Tag: nucleare

La bellezza salverà (ancora) il mondo?

Oggi ho scoperto un affascinante racconto di Jorge Luis Borges dedicato al Giappone, intitolato Della salvezza con le opere, che contiene chiari riferimenti alla mitologia nipponica (in particolare al Kojiki) e alla cultura occidentale, soprattutto biblica.
Per me è stato inevitabile pensare che l’accenno ivi contenuto alla potente “arma invisibile” alluda all’energia atomica, utilizzata a fini bellici, cui viene contrapposta la nuda semplicità delle diciassette sillabe che compongono uno haiku. Tra pochi giorni, in Italia, saremo chiamati a votare per un referendum riguardante il nucleare: continueremo a sperare che la bellezza salvi da sola il mondo, o ci impegneremo anche noi in prima persona?

In un autunno, in uno degli autunni del tempo, le divinità dello Shinto si riunirono, non per la prima volta, a Izumo. Si dice che fossero otto milioni, ma sono un uomo molto timido e mi sentirei un po’ sperduto tra tanta gente. Inoltre, non conviene maneggiare cifre inconcepibili. Diciamo che erano otto, giacché l’otto è, in queste isole, di buon augurio.
Erano tristi, ma non lo parevano perché i volti delle divinità sono Kanjis che non si lasciano decifrare. Sulla verde cima di un colle si sedettero in tondo. Dal loro firmamento o da una pietra o da un fiocco di neve, avevano sorvegliato gli uomini. Una delle divinità disse:

Molti giorni, o molti secoli fa, ci riunimmo qui per creare il Giappone e il mondo. Le acque, i pesci, i sette colori dell’arcobaleno, le generazioni delle piante e degli animali, ci sono riusciti bene. Affinché tante cose non li opprimessero, demmo agli uomini la successione: il giorno plurale e la notte unica. Concedemmo loro anche il dono di provare alcune variazioni. L’ape continua a ripetere alveari; l’uomo ha immaginato strumenti: l’aratro, la chiave, il caleidoscopio. Ha anche immaginato la spada e l’arte della guerra. Ha appena immaginato un’arma invisibile che può essere la fine della storia. Prima che accada questo fatto insensato, cancelliamo gli uomini.

Si misero a pensarci. Un’altra divinità disse senza imbarazzo:

E’ vero. Hanno immaginato quella cosa atroce, ma anche questa che sta nello spazio che abbracciano le sue diciassette sillabe.

Le scandì. Erano in un idioma sconosciuto e non potei intenderle.

La dinità maggiore sentenziò:

Che gli uomini perdurino.

Così, per opera di un haiku, la specie umana si salvò.

Jorge Luis Borges, Della salvezza con le opere, in Atlante (cit. da Tutte le opere – vol. II, Mondadori, 2003, pp. 1421-1423)

Un video e un convegno per riflettere sulla situazione in Giappone

In questi giorni – com’è giusto che sia – si sta parlando molto dei terremoti e dei problemi nucleari in Giappone; non di rado, però, i mass media hanno trasmesso al pubblico notizie false e talvolta persino tendenziose.
Per questa ragione, consiglio la visione di un servizio di Emilio Casalini (Report) andato in onda ieri sera, dedicato alla vita quotidiana a Fukushima in questi giorni (disponibile qui); inoltre, raccomando a chi abbia la possibilità di trovarsi a Milano di partecipare all’incontro “Il Giappone e l’informazione <<mediata>>”, promosso dall’Università degli studi di Milano, dall’Istituto giapponese di cultura, dal Contemporary Asia Research Centre e dall’Aistugia, che si terrà il 31 marzo alle 10,30 presso l’Aula magna del Polo di Mediazione linguistica e culturale, Sesto S. Giovanni, Piazza I. Montanelli 1.

Interverranno di persona o in collegamento via skype:
– Corrado MOLTENI, Professore ordinario dell’Università degli Studi di Milano, Addetto
Accademico e Culturale presso l’Ambasciata d’Italia a Tōkyō
– Carlo FILIPPINI, Professore ordinario di Economia Politica, Università Bocconi
– Alberto MENGONI, ENEA, Addetto Scientifico dell’Ambasciata d’Italia a Tōkyō
– Emilio CASALINI, giornalista RAI per la trasmissione “Report”
– Naotaka SAKAGUCHI, Console Generale Aggiunto, Consolato Generale del Giappone a Milano
– Studenti ed ex studenti rientrati in Italia dopo gli eventi sismici
Letture:
– La cognizione del dolore
di Giorgio Amitrano, Professore ordinario, Preside della Facoltà di
Scienze Politiche dell’Università “L’Orientale” di Napoli
– testimonianza quotidiana di Miya Itō, cittadina di Sendai

Ringrazio Francesca per la segnalazione.

Poche parole

In seguito al terremoto e ai conseguenti, gravissimi problemi che stanno funestando il Giappone, mi sono spesso chiesta in questi giorni che senso avesse ora parlare nel blog di libri, letteratura, versi; talvolta mi è persino sembrato quasi un modo di voltare la testa dalla parte opposta della tragedia, di fingere che tutto vada come al solito.
Mi torna spesso alla mente un pomeriggio del gennaio scorso, all’ultimo piano della stazione di Nagoya, inondato dal sole. Chiacchierando con un’amica giapponese delle differenze tra i nostri due paesi, le chiesi come i suoi connazionali potevano aver fiducia nel nucleare, dopo aver subito diversi attacchi atomici. “Ma le centrali nucleari sono diverse; la loro energia è positiva, aiuta il Giappone”, mi disse.
Oggi ho deciso di interrompere il mio silenzio con una piccola pretesa: vorrei che le mie parole e i miei post servissero a ricordare che il popolo giapponese non è soltanto ripetutamente vittima del nucleare, ma soprattutto il custode di una cultura ricca e affascinante.

N. b.: mi sono vista costretta a nascondere _tutti_ i commenti a questo post, in quanto i toni si stavano man mano riscaldando. Il dibattito sul nucleare interessa a ragione molti di noi, compresa me; vi prego però di portarlo avanti in sedi diverse da questo spazio, che vorrebbe semplicemente trattare di libri e letteratura. Grazie.

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