Tag: romanzo giapponese

Leggere il cuore: “La chiave” di Tanizaki Jun’ichirō

In un matrimonio, specie se di lunga durata, l’amore spesso si intreccia a sentimenti sfuggenti, rancori, resistenze.

Copertina del romanzo La chiave di Tanizaki Quello tra Ikuko e suo marito è esattamente così; nonostante i molti anni insieme, la tensione erotica fra i due rappresenta sempre un terreno problematico e irrisolto, tanto che la disimmetria delle aspettative sembra esser evidente e profonda, a tratti inconciliabile. Tutto ciò, senza dubbio, costituisce un’ottima ragione per iniziare a spiare i segreti dell’altra persona, quando (inavvertitamente?) questa lascia a portata di mano i propri segreti e i propri pensieri in un diario.

Grazie alle loro testimonianze scritte, apparentemente, della coppia sappiamo tutto o quasi: eppure, le singole versioni non sempre collimano. La realtà dei fatti è, in fondo, opaca non solo per chi legge, ma per i protagonisti stessi, che sono confusi e, al tempo stesso, affascinati da questa incertezza e dalla possibilità di manipolare le emozioni altrui.

quanto più la mia gelosia cresce tanto più ne traggo piacere e raggiungo l’obiettivo finale. (p. 78)

 

Ma chi davvero tenta di plagiare chi? E chi esercita controllo sul corpo e sui sentimenti dell’altra metà della coppia?

Forse mi stavo lasciando trasportare dall’immaginazione ma, continuando a fissare gli occhi di mio marito nella penombra, avevo la netta sensazione che in fondo a quello sguardo vago e offuscato si agitassero i fantasmi di notti passate…

 

Ne La chiave (trad. G. Coci, Neri Pozza, 2022), ormai un classico della letteratura giapponese, Tanizaki, con maestria, ci restituisce questo clima ambiguo e carico di pulsioni sessuali in cerca di una via di liberazione. Ma anche dotato di un potenziale dissolutorio e distruttivo terribilmente affascinante.

“Un lavoro perfetto” di Tsumura Kikuko

Giovane, dopo aver messo la sua laurea e il suo passato da parte, la protagonista (significativamente senza nome) di Un lavoro perfetto di Tsumura Kikuko (trad. Francesco Vitucci, Marsilio, 2021, pp. 320, € 18) si muove da un lavoro precario all’altro — non importa che si tratti di un’agenzia pubblicitaria, un’azienda di senbei o un ente di tutela di un parco. Tsumura Kikuko Un lavoro perfetto

La sua non è incapacità, né pigrizia o ostilità verso gli altri, anzi: si sforza al massimo per esser creativa, meticolosa o attenta, e non si risparmia neppure con colleghi e colleghe. Nonostante ciò, stanchezza, inquietudine e un certo fondo di disillusione sembrano seguirla ovunque vada, spingendola a cambiare di frequente occupazione e a cercarne una che sia poco impegnativa.

La sua consulente del lavoro, la signora Masakado, non vuole però arrendersi: non smette di darle spunti e proporle colloqui, convinta che, da qualche parte, si nasconda l’attività ideale per la sua assistita.

E mentre intorno a me sembra andare tutto a gonfie vele, io rimango seduta nel mio ufficio in fondo al Museo del cracker, piena di ansia e sommersa di lavoro. (p. 156)

Cosa ci racconta, allora, Tsumura Kikuko? Una storia — piana, scorrevole — fatta di resilienza e abnegazione, ma anche di ironia e sottile critica sociale. La sua eroina post-moderna non può non ricordarci La ragazza del convenience store di Murata Sayaka: due donne fuori posto nella società giapponese ma che, nonostante tutto, difendono con orgoglio la loro singolarità. 

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. Maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi