Negli ultimi mesi ho avuto il piacere di ricevere e leggere diverse opere di autori italiani ispirate al Giappone, sotto forma di haiku, romanzi e racconti. Per ringraziare questi autori e per dare loro un piccolo aiuto nella promozione dei lavori, nasce oggi nel blog una rubrica apposita, Voci da occidente.
Un elemento comune a molti di questi scritti è, senza dubbio, la ricerca dell’essenzialità e della sintesi, percepite come elementi fondanti e distintivi della tradizione letteraria ed estetica giapponese; ciò si ritrova anche in una raccolta poetica ispirata agli haiku, Haisan* sotto gli alberi, di Fabio Pasquarella (liberamente consultabile e scaricabile qui).
Ma ora lascio parlare l’autore, riportando una sua breve dichiarazione di poetica tratta dal suo sito:

La poetica soggiacente al mio lavoro è molto semplice, azzarderei banale: riconoscere nel reale un segno, un pattern e trasporlo come un passo musicale indecodificato nella sua veste “propria” così da preservarne la potenza significante. Consegnando la farfalla nel suo bozzolo proliferante,  purché per un breve istante, la forma perde lo scettro di metodo, di contenitore metrico entro cui misurare la rivelazione.
Ciò che mi avvicina all’haiku è l’atteggiamento di poetica attenzione, la transustatazione di una tradizione culturale che mi accompagna ormai da più di venti anni, la ricerca appunto nella quotidianità di una struttura materica significativa in privazione di “io”. Quello che mi allontana è invece la mia posizione sulla linea geografico-linguistica con tutto ciò che ne comporta, come l’impossibilità di coniugare simboli fonetici e immagini (ideogrammi) nel delicato equilibrio di una densificazione del significato tipico dell’haiku. E ancora la rinuncia alle strutture formali e ai riferimenti tipici come il kigo o la metrica peculiare, quindi la rottura frequente di un metodo interno e del rapporto intertestuale. Per questo ho chiamato haisan, termine felicemente coniato da Tartamella, quei componimenti costituiti da tre versi. Le variazioni di questi nell’incedere dell’opera sono in qualche modo parenti, mostrano dei comportamenti ereditati.

* Nel Manifesto della Poesia Haiku in lingua italiana, lo haisan è definito “un componimento poetico formato da tre versi. Il termine è composto dall’unione della prima parte della parola Haiku: HAI e dalla parola SAN che in giapponese vuol dire TRE. Quindi semplicemente ‘tre versi’. Sono gli haiku liberi, che non rispettano le sillabe, che non rispettano il Kigo.”