Solitamente, riservo poco spazio ad autori che scrivono del Sol Levante.  Non amo pagine riempite di geisha, samurai e altri ameni luoghi comuni.

Tempo fa, proprio per il timore di vedere la sofferenza di un popolo ridotta a mero pretesto narrativo, mi sono tenuta ben lontana dalla serie di eventi e opere (più o meno) artistiche per commemorare il terremoto dell’11 marzo 2011. I discorsi vuoti e fini a se stessi erano sempre in agguato.

Con il racconto Tokyo soul (che potete leggere qui) di Mariella Soldo non è stato così. Ogni parola mi è parsa sincera, sentita, fragile. Forse perché, in quei giorni di primavera acerba, ho provato lo stesso dolore e la medesima paura di perdere per sempre un’amica preziosa, che – anche a diecimila chilometri di distanza – cercava a suo modo di proteggermi.