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“Storie di fiori” di Yoshiya Nobuko

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​Un quadro dipinto ad acquarello, in cui ogni emozione è una pennellata lieve che rischia di ​​trascolorare sulla carta: questa, mi pare, potrebbe esser un’onesta descrizione di Storie di fiori di Yoshiya Nobuko (trad. Paola Scrolavezza, Atmosphere libri, 2020, pp. 240, € 16.50).

Il volume raccoglie diciotto racconti composti fra il 1916 e il 1924 che hanno spesso per protagoniste adolescenti, bambine e giovani donne. In questo mondo al femminile, più dei grandi avvenimenti contano le relazioni e le emozioni, non di rado contrassegnate da una grande delicatezza, talmente tenui da esser quasi impalpabili, circonfuse di vaghezza: ecco, allora, promesse di amicizie indissolubili, cenni di intesa, piccoli gesti di complicità che talvolta rivelano ben più di un semplice affetto.

La presentazione di questa quotidianeità venata di tenerezza e pathos, oltre a farci inevitabilmente pensare all‘universo shōjo, si presta quindi bene a richiamare una dimensione altra, metaforica. Ogni testo prende infatti le mosse da un fiore, il quale, a sua volta, ha caratteristiche che rispecchiano in un modo o nell’altro quelle delle eroine o delle vicende sentimentali da loro vissute; l’ukon zakura (un particolare tipo di fiore di sakura) che dà titolo all’omonima narrazione, per esempio, si concentra malinconicamente sulla fugacità dei rapporti. Ogni fiore, ogni bocciolo col suo profumo sottile dona così grazia a questo bouquet di storie poetico e fragile.

#sakurandom: “L’ukonsakura” di Yoshiya Nobuko

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L’isola dove, quando arriva la primavera, fioriscono i ciliegi. Il paese dove da un ramo di questi fiori la primavera nasce. Magnificenza e luce che avvolgono cielo e terra, il profumo che si spande dai pistilli fra quei petali.
Ma io, a dispetto delle cime degli alberi rigogliose di fiori sgargianti, benedetti da un tenero maquillage, un tocco di belletto sulla superficie delle corolle già rigonfie e tumide, io penso alla cosa che più amo, non posso dimenticare il fiore che rimpiango, commovente nella sua sobrietà, l’ukonsakura pallido ed effimero, che sboccia all’insaputa di tutti, nascosto e segreto. Ah, fiore di ciliegio a me soltanto caro, ricopri discreto i rami più alti, indistinta ombra solitaria, e triste abbandoni la primavera del mondo!
Ecco, questo fiore malinconico fioriva accanto alla finestra dello studentato dove sono cresciuta nei giorni lontani della mia fanciullezza, ed emanava il suo tenue profumo.

da Yoshiya Nobuko, L’ukonsakura, in Storie di fiori, a cura di Paola Scrolavezza, Atmosphere libri, 2020, p. 35

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