Colpita da un articolo pubblicato all’interno di Finzioni sullo stesso argomento, ho deciso di approfondire il tema. La questione, infatti, è a tratti curiosa, ma ha risvolti innegabilmente utili e intelligenti. Ma procediamo con ordine.

Qualche tempo fa, il giovane Yusuke Ohki si rese conto che nel suo piccolo appartamento di Tokyo lo spazio per i libri scarseggiava; e così, con un occhio ai suoi duemila volumi e l’altro agli ultimi ritrovati tecnologici, pensò bene di scannerizzare i testi per poterli conservare nel suo iPad.

Da quel giorno, il ragazzo ne ha fatta di strada: sfruttando la sua idea, nell’aprile 2010 ha fondato con un amico di infanzia l’azienda Bookscan, specializzata nella scansione elettronica di tomi, che ora conta la bellezza di centoventi dipendenti. Le chiavi del successo risiedono, senza dubbio, nell’esiguità dello spazio disponibile in molte abitazioni nipponiche e nei prezzi concorrenziali proposti: ridurre un’opera in formato elettronico costa circa 100 yen, ossia – alla quotazione attuale – poco meno di euro.

Vi sono poi una serie di indubbi vantaggi aggiuntivi: è possibile portare sempre e dovunque con sé le proprie opere favorite, evitare che si rovinino, prestarle senza il timore che non tornino più indietro, e così via.