In seguito al terremoto e ai conseguenti, gravissimi problemi che stanno funestando il Giappone, mi sono spesso chiesta in questi giorni che senso avesse ora parlare nel blog di libri, letteratura, versi; talvolta mi è persino sembrato quasi un modo di voltare la testa dalla parte opposta della tragedia, di fingere che tutto vada come al solito.
Mi torna spesso alla mente un pomeriggio del gennaio scorso, all’ultimo piano della stazione di Nagoya, inondato dal sole. Chiacchierando con un’amica giapponese delle differenze tra i nostri due paesi, le chiesi come i suoi connazionali potevano aver fiducia nel nucleare, dopo aver subito diversi attacchi atomici. “Ma le centrali nucleari sono diverse; la loro energia è positiva, aiuta il Giappone”, mi disse.
Oggi ho deciso di interrompere il mio silenzio con una piccola pretesa: vorrei che le mie parole e i miei post servissero a ricordare che il popolo giapponese non è soltanto ripetutamente vittima del nucleare, ma soprattutto il custode di una cultura ricca e affascinante.
N. b.: mi sono vista costretta a nascondere _tutti_ i commenti a questo post, in quanto i toni si stavano man mano riscaldando. Il dibattito sul nucleare interessa a ragione molti di noi, compresa me; vi prego però di portarlo avanti in sedi diverse da questo spazio, che vorrebbe semplicemente trattare di libri e letteratura. Grazie.
Sono d’accordo con te, Oradistelle.
Prego che si riesca presto a vedere uno speraglio di luce in questa tragedia, e che si riesca il più presto possibile a dare tutto il conforto necessario, un nuovo futuro ed una nuova speranza ai sopravvissuti.
Mi rendo conto che qualsiasi commento, riletto, in una situazione del genere non può che essere sciocco e inadeguato. Ma la mia tristezza è sincera.