Secondo alcune dicerie, sarebbe stato una spia al servizio dello shogunato o, addirittura, un esperto di ninjutsu, l’arte dei ninja. La larga maggioranza delle lettrici e dei lettori, però, lo conosce semplicemente come Matsuo Bashō, uno dei più grandi poeti giapponesi mai vissuti e uno dei massimi compositori di haikai.

Erbe bagnate, bonzi, api, cavalli, alberi, elementi atmosferici, ricordi e impcopertina della raccolta di haikai Sotto la luna un bruco di Matsuo Bashoressioni di viaggio: tutto questo e molto altro trovano spazio in una manciata di sillabe che si dilata sino ad abbracciare un intero universo naturale e umano.

Sotto la luna un bruco, la raccolta curata da Alessandro Clementi degli Albizzi per Ponte alle Grazie, uscita nelle scorse settimane (2020, pp. 96, € 7,90), rende perfettamente giustizia alla maestria di Bashō e alla ricchezza della sua produzione. Non solo il traduttore fornisce al pubblico una bellissima ed erudita postfazione, ma riporta anche gli haikai – come è opportuno che sia – in lingua originale, accompagnando ciascuno di essi con una spiegazione che ne mette in luce i significati, gli elementi fondanti e in luce il kigo.

Sfilarsi un indumento
E metterselo in spalla
il mio cambio di stagione.

Cambio (stagionale) del guardaroba / estate

Ku che esprime con libera noncuranza la leggerezza d’animo del viaggiatore, anche quella del “lasciarsi alle spalle” quello che attraversa.

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Si desta la polvere al suono del koto
anche gli uccelli fuggono turbati
allo sfogliarsi dei petali

Cadere di petali / primavera
Ku di accompagnamento a un dipinto di Kanō Tansetsu sul tema del koto, l’arpa giapponese, memore di immagini della letteratura classica del Genji monogatari (lo stupore degli uccelli e la polvere delle travi smossa dalla melodia).

In questo modo, la singola composizione conversa con il contesto sociale, culturale, letterario e umano che la sottende, arricchendola di nuove sfumature, senza però mai perdere la preziosa karumi (leggerezza), “senza mai tradire l’eleganza, […] come guardando acqua di fiume che scorre carezzano la rena di un basso fondale, senza mai ristagnare”*.

* La citazione è di Kyorai, un allievo di Bashō, è riportata nella postfazione a p. 68.