuovi media, restituiscono l’autoritratto di una donna scaltra e spregiudicata fino alla soglia della crudeltà, che alle sofisticate arti della geisha ha sostituito la dimestichezza con la tecnologia.

Mishima: quale immagine?

Provate a menzionare Mishima Yukio a un lettore medio.
In men che non si dica assumerà consistenza l’uomo che, il 25 novembre del 1970
, vestito della divisa militare della Tetenokai, lo hachimaki che gli cinge la fronte, il volto alterato nello sforzo dell’ultimo proclama, arringa le truppe del Jieitai.
A voler essere indugenti, se uno scrittore candidato per ben due volte al Nobel a tanto si riduce, non è tutta colpa del lettore medio. In fondo, questo è ciò che per decenni i mezzi di comunicazione gli hanno fornito; in alternativa, qualche ritratto in costume adamitico, spada in pugno o legato a un albero, novello san Sebastiano agonizzante.
A non voler essere indulgenti, ci si domanderà in virtù di che cosa quest’immagine cristallizzata resista nella eprcezione del lettore medio, dopo che, dalla metà degli anni ’80 (seppur con lentezza e lungo un percorso irto di pregiudizi) tanta energia si è profusa nel diffondere opere dello scrittore, le più policrome.
[…] E’ dunque così superfluo sottolineare che, prima di scegliere di morire, Mishima ha vissuto? […]

tratto da Virginia Sica, Mishima e la ‘sindrome di Jorge’, prefazione a romanzo Abito da sera

"Il suono della montagna" di Kawabata Yasunari

Il suono della montagna di Kawabata Yasunari è, a ragione, ritenuto uno dei massimi capolavori della narrativa giapponese del ‘900. Libro apparentemente semplice e ingenuo, nasconde in verità dentro di sé numerosi temi e ancora maggiori spunti di riflessione, accompagnandoli da un’acuta, ma mai invasiva capacità di approfondimento e di introspezione dei personaggi, delineati in modo realistico e, al tempo stesso, lirico.

La locandina del film (1954) tratto dal libro
La locandina del film (1954) tratto dal libro

La trama, estremamente lineare, può apparire ad un primo sguardo come il nudo racconto dell’invecchiamento ― pacato ma inevitabile ― del protagonista che, giorno dopo giorno, è costretto sempre più a osservare, quasi impotente, il silenzioso spettacolo del disfacimento della sua famiglia e di se stesso.
Le piccole amnesie quotidiane, gli improvvisi e malinconici risvegli nel cuore della notte, i comportamenti irresponsabili dei figli non fanno altro che rammentare a Shingo i suoi limiti, sempre più angusti. L’uomo, però, soffre soprattutto per la forzata e dolorosa rinuncia alla gioventù e alla bellezza, incarnate dalla lieve Kikuko, la nuora di Shingo, verso la quale egli prova un’intensa ed equivoca tenerezza.
Sotto i gesti e le parole, sempre commisurati a un forte senso dell’onore, vi è, in realtà, un sottobosco di rimpianti, di allusioni, di ricordi, che trovano spesso una metafora nel mondo naturale. Esemplare è il caso del bonsai d’acero, simbolo del primo e, forse unico, grande amore di Shingo, la sorella defunta della moglie: la pianta, infatti, ha custodito in sé la grazia sommessa della proprietaria. L’affezione dell’uomo per questo piccolo acero ha permesso a Kawabata di scrivere toccanti pagine sui bonsai, non ritenuti meri elementi decorativi, ma parte viva dell’esistenza. Vogliamo perciò concludere con questa semplice, ma veritiera riflessione: «[…] Quando si viene in possesso di un vaso di bonsai, uno si sente responsabile di non rovinare la forma della pianta, di non farla morire. È una buona medicina per chi è pigro.»

In viaggio con Murakami: reportage di Repubblica.it (2)

Ecco qui la seconda puntata del reportage In viaggio con Murakami di Dario Olivero, pubblicato da Repubblica.it, dal calviniano titolo
Se una notte d’estate un viaggiatore:

Una porta deve essere qui, alla stazione della metro di Shinjuku. Non quella di Shibuya dove vive il protagonista di Dance dance dance. A Shinjuku, dove succede sempre qualcosa nei libri di Haruki Murakami. Un’altra porta potrebbe essere all’Albergo del Delfino, ma è a Sapporo, non a Tokyo. Un’altra in fondo a qualche pozzo, ma dove si può trovare un pozzo in una città che ha fatto dell’altezza la sua principale dimensione di sviluppo? No, la porta deve essere qui, a Shinjuku.

Shinjuku
Shinjuku

Qui, seduto da queste parti, Okada Toru impara a guardare i volti delle persone come in una pratica zen nell’Uccello che girava le viti del mondo. Qui consuma i suoi pomeriggi da disoccupato, qui incontra la donna che darà l’ennesimo giro di ruota al suo destino sempre più occulto. Qui il Ranocchio mette in atto il suo piano per salvare Tokyo chiedendo a un mediocre impiegato di banca che lavora a due passi dalla stazione di aiutarlo nella sua lotta contro il Gran Lombrico nel racconto contenuto in Tutti i figli di dio danzano. Qui, a Shinjuku, crocevia di treni e di uomini.
Fuori dalla stazione non si fuma. Dentro qualsiasi locale sì. Virtù pubblica, vizi nei posti pubblici. C’è un’area fumatori in cui tutti si ammassano, all’aperto. Un metro più in là è vietato, anche se l’aria e il cielo sono gli stessi. Un vigile controlla. Pendolari arrivano e tornano come branchi di pesci. Uno se li immagina impiegati di banche, finanziarie, società hi-tech. Murakami ha sempre avuto un’altra idea del lavoro. Contando a caso nei suoi romanzi si individuano tra le altre le seguenti meno roboanti occupazioni: contatori di uomini calvi, fabbricanti di parrucche, fabbricanti di elefanti, controllori di merci in grandi magazzini, donne delle pulizie in love hotel, modelle di moda fotografate soltanto per le loro meravigliose orecchie. Intanto, nel mondo reale, il Giappone perde il 9,6% della produzione industriale, il 46 di esportazioni e quasi il sei di crollo del Pil. Tasso di disoccupazione salito al 4,4, diecimila suicidi all’anno tra gli over sessanta rimasti senza lavoro. Quando rimangono senza lavoro, continuano ad alzarsi presto, si radono, si vestono, escono di casa e rientrano la sera. Fanno finta di niente fino a quando resistono, come un imperatore che non ammette la sconfitta. Quanti di loro stanno prendendo ora il treno a Shinjuku? Quanti conoscono la porta nascosta qua sotto?
Due compagnie della metro, ci vorrà un po’ a capire che un biglietto di una non funziona per l’altra. Anche perché spesso le linee corrono praticamente parallele, si sovrappongono. Due linee, due mondi, due città. La prima è Il Paese della meraviglie, l’altra è La fine del mondo, come il titolo del libro. Il protagonista del romanzo vive in entrambe. Una è quella di superficie, l’altra è protetta da mura e quando vi si entra occorre lasciare fuori la propria ombra. Tra le due città, una scorza impenetrabile. Ogni tanto un varco, ma come gli illuminati, da Kafka a Lewis Carroll a Rudolf Steiner sanno, a ogni soglia c’è un Guardiano. E’ lui che taglia l’ombra di chi vuole entrare nell’altra città. Questo è il prezzo da pagare per lasciare quello che si crede noto per quello che si crede ignoto.
Tutto è verosimile, niente è reale alla Fine del mondo. Prendi una linea, la Yamanote per esempio. Attraversa tutte le stazioni in cui un turista potrebbe scendere per dare corpo al suo viaggio ideale, poi ritorna a Shinjuku. Ma è ancora lo stesso treno? Quante volte, in quante fermate, a seconda dell’ora, del vento, della luce, del capriccio di un dio sotterraneo si scende nella stessa città? Le due città si assomigliano, i gusti sono leggermente diversi, il cibo meno familiare, solo le stagioni sembrano identiche. E’ tutto dietro quella porta nascosta a Sninjuku. Nessuno la conosce, sarà la porta a decidere se manifestarsi. Forse stanotte, forse in sogno. Purché ne valga la pena.
Da La fine del mondo e il paese delle meraviglie: “Il problema era che non riuscivo assolutamente a ricordarmi né la ragione né lo scopo per cui avevo abbandonato il mio vecchio mondo ed ero venuto in quel posto. Qualcosa, qualche forza mi ci aveva portato. Qualche straordinaria e assurda energia. Così avevo perso la mia ombra e i miei ricordi, e adesso stavo per perdere il mio cuore”.

(fonte: http://olivero.blogautore.repubblica.it/2009/07/29/in-viaggio-con-murakami-2/;)
(foto: http://farm1.static.flickr.com/151/391469293_e89e2dac08.jpg)

In viaggio con Murakami: reportage di Repubblica.it (1)

Per non smentire la fama planetaria di Murakami Haruki e, soprattutto, il fatto che, oramai, in Italia la letteratura nipponica si identifichi quasi esclusivamente con lui e la Yoshimoto, Dario Olivero, di Repubblica.it, dedica in questi giorni un reportage in più puntate allo scrittore di Kafka sulla spiaggia, dal significativo nome di In viaggio con Murakami. Attraverso il Giappone, s’intende. Ecco il primo estratto:

Forse semplicemente non esiste, non a Tokyo. O forse non in questa dimensione. Abituati a tutto, anche ai viaggi cosiddetti letterari, cerchiamo atmosfere e ispirazione dove altri l’hanno trovata prima di noi. Visitiamo la Praga di Kafka, la Londra di Dickens, la New York di Capote, la Parigi di Sartre. Ci sono viaggi organizzati per questo genere di cose. L’ultimo nato è la Stoccolma di Stieg Larsson. Città che prima aveva poco da offrire se non gli spazi troppo o troppo poco illuminati e respingenti di Bergman, ora diventa location a ore e a tariffa dei luoghi da cui il giornalista Mikael Blomkvist ha conquistato milioni di lettori. Ma Tokyo è un’altra cosa. Haruki Murakami è un’altra cosa.

L’hanno cercata in tanti la Tokyo di Murakami. Migliaia di lettori hanno creduto di individuare i luoghi che racconta nei suoi romanzi. Una di quelle che è andata più vicino è un’italiana, Rossella Marangoni (Tokyo, Unicopli, 2007). Ma andare vicino non vuol dire arrivare. La periferia in cui abita Okada Toru, il protagonista di L’uccello che girava le viti del mondo? Qualsiasi periferia. L’università di Norwegian Wood? La Tokyo University o forse la Waseda dove lo stesso Murakami ha studiato. Il caffè della ragazza che legge il suo immenso libro mentre il mondo le scorre attorno in After Dark? A Shibuya, a Ginza, a Aoyama. Potrebbe essere ovunque. Murakami racconta Tokyo senza lasciare nessun indizio reale. Nessuna traccia. Tranne una, la stazione di Shinjuku. Ammesso che quella che racconta sia la Shinjuku reale e non un varco verso altre dimensioni che corrono parallele alla metropolitana e si perdono verso la fine del mondo.

Certi inviati di giornali con poco tempo e messi alle strette tra fuso orario e scadenza di consegna del pezzo se la cavavano a volte con quattro chiacchiere con il tassista che dall’aeroporto li portava a destinazione. Si facevano una prima idea sommaria. In alcuni casi restava quella. A Tokyo questo rischio non c’è. I tassisti parlano solo giapponese, nessuna speranza di fare conversazione. E poi sono troppo impegnati a districarsi in un mestiere che, da Roma a New York nessuno invidia, ma che qui diventa usurante. Una toponomastica assente, il nome di qualche arteria principale, una sommaria divisione per quartieri. Il tassista che lavora a Ginza sa poco e niente di Odaiba, quello di Ogikubo non sa dove sono i Giardini del palazzo imperiale. Legge il nome in giapponese che la guida riporta prevedendo la difficoltà del viaggiatore, ma le cose non vanno meglio. Semplicemente non lo sa. Un altro si arrende di fronte a quello che un occidentale sa essere un monumento nazionale giapponese: Ghibli Museum, la fabbrica dei sogni di Hayao Miyazaki, il maestro dell’animazione, quello di Princess Mononoke, La città incantata e l’ultimo, Ponyo sulla scogliera. Quello che disegna tutto a mano. Ma il tassista non lo sa, non lo capisce, dà la colpa all’inglese che non parla.

Nessun tassista vi aiuterà. Non riescono a venire a capo, nonostante i sofisticati navigatori che avrebbero dovuto semplificare la loro vita della Tokyo di superficie, la Tokyo reale. Figurarsi la Tokyo di Murakami che forse non esiste nemmeno. Quella di Kokubunji, quella di Sendagaya dove Murakami aprì due jazz bar prima di dedicarsi alla letteratura è nascosta da un velo più denso della foschia di luglio. Manca la toponomastica in superficie, manca quella letteraria. Una metafora, tutto è metafora, tutto è sincronicità, tutto è attributo di un’unica sostanza. Tutto in una sola città.

Così cambiano anche le coordinate dell’inizio di After Dark: “E’ una metropoli quella che abbiamo sotto gli occhi. La vediamo attraverso lo sguardo di un uccello notturno che vola alto nel cielo. Nel nostro sconfinato campo visivo, appare come un gigantesco animale. O un confuso agglomerato, composto da tanti organi avvinghiati l’uno all’altro. Un’infinità di arterie si protendono fino all’estremità di un corpo inaferrabile, vi fanno circolare il sangue e ne rigenerano di continuo le cellule. Trasmettono nuove informazioni, e raccolgono quelle vecchie. Comunicano nuovi bisogni, e raccolgono quelli vecchi. Portano nuove contraddizioni, e raccolgono quelle vecchie. Al ritmo di queste pulsazioni, il corpo si accende in più punti, si infiamma, si contorce. La mezzanotte è vicina, il metabolismo di base per sostenre la vita dell’organismo, che ha appena superato la fase culminante della sua attività, continua con vigore inalterato. Un gemito, quasi un accompagnamento in sottofondo, si leva dalla città. Un gemito monotono, privo di alti e bassi, eppure denso di presagi”.

(Fonte: http://olivero.blogautore.repubblica.it/2009/07/28/in-viaggio-con-murakami-1)
(Foto: Tokyo, 2004. Fotografo: Sutton-Hibbert/Rex Features; fonte: http://www.guardian.co.uk/culture/tvandradioblog/2008/jun/25/imaginefailstofindmurakami)

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