Le navi statunitensi che gettavano l’ancora nelle baie giapponesi, i missionari europei che giungevano in Asia per diffondere il Verbo, pallidi commercianti che sbarcavano nel Sol Levante con la speranza di fare fortuna: tutto parrebbe testimoniare un lungo flusso monodirezionale, come se la scoperta dell’Altro si fosse compiuta solamente in un senso, da ovest verso est.
Benché se ne parli poco, esistono in realtà dei casi opposti: 1615, un giapponese in viaggio verso Roma di Hidemichi Tanaka (trad. di Lorella Ciofani, introduzione di Teresa Ciapparoni La Rocca, Aracne, 2013, pp. 168, € 10) ci racconta proprio di uno di questi viaggi nell'”estremo occidente”, compiuto nel diciassettesimo secolo.
Protagonista ne fu il samurai Hasekura Rokuemon Tsunenaga (1571—1621), convertito al cristianesimo (col battesimo prese infatti il nome di Francisco Felipe Faxicura), inviato in missione diplomatica a Roma insieme al francescano Luis Sotelo (poi proclamato beato) dal daimyo di Sendai Date Masamune per incontrare Paolo V, in un’epoca in cui i rapporti tra cattolicesimo e governo nipponico non erano sempre dei più pacifici. Alla sua figura lo scrittore Shūsaku Endō ha dedicato anche un romanzo, Il samurai.
L’autore, studioso dell’arte giapponese e docente universitario, tenta di chiarire ragioni e modalità dell’ambasciata nipponica (1613-1620), cercando di sgombrare il campo da false congetture (talvolta persino maldicenze, come quelle sul conto del padre di Hasekura) e riportare alla luce la verità.
L’opera, prima ancora di essere un originale e complesso saggio che ricostruisce con dovizia di dettagli il contesto dell’epoca (comprese le dinamiche culturali-finanziarie tra paesi orientali e occidentali), costituisce un interessante testimonianza che, avvalendosi peraltro di immagini e documenti sinora sconosciuti o trascurati, ci fa partecipi di una delle pagine della storia meno conosciute, in cui s’intrecciano interessi economici, zelo religioso, fascinazione per il nuovo e una certa dose di avventura.