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Mishima, Yoshimoto, Murakami, Kawabata, Tanizaki e altri a prezzo scontato

La notizia rallegrerà certamente chi desidera fare scorta di volumi per l’estate: le librerie ed il sito Feltrinelli oggi e domani scontano del 35% volumi di alcune collane dell’omonima casa editrice e della Einaudi.
Questo significa che potrete trovare a prezzo ridotto molti libri di Mishima, Yoshimoto, Murakami, Kawabata, Tanizaki, etc.
Vi è poi un’ulteriore promozione sui testi della Tea, ridotti del 40%: tra i più celebri, possiamo ricordare Memorie di una geisha e i resoconti asiatici di Tiziano Terzani.
Buoni acquisti.

Testi d'argomento giapponese pubblicati negli ultimi sei anni

Ho trovato sul sito dell’Aistugia (Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi) questa utilissima lista delle pubblicazioni di argomento nipponiche uscite negli ultimi sei anni.

Testi pubblicati da giugno 2008 a settembre 2009

Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: ponte tra Oriente e Occidente, a cura di A. Tamburello, A.Üçerler, Marisa Di Russo, Atti del Convegno tenuto a Chieti nel 2006, Institutum Historicum Societatis Iesu, Roma 2008.

Beretta Lia, Il viaggio in Italia di Tokugawa Akitake, la missione in Europa del fratello dell’ultimo shōgun, Centro Interuniversitario di Ricerche sul Viaggio in Italia (CIRVI), Moncalieri 2008.

Beretta Lia, “Una pittrice giapponese a Palermo nell’Ottocento: O-Tama Kiyohara Ragusa”, in Bollettino del C.I.R.V.I., n. 55, Passeggiate in Sicilia, Gennaio-Giugno 2007, Anno XXVIII, Fascicolo I, pp. 57-84, Centro Interuniversitario di Ricerche sul Viaggio in Italia, Moncalieri.

Beretta Lia, “Miyake Kokki. Un pittore giapponese in viaggio in Sicilia nel 1921”, in Bollettino del C.I.R.V.I., 58, Luglio-Dicembre 2008, Anno XXIX,  Fascicolo II, pp.285-304.

Bienati, Luisa e Scrolavezza, Paola, La narrativa giapponese moderna e contemporanea, Marsilio, Collana Elementi, 2009.

Boscaro Adriana, Ventura e sventura dei gesuiti in Giappone (1549-1639), Cafoscarina, 2008.

Boscaro Adriana, “Valignano interpreta il Giappone: Il Cerimoniale”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 217-229.

Boscaro Adriana, “Perché Nagasaki?”, in Madama Butterfly l’orientalismo di fine secolo, l’approccio pucciniano, la ricezione (Atti del Convegno Internazionale di Studi Lucca-Torre del Lago, 28-30 maggio 2004), a cura di Arthur Groos e Virgilio Bernardini, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2008, pp. 3-15.

Boscaro Adriana, “Il Genji monogatari rivisitato”, in Genji monogatari. Il Principe Splendente nelle collezioni del Museo d’Arte Orientale di Venezia, catalogo a cura di F. Spadavecchia, Marsilio 2008, pp. 6-9.

Busquet Cinto, Incontrarsi nell’Amore. Una lettura cristiana di Nikkyō Niwano, Roma, Città Nuova Editrice, 2009.

Calza Gian Carlo, Genji il principe splendente, Mondadori Electa, 2008.

Diario di Izumi Shikibu (Izumi Shikibu nikki), a cura di Carolina Negri, Marsilio, 2008.

Di Russo Marisa, “La corrispondenza epistolare di Valignano. A proposito di una lettera ritrovata nel monastero di Santa Chiara a Chieti”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 279-309.

Di Russo Marisa, “I ritratti di Alessandro Valignano: nota iconografica” (pp. 357-367), e “Cronologia valignanea” (pp. 369-383), in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008.

Iaccarino Ubaldo, “Alessandro Valignano e la missione Cobo (1592)”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 129-143.

Kawabata Yasunari, La bellezza sfiorisce presto e altri racconti [Chirinuru o, 1933 (La bellezza sfiorisce presto), Take no koe momo no hana, 1970 (Voci di bambù fiori di pesco), Sōshiki no meijin, 1923 (Maestro di funerali)], traduzione, postfazione, nota biografica di Ornella Civardi, SE 2008.

Kirino Natsuo, Real World, a cura di Gianluca Coci, Neri Pozza Editore, 2009.

Marino Susanna, Grammatica pratica di giapponese. Con esercizi di autoverifica, Zanichelli 2008.

Menegazzo Rossella, Shashinkyō “specchio copia del vero”. Alla ricerca del naturalismo nelle prime immagini fotografiche del Giappone, Cafoscarina 2008.

Mishima Yukio, Abito da sera (Yakaifuku, 1967), tr. di Virginia Sica con un saggio introduttivo (Mishima e la “sindrome di Jorge”), Oscar Mondadori, 2008.

Mishima Yukio, La spada (Ken, 1963), seguito da Henry Miller, Riflessioni sulla morte di Mishima, tr. di Ornella Civardi, SE, 2009.

Miyabe Miyuki, Il passato di Shoko (Kasha, 1992), tr. di Vanessa Zuccoli, Fanucci, 2008.

Mogi Hitoshi, Taiko. Il tamburo giapponese Tradizione e rinnovamento (Nyūmon Nihon no taiko, 2003), trad. di Mario Carpino, Gobook editore, 2008.

Murakami Haruki, After Dark, tr. di Antonietta Pastore, Einaudi Supercoralli, 2008.

Nenzi Laura, Excursions in Identity. Travel and the Intersection of Place, Gender, and status in Edo Japan, University of Hawai’i Press, 2008.

Nenzi Laura, “Encountering the World: Kawai Tsugunosuke’s 1859 Journey to Yokohama and Nagasaki”, Early Modern Japan, XVI, 2008, pp. 68-83.

Oda Makoto, Ichigo ichie – Ogni incontro è irripetibile (Owaranai tabi, 2006),  trad. di Manuela Suriano, DeriveApprodi, 2008.

Ogawa Yoko, Una perfetta stanza di ospedale, tr. di Massimiliano Matteri e Matake Yumiko, Adelphi, 2009. [Contiene Kanpekina byōshitsu (1989) e Agehachōga kowareru toki (1988, Quando la farfalla si sbriciolò)].

Takami Koushun, Battle Royale, trad. Tito Faraci, Oscar Mondadori, 2009.

Taguchi Randy, Mosaico (Mozaiku), trad. di Gianluca Coci, Fazi Editore, 2008.

Tamburello Adolfo, “Considerazioni conclusive”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 329-354.

Tollini Aldo, Antologia del Buddhismo Giapponese, Einaudi, 2009.

Volpi Vittorio e Mazzei Franco, “La lezione del Valignano nella gestione della diversità culturale nell’era della globalizzazione”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 313-325.

Yoshimoto Banana, Chie-chan e io (Chiechan to watashi, 2007), trad. di Giorgio Amitrano, Feltrinelli 2008.

Watanabe Sumiko e Manuela Suriano, Hayashi Kyoko – hito to bungaku, Bensey Publishing Inc., Tokyo, 2009.

Testi pubblicati nel 2006-2007-2008 (maggio)

Amitrano Giorgio, Yama no oto. Kowareyuku kazoku, Misuzu shobō, 2007.

Amitrano Giorgio, Il mondo di Banana Yoshimoto, Feltrinelli, 2007.

Anonimo, Sogno di una notte di primavera. Storia del Secondo Consigliere di Hamamatsu (Hamamatsu chūnagon monogatari), a cura di Andrea Maurizi, Go Book Editore, Merate (MI), 2008.

Beretta Lia, “Viaggiatori giapponesi in Italia, IV, Viaggi di artisti nell’epoca Meiji-Taishō”, Bollettino del C.I.R.V.I., n. 53, gennaio-giugno 2006, Anno XXVII, fasc. I, pp. 153-196.

Beretta Lia, “Giugno 1585: Un’ambasceria giapponese a Ferrara”, in Studi e Ricerche – Cronaca di un centenario, Bollettino della Ferrariae Decus n. 23, 31 dicembre 2006, pp. 227-237.

Beretta Lia, “La saga dei semai in Oriente nell’Ottocento. Lorenzo Inselvini da Brescia a Yokohama via Mosca e Pechino”, in L’impresa di Marco Polo, Cartografia, viaggi, percezione (Convegno internazionale, Spoleto 2005), Edizioni TIELLEMEDIA, Roma 2007, pp. 277-286.

Carioti Patrizia,Cina e Giappone sui mari nei secoli XVI e XVII, Ed. Scientifiche Italiane, 2007.

Casari Matteo, Teatro nō. La via dei maestri e la trasmissione dei saperi, Bologna, CLUEB, 2008.

Ciccarella Emanuele, L’angelo ferito. Vita e morte di Mishima, Liguori, 2007.

Ciriacono Salvatore, “Scambi commerciali e produzione di beni di lusso nel Giappone del periodo Edo. Una lettura storiografica”, Quaderni Storici, 125, 2/2007, pp. 591-621.

Corso di lingua giapponese, Volume I, a cura di S. De Maio, C. Negri, J. Oue, Hoepli, 2007.

Corso di lingua giapponese Volume II, a cura di S. De Maio, C. Negri, J. Oue, Hoepli, 2007.

Corso di lingua giapponese Volume III, a cura di S. De Maio, C. Negri, J. Oue, Hoepli, 2008.

De Palma Daniela, Il Giappone contemporaneo. Politica e società, Carocci Editore, 2008.

Di Fratta Gianluca (a cura di), ROBOT. Fenomenologia dei giganti di ferro giapponesi, Società Editrice L’Aperia, 2007.

Dizionario della saggezza orientale, Mondadori, 2007.

Failla Donatella, “Vasi Orientali nel Museo Chiossone”, FMR, N. 21 (2007), pp. 133-156.

Failla Donatella, Herend e la Via della Porcellana: Chinoiserie e Japonisme, exhibition catalogue, Museo d’Arte Orientale “Edoardo Chiossone”, 29 June 3-9 December 2007, La Neograf, San Giuliano Milanese, 2007.

Higashino Keigo, Il segreto del lago, trad. di Paola Scrolavezza, Baldini Castoldi Dalai, 2007.

Ichikawa Takuji, Quando cadrà la pioggia tornerò (Ima ai ni yukimasu), trad di Marcella Mariotti, Salani Editore, 2007.

Ihara Saikaku, Vita di un libertino (Kōshoku ichidai otoko, 1682), trad. di Lydia Origlia), ES, 2007 (ristampa dell’edizione Guanda del 1988).

Ishida Ira, Tokyo nights (Ikebukuro uesuto g„to påku, 1998), tr. di Naomi Visconti, Fanucci, 2006.

(Izumi Shikibu nikki) Diario di Izumi Shikibu, trad. di Carolina Negri, Marsilio, 2008.

Kawabata Yasunari, La banda di Asakusa (Asakusa kurenai dan, 1930), trad. di Costantino Pes, Einaudi, 2007.

Kirino Natsuo, Grotesque (Gurotesuku, 2003), trad. di Gianluca Coci, Neri Pozza, 2008.

Maraini Dacia e Fosco, Il gioco dell’universo, Mondadori, 2007.

Maraini Fosco, Pellegrino in Asia, a cura di F. Marcoaldi, Meridiani Mondadori, 2007.

Maraini Fosco, Gnòsi delle Fànfole, Baldini Castoldi Dalai, 2007 (ristampa, con annesso CD con musiche di M. Altomare e S. Bollani).

Maraini Toni, La lettera da Benares, Sellerio, 2007.

Marangoni Rossella, Tokyo. La scrittura, la città, la notte, Unicopli, 2007.

Mazzei Franco, “Il ritorno del Giappone”, Mistero Giappone, Quaderni Speciali di LIMES, ottobre 2007, pp. 9-22.

Mishima Yukio, Una virtù vacillante (Bitoku no yoromeki, 1957), trad. di Lydia Origlia, SE, 2007.

Moretti Laura, “Il Fondo Marega: contenuti, potenzialità e significati della collezione di un singolare missionario-nipponista”, Salesianum, LXVIII, 4, ott.-dic. 2006, pp. 745-781.

Mori Ōgai, Vita sexualis, trad. di Ornella Civardi, ES, 2007.

Mori Ogai (a cura di Matilde Mastrangelo), Il Romanticismo e l’Effimero. La trilogia tedesca (Doitsu sanbusaku): La ballerina (Maihime), Il messaggero (Fumizukai), Ricordi di vite effimere (Utakata no ki), Go Book editore, 2008.

Murakami Haruki, Kafka sulla spiaggia (Umibe no Kafuka, 2002), trad. di Giorgio Amitrano, Einaudi, 2008.

Murakami Ryū, Tokyo Soup (In za miso sūpu, 1997), trad. di Katia Bagnoli e Kaoru Tashiro, Mondadori, 2006.

Nakagami Kenji, Mille anni di piacere (Sennen no yuraku), trad. di Antonietta Pastore, Einaudi, 2007.

Nakano Hitori, Train man (Densha otoko, 2004), trad. di Mimma De Petra, Isbn Edizioni, 2007.

Natsume Sōseki, Il signorino (Bocchan), trad. di Antonietta Pastore, Neri Pozza, 2007.

Nishida Kitarō, Uno studio sul bene (a cura di E. Fongaro), Bollati Boringhieri, 2007.

No geisha. Otto modi di essere donna nel Giappone di oggi, Racconti, ed. it. a cura di Gianluca Coci, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2008.

Ōe Kenzaburō, Note su Hiroshima (Hiroshima nōto), trad. di Gianluca Coci, Alet Edizioni, Padova, 2008.

Ogawa Yōko, La casa della luce (contiene: Ninshin karendā, Domitori, Daibingu Pūru), tr. di Mimma De Petra, il Saggiatore, 2006.

Ogawa Yōko, La formula del professore (Hakase no aishita sūshiki, 2003), trad. di Mimma De Petra, il Saggiatore, 2008.

Ogawa Yōko, L’anulare (Kusuriyubi no hyōhon, 1994), trad. di Cristiana Ceci, Adelphi, 2007.

Pasqualotto Giorgio, Figure di pensiero. Opere e simboli nelle culture d’Oriente, Marsilio, 2007.

(Kataoka Shikō) Personale di Kataoka Shikō. Lo spirito giovane della calligrafia classica, a cura di Virginia Sica e Francesca Tabarelli de Fatis, Go Book Editore, Trento, 2006.

Principato Alfredo, Fondamenti di Karate-Dô, Calzetti-Mariucci Editori, 2007.

Sakurai Ami, Un mondo innocente (Inosento wåudo, 1996), trad. dall’inglese di Stefania Di Natale, Newton Compton, 2006.

Spadaro Maria Antonietta, O’Tama e Vincenzo Ragusa, Echi di Giappone in Italia, Ed.Kalos, Palermo, 2008.

Suriano Manuela, “A Ground Zero”(con traduzione di A Ground Zero di Hayashi Kyoko), Lo straniero, IX, 62/63, agosto/settembre 2005, pp. 38-45.

Suzuki Kōji, Dark water (Honogurai mizu no soko kara, 1996), trad. dall’inglese di Emanuela Cervini, Nord, 2006.

Taguchi Randy, Antenna (Antena), trad. di Gianluca Coci, Fazi Editore, 2007.

Takahashi Gen’ichirō, Sayonara, gangsters (Sayonara, gyangutachi, 1985), traduzione, postfazione e note di Gianluca Coci, Bur, 2008.

Takashi Yoichi, La storia del Tengu (Horafuki tengu, 1972), trad. di Marcella Mariotti, Casa dei Libri, 2008.

Tanizaki Jun’ichirō, Neve sottile (Sasame yuki, 1948), trad. di Olga Ceretti Borsini, Guanda, 2008 (ristampa dell’edizione del 1989).

Urru Luigi, Il fantasma tra i ciliegi. Topografie di primavera a Tokyo, Liguori, 2007.

Vianello Giancarlo (a cura di), Messaggi del Nulla. La scuola di Kyōto in Europa, Rubbettino, 2006.

Wataya Risa, Solo con gli occhi, tr. di Antonietta Pastore, Einaudi, 2007.

Yamada Taichi, Una voce lontana (Tōku no koe o sagashite, 1989), trad. di Emanuela Cervini, Nord, 2007.

Yoshimoto Banana, Ricordi di un vicolo cieco (Deddoendo no omoide, 2003), trad. di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 2006.
Yoshimoto Banana, Il coperchio del mare (Umi no futa, 2004), trad. di Alessandro G. Gerevini, Feltrinelli, 2007.

Testi pubblicati nel 2006-2005-2004

Abe Kōbō, L’incontro segreto (Mikkai), trad. di Gianluca Coci, Manni editore, Lecce 2005.

Alberizzi Valerio Luigi, “I manoscritti dei testi sacri dall’VIII al XII secolo come fonti per lo studio della lingua giapponese”, in Scritture e codici nelle culture dell’Asia: Giappone, Cina, Tibet, India. Prospettive di studio, a cura di G. Boccali e M. Scarpari, Cafoscarina, 2006, pp. 35-54.

Amitrano Giorgio, “Il mito della morte precoce in Mishima Yukio”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp. 1-12.

Beretta Lia, “Un Dal Verme in Giappone”, Bollettino Storico Piacentino, CI, 1, genn.-giugno 2006, pp. 71-86.

Beretta Lia, “Alessandro Fè d’Ostiani in Giappone”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp. 13-22.

Beretta Lia, “Viaggiatori giapponesi in Italia. III. Viaggi individuali nell’epoca Meiji-Taishō”, Bollettino del C.I.R.V.I., 49, genn-giugno 2004, fasc. I, pp. 83-118 (il numero I è uscito nel 1997; il II nel 2001; il quarto è di prossima pubblicazione).

Beretta Lia, Chiossone inedito. Il testamento originale e Il primo Museo Chiossone, Associazione Choyokai, Tokyo 2004.

Bienati Luisa (a cura di, e con voci curate da undici collaboratori), Letteratura giapponese. II. Dalla fine dell’Ottocento all’inizio del terzo millennio, Einaudi, 2005.

Bienati Luisa, “La ‘confessione ironica’ come forma di resistenza ai canoni del romanzo: l’esempio di Tanizaki Jun’ichirō”, in Identità e alterità: tra Oriente e Occidente e tra Oriente e altri Orienti, numero speciale di Asiatica Venetiana, 1, 2005, pp. 13- 28.

Borriello Giovanni, Mori Ogai ufficiale medico, CUEN, 2004

Borriello Giovanni, Giapponese. Dizionario per immagini, A.Vallardi, 2006.

Boscaro Adriana (a cura di, e con voci curate da cinque collaboratori), Letteratura giapponese. I. Dalle origini alle soglie dell’età moderna, Einaudi, 2005.

Boscaro Adriana, “Il Giappone e l’‘Altro’: il caso di Hiraga Gennai”, in Identità e alterità: tra Oriente e Occidente e tra Oriente e altri Orienti, numero speciale di Asiatica Venetiana, 1, 2005, pp. 29- 36.

Calza Gian Carlo, “Immagini e scrittura nei dipinti giapponesi”, in Scritture e codici nelle culture dell’Asia: Giappone, Cina, Tibet, India. Prospettive di studio, a cura di G. Boccali e M. Scarpari, Cafoscarina, 2006, pp. 55-64.

Calza Gian Carlo, “Hokusai: lo specchio della poesia cinese e giapponese”, in M. Scarpari e T. Lippiello (a cura di), Caro maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l’ottantesimo compleanno, Cafoscarina, 2005, pp. 201-223.

Canova Tura Graziana, Il Giappone in cucina, Ponte alle Grazie, Milano 2006 (nuova edizione riveduta e ampliata).

Caroli Rosa, “Re-inventing Okinawa: from Ryukyuness to Japaneseness”, in Josef Kreiner (ed.), Japaneseness versus Ryûkyûanism, Bier’sche Verlagsanstalt  2006, pp. 17-29.

Caroli Rosa, “I buchi neri dell’identità: il caso di Jahana Noboru (1865-1908)”, in M. Scarpari e T. Lippiello (a cura di), Caro maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l’ottantesimo compleanno, Cafoscarina, 2005, pp. 251-263.

Caroli Rosa, “L’identità okinawana tra invenzione, percezione e memoria”, in Identità e alterità: tra Oriente e Occidente e tra Oriente e altri Orienti, numero speciale di Asiatica Venetiana, 1, 2005, pp. 37- 58.

Caroli Rosa, “Ryūkyū-Okinawa no aidenchichi”, in Okinawa no aidenchichi. Kokusai shinpojiumu hōkokusho, Hosei Daigaku Kokusai Nihongaku Kenkyū sentå, Tokyo 2005, pp. 47-57; 326-340.

Caroli Rosa, Gatti Francesco, Storia del Giappone, Laterza 2004.

Caroli Rosa, “La Cina reinventata dal Giappone Meiji”, in L’invenzione della Cina. Atti del VII Convegno Aisc, Congedo Editore, Galatina 2004, pp. 77-95.

Ceci Cristiana, “Fenomenologia di Hello Kitty. Un’icona globale della cultura pop giapponese”, in Orienti e Occidenti della Rappresentazione, Atti del Seminario Internazionale di Studi (Venezia 24-25 novembre 2005), Il Poligrafo, 2005, pp. 213-217.

Ciapparoni La Rocca Teresa, “Il canone poetico dello haiku”, in L’allodola del mio villaggio, a cura di S. Taroni, D. Montanari, L. Telò, Danilo Montanari Editore, 2006, pp.73-82.

Ciccarella Emanuele, La maschera infranta. Viaggio psicoestetico nell’universo letterario di Mishima, Liguori Editore, Napoli 2004.

Coci Gianluca, Abe Kōbō Sutajio to obei no jikken engeki, Sairyusha, Tōkyō 2005.

De Maio Silvana, “I diplomatici in Giappone dal 1876 al 1915”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp.133-175.

De Palma Daniela, La figura di Toyotomi Hideyoshi attraverso la testimonianza degli occidentali in Giappone, Centro Stampa Nuova Cultura, Roma 2006.

De Palma Daniela, “Il sistema imperiale contemporaneo”, Bulletin of the Institute for Mediterranean Studies, Waseda University, n.3, marzo 2005, pp.1-22.

Di Fratta Gianluca, Il fumetto in Giappone. Dagli anni Settanta al 2000, L’Aperia, 2005.

Di Russo Marisa, “Influenze e suggestioni letterarie dall’incontro tra oriente e occidente. D’Annunzio in Giappone”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp. 175-198.

Failla Donatella, “Un paradiso buddhista. Bronzi giapponesi del Museo Chiossone”, FMR, 14, 2006, pp. 75-96. (Pubblicato anche nelle edizioni inglese, francese e spagnola di FMR).

Failla Donatella, “The God of Wealth in Western Garb. Kawanabe Kyosai’s Portrait of Edoardo Chiossone as Daikokuten”, Monumenta Nipponica, 61, 2 (Summer 2006), pp. 193-218.

Failla Donatella, “Modelli di pagoda dell’Asia Orientale e tulipaniere nell’Europa del Settecento”, in F. Simonetti, G. Zanelli (a cura di), Una tulipaniera per Palazzo Spinola, cat. mostra, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Liguria, San Giorgio Editrice, Genova 2006, pp. 11-13.

Failla Donatella, Dipinti e Stampe del Mondo Fluttuante. Capolavori Ukiyoe del Museo Chiossone di Genova, catalogo della mostra, Palazzo Ducale Genova, Skira,  2005.

Failla Donatella, “Edoardo Chiossone Museum of Japanese Art, Genoa”, in: J. Kreiner (ed.), Reports from the Toyota Foundation Symposium Königswinter 2003, Bier’sche Verlagsanstalt, Bonn 2005, vol. II, pp. 309-325.

Failla Donatella, “Un esperimento pittorico Meiji tra innovazione e tradizione: Edoardo Chiossone e alcuni maestri della società Jounsha di Kyōto”, Bollettino dei Musei Civici Genovesi, XXIV, n. 71 (luglio-dicembre 2002), pp. 20-33, Silvana Editoriale, 2005.

Failla Donatella, “The Protection of Cultural Properties in Japan. Part One”, Zeitschrift für Japanisches Recht / Journal of Japanese Law, Deutsch-Japanische Juristenvereinigung E.V., Max-Planck-Institut für Privatrecht, 9. Jahrgang / Vol. 9 (2004), 18, pp. 67-107.

Failla Donatella, “Il contributo di Luigi Bernabò Brea alla conoscenza e alla valorizzazione dell’arte giapponese Ukiyoe del Museo Chiossone di Genova”, Bollettino d’Arte, Volume Speciale, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 2004, pp. 205-212.

Ferrera Antonella, Il fiore e la spada, Baldini Castoldi Dalai, 2005.

Ferretti Valdo, “Il Giappone e il Rimodellamento del Sistema di Sicurezza Internazionale”, La Comunità Internazionale, LXI, n. 3, 2006, pp. 469-482.

Ferretti Valdo, “L’Italia e l’adesione del Giappone al Gatt. La visita di Yoshida Shigeru a Roma nel 1954”, Nuova Storia Contemporanea, X, 2, marzo-aprile 2006, pp. 83-96.

Ferretti Valdo, “Taiwan nella politica estera giapponese del secondo dopoguerra: attualità di un dibattito storiografico”, in M. Scarpari e T. Lippiello (a cura di), Caro maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l’ottantesimo compleanno, Cafoscarina, 2005, pp. 547-559.

Ferretti Valdo, “The Globalization Process from South to East Asia and Japan’s Adhesion to the Colombo Plan in 1954”, in J. Beaumont, A. Canavero (eds.), Globalization, Regionalization and the History of International Relations, Edizioni Unicopli/ Deakin University, 2005, pp. 203-211.

Ferretti Valdo, “Un germe di intesa fra la Francia e il Giappone dopo la Conferenza di Washington del 1922”, Clio, XL, 2004, 2, pp. 345-359.

Forzani Jiso Giuseppe, I fiori del vuoto. Introduzione alla filosofia giapponese, Bollati Boringhieri, 2006.

Fujino Chiya, Una promessa d’estate (Natsu no yakusoku), trad. di Bruno Forzan, Einaudi, 2004.

Fujiwara no Teika, Il ponte sospeso dei sogni (46 poesie dallo Shinkokinshū), trad. di Pierantonio Zanotti, Ariele, Milano 2006.

Galliano Luciana (a cura di), MA. La sensibilità estetica giapponese, Edizioni Angolo Manzoni, Torino 2004.

Galliano Luciana, Musiche dell’Asia orientale, Carocci, 2005.

Gatti Francesco, “La Cina tra nihonshugi e ajiashugi”, in M. Scarpari e T. Lippiello (a cura di), Caro maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l’ottantesimo compleanno, Cafoscarina, 2005, pp. 585-594.

Gatti Francesco, “L’invenzione delle parole. Il Giappone Meiji scopre nuovi concetti”, in Identità e alterità: tra Oriente e Occidente e tra Oriente e altri Orienti, numero speciale di Asiatica Venetiana, 1, 2005, pp. 59- 64.

(Gatti Francesco) e Caroli Rosa, Storia del Giappone, Laterza 2004.

Goto Hiromi, Coro di funghi, trad. di Cristiana De Sanctis e Valeria Trisoglio, Ediz. Socrates, 2005.

Gōzō Yoshimasu, The other voice. L’altra voce, trad. di Marco Mazzi, Scheiwiller-Playon, 2005.

Hachiya Michihiko, Diario di Hiroshima, trad. di Francesco Saba Sardi, SE Edizioni, 2005.

Hakagawa Hisayasu, Introduzione alla cultura giapponese, Bruno Mondadori, 2006.

Higashino Keiko, La seconda vita di Naoko (Himitsu), trad. di Paola Scrolavezza, Baldini & Castoldi, 2006.

Hillier Giglioli Enrico, Giappone perduto. Viaggio di un italiano nell’ultimo Giappone feudale, Luni Editrice, 2005.

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(data la complessità dell’opera che vede un totale di 961 pagine, con circa 150 articoli, una cinquantina di schede e medaglioni, 85 autori, gli indici delle riviste con articoli sul Giappone a partire da Sakura del 1920, si è ritenuto di fare un’eccezione e, pur non essendo una rivista, l’indice completo è stato inserito nel sito alla sezione “Spoglio riviste”).

Kanehara Hitomi, Serpenti e piercing, trad. di Alessandro Clementi, Fazi, 2005

Katayama Kyōichi, Gridare amore dal centro del mondo (Sekai no chūshin de ai wo sakebu), trad. di Marcella Mariotti, Salani, 2006.

Katayama Yōko, Come diventare un buon cane (Rippana inu ni naru hōhō), trad. di Marcella Mariotti, Salani, 2005.

Kawabata Yasunari, Racconti in un palmo di mano, trad. di Ornella Civardi, Marsilio 2006 (ristampa che include i tre precedenti volumi Suggestioni e artifici, La mia galleria, L’album degli schizzi, e la quarta raccolta, Un’erba, un fiore).

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Tamburello Adolfo, “Il Giappone, Napoli e il Meridione d’Italia. Dai primi rapporti alla metà del Novecento”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, p. 413-448.

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(Volpi Vittorio) e Mazzei Franco, Asia al centro, Università Bocconi Editore, 2006.

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Volpi Vittorio, Il Visitatore, Piemme, Casalemonferrato 2004.

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Watsuji Tetsurō, Pellegrinaggio alle antiche chiese d’Italia (Itaria koji junrei, 1935), a cura di Oliviero Frattolillo, L’Epos (collana ALIA – Viaggi, culture, idee), 2005.

Yoshimoto Banana, Ricordi di un vicolo cieco (Deddoendo no omoide), trad. di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 2006.

Yoshimoto Banana, L’abito di piume (Hagoromo), trad. di A.G. Gerevini, Feltrinelli, 2005.

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Zambarbieri Annibale, “Cultura e religione nelle comunità cristiane ‘underground’ in Giappone”, in L’Europa e l’evangelizzazione delle Indie Orientali, a cura di L. Vaccaro, Centro Ambrosiano, Milano 2005, pp. 141-162.

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Zanier Claudio, Cesare Bresciani, Viaggio all’interno del Giappone (1872), CLEUP (Coop. Libraria Editrice Università di Padova), 2006.

Zanier Claudio, Semai. Setaioli italiani in Giappone (1861-1880), Interpretare e comunicare senza tradurre, CLEUP (Coop. Editrice Libraria Università di Padova), 2006.

In viaggio con Murakami: reportage di Repubblica.it (2)

Ecco qui la seconda puntata del reportage In viaggio con Murakami di Dario Olivero, pubblicato da Repubblica.it, dal calviniano titolo
Se una notte d’estate un viaggiatore:

Una porta deve essere qui, alla stazione della metro di Shinjuku. Non quella di Shibuya dove vive il protagonista di Dance dance dance. A Shinjuku, dove succede sempre qualcosa nei libri di Haruki Murakami. Un’altra porta potrebbe essere all’Albergo del Delfino, ma è a Sapporo, non a Tokyo. Un’altra in fondo a qualche pozzo, ma dove si può trovare un pozzo in una città che ha fatto dell’altezza la sua principale dimensione di sviluppo? No, la porta deve essere qui, a Shinjuku.

Shinjuku
Shinjuku

Qui, seduto da queste parti, Okada Toru impara a guardare i volti delle persone come in una pratica zen nell’Uccello che girava le viti del mondo. Qui consuma i suoi pomeriggi da disoccupato, qui incontra la donna che darà l’ennesimo giro di ruota al suo destino sempre più occulto. Qui il Ranocchio mette in atto il suo piano per salvare Tokyo chiedendo a un mediocre impiegato di banca che lavora a due passi dalla stazione di aiutarlo nella sua lotta contro il Gran Lombrico nel racconto contenuto in Tutti i figli di dio danzano. Qui, a Shinjuku, crocevia di treni e di uomini.
Fuori dalla stazione non si fuma. Dentro qualsiasi locale sì. Virtù pubblica, vizi nei posti pubblici. C’è un’area fumatori in cui tutti si ammassano, all’aperto. Un metro più in là è vietato, anche se l’aria e il cielo sono gli stessi. Un vigile controlla. Pendolari arrivano e tornano come branchi di pesci. Uno se li immagina impiegati di banche, finanziarie, società hi-tech. Murakami ha sempre avuto un’altra idea del lavoro. Contando a caso nei suoi romanzi si individuano tra le altre le seguenti meno roboanti occupazioni: contatori di uomini calvi, fabbricanti di parrucche, fabbricanti di elefanti, controllori di merci in grandi magazzini, donne delle pulizie in love hotel, modelle di moda fotografate soltanto per le loro meravigliose orecchie. Intanto, nel mondo reale, il Giappone perde il 9,6% della produzione industriale, il 46 di esportazioni e quasi il sei di crollo del Pil. Tasso di disoccupazione salito al 4,4, diecimila suicidi all’anno tra gli over sessanta rimasti senza lavoro. Quando rimangono senza lavoro, continuano ad alzarsi presto, si radono, si vestono, escono di casa e rientrano la sera. Fanno finta di niente fino a quando resistono, come un imperatore che non ammette la sconfitta. Quanti di loro stanno prendendo ora il treno a Shinjuku? Quanti conoscono la porta nascosta qua sotto?
Due compagnie della metro, ci vorrà un po’ a capire che un biglietto di una non funziona per l’altra. Anche perché spesso le linee corrono praticamente parallele, si sovrappongono. Due linee, due mondi, due città. La prima è Il Paese della meraviglie, l’altra è La fine del mondo, come il titolo del libro. Il protagonista del romanzo vive in entrambe. Una è quella di superficie, l’altra è protetta da mura e quando vi si entra occorre lasciare fuori la propria ombra. Tra le due città, una scorza impenetrabile. Ogni tanto un varco, ma come gli illuminati, da Kafka a Lewis Carroll a Rudolf Steiner sanno, a ogni soglia c’è un Guardiano. E’ lui che taglia l’ombra di chi vuole entrare nell’altra città. Questo è il prezzo da pagare per lasciare quello che si crede noto per quello che si crede ignoto.
Tutto è verosimile, niente è reale alla Fine del mondo. Prendi una linea, la Yamanote per esempio. Attraversa tutte le stazioni in cui un turista potrebbe scendere per dare corpo al suo viaggio ideale, poi ritorna a Shinjuku. Ma è ancora lo stesso treno? Quante volte, in quante fermate, a seconda dell’ora, del vento, della luce, del capriccio di un dio sotterraneo si scende nella stessa città? Le due città si assomigliano, i gusti sono leggermente diversi, il cibo meno familiare, solo le stagioni sembrano identiche. E’ tutto dietro quella porta nascosta a Sninjuku. Nessuno la conosce, sarà la porta a decidere se manifestarsi. Forse stanotte, forse in sogno. Purché ne valga la pena.
Da La fine del mondo e il paese delle meraviglie: “Il problema era che non riuscivo assolutamente a ricordarmi né la ragione né lo scopo per cui avevo abbandonato il mio vecchio mondo ed ero venuto in quel posto. Qualcosa, qualche forza mi ci aveva portato. Qualche straordinaria e assurda energia. Così avevo perso la mia ombra e i miei ricordi, e adesso stavo per perdere il mio cuore”.

(fonte: http://olivero.blogautore.repubblica.it/2009/07/29/in-viaggio-con-murakami-2/;)
(foto: http://farm1.static.flickr.com/151/391469293_e89e2dac08.jpg)

Cosa leggere durante un viaggio in Giappone…

… in particolare tratto dall’opera di Murakami Haruki? La domanda è stata posta a <<The Millions>>, uno dei maggiori blog del mondo dedicati ai libri. Il giornalista, Ben Dooley, raccomanda Kokoro di Natsume Soseki, un grande classico della letteratura nipponica, e Norwegian Wood (in Italia, tradotto come Tokyo Blues) di Haruki Murakami, malgrado non ritenga questo autore il più adatto per saperne di più sul Sol Levante. Dooley completa prematuramente il quadro con un’introduzione storica al Giappone, Inventing Japan (1853-1964) di Ian Buruma, e Dogs and Demons di Alex Kerr.
In tutta sincerità, io avrei dato maggiore spazio agli autori nipponici, proponendo, ad esempio, il Libro d’ombra di Tanizaki Yunichiro e, per confrontarsi con un particolare taglio occidentale, il romanzo Stupore e tremori di Amélie Nothomb. E voi, cosa suggerireste a qualcuno in partenza per il Giappone?

* * * * * *
Qui l’articolo di Dooley:

Former Millions contributor Emre writes in with this question:

“I’m flying to Japan on Saturday and, shamefully, have never read Haruki Murakami. I’ll be visiting Tokyo and other destinations for two weeks, what do you recommend I read that’ll be both a good intro to Murakami and teach me something about japan, too?”

coverIf you have your heart set on Murakami, I recommend you start with Norwegian Wood, the bittersweet love story that propelled him to superstardom. It lacks the fantastic elements of much of Murakami’s more popular work, but it contains perhaps the best depiction of modern Japanese life that Murakami has ever written.

To be honest, though, Murakami isn’t a great place to learn about Japan. As much as I like him, he doesn’t have much of interest to say about Japan as a country. His obsession with the West, rather than honing his eye for dissecting his own culture, has led him to cut it out of his stories almost entirely. As a result, Japan never plays a major role in his books. His characters tend to be culturally ambiguous and many of his novels could have just as easily taken place in, I don’t know, Sweden.

coverIf you really want to learn more about what it means to be Japanese, you might consider picking up a copy of Kokoro, by Natsume Soseki. Kokoro is a, perhaps the, great modern Japanese novel (at least most Japanese would tell you that) in much the same way that The Great Gatsby Is a great American novel. Kokoro trades Gatsby’s wit and panache for a solemn melancholy that I, frankly, find off-putting, but it’s unquestionably one of the most “important” Japanese novels, and a great introduction to the soul of modern Japan.

covercoverOn the non-fiction front, I highly recommend Ian Buruma’s Inventing Japan, which provides an excellent, entertaining encapsulation of Japan’s modern history. At a mere 174 pages, you can read it on the plane ride over, and still have time for two terrible movies. For a bleaker take on modern history, you might consider Alex Kerr’s Dogs and Demons, a dystopic look at Japanese bureaucracy and the country’s appalling environmental legacy. It can be a bit of a downer, but it provides an insightful behind-the-scenes look at what makes the country run.

Have a safe trip!

In viaggio con Murakami: reportage di Repubblica.it (1)

Per non smentire la fama planetaria di Murakami Haruki e, soprattutto, il fatto che, oramai, in Italia la letteratura nipponica si identifichi quasi esclusivamente con lui e la Yoshimoto, Dario Olivero, di Repubblica.it, dedica in questi giorni un reportage in più puntate allo scrittore di Kafka sulla spiaggia, dal significativo nome di In viaggio con Murakami. Attraverso il Giappone, s’intende. Ecco il primo estratto:

Forse semplicemente non esiste, non a Tokyo. O forse non in questa dimensione. Abituati a tutto, anche ai viaggi cosiddetti letterari, cerchiamo atmosfere e ispirazione dove altri l’hanno trovata prima di noi. Visitiamo la Praga di Kafka, la Londra di Dickens, la New York di Capote, la Parigi di Sartre. Ci sono viaggi organizzati per questo genere di cose. L’ultimo nato è la Stoccolma di Stieg Larsson. Città che prima aveva poco da offrire se non gli spazi troppo o troppo poco illuminati e respingenti di Bergman, ora diventa location a ore e a tariffa dei luoghi da cui il giornalista Mikael Blomkvist ha conquistato milioni di lettori. Ma Tokyo è un’altra cosa. Haruki Murakami è un’altra cosa.

L’hanno cercata in tanti la Tokyo di Murakami. Migliaia di lettori hanno creduto di individuare i luoghi che racconta nei suoi romanzi. Una di quelle che è andata più vicino è un’italiana, Rossella Marangoni (Tokyo, Unicopli, 2007). Ma andare vicino non vuol dire arrivare. La periferia in cui abita Okada Toru, il protagonista di L’uccello che girava le viti del mondo? Qualsiasi periferia. L’università di Norwegian Wood? La Tokyo University o forse la Waseda dove lo stesso Murakami ha studiato. Il caffè della ragazza che legge il suo immenso libro mentre il mondo le scorre attorno in After Dark? A Shibuya, a Ginza, a Aoyama. Potrebbe essere ovunque. Murakami racconta Tokyo senza lasciare nessun indizio reale. Nessuna traccia. Tranne una, la stazione di Shinjuku. Ammesso che quella che racconta sia la Shinjuku reale e non un varco verso altre dimensioni che corrono parallele alla metropolitana e si perdono verso la fine del mondo.

Certi inviati di giornali con poco tempo e messi alle strette tra fuso orario e scadenza di consegna del pezzo se la cavavano a volte con quattro chiacchiere con il tassista che dall’aeroporto li portava a destinazione. Si facevano una prima idea sommaria. In alcuni casi restava quella. A Tokyo questo rischio non c’è. I tassisti parlano solo giapponese, nessuna speranza di fare conversazione. E poi sono troppo impegnati a districarsi in un mestiere che, da Roma a New York nessuno invidia, ma che qui diventa usurante. Una toponomastica assente, il nome di qualche arteria principale, una sommaria divisione per quartieri. Il tassista che lavora a Ginza sa poco e niente di Odaiba, quello di Ogikubo non sa dove sono i Giardini del palazzo imperiale. Legge il nome in giapponese che la guida riporta prevedendo la difficoltà del viaggiatore, ma le cose non vanno meglio. Semplicemente non lo sa. Un altro si arrende di fronte a quello che un occidentale sa essere un monumento nazionale giapponese: Ghibli Museum, la fabbrica dei sogni di Hayao Miyazaki, il maestro dell’animazione, quello di Princess Mononoke, La città incantata e l’ultimo, Ponyo sulla scogliera. Quello che disegna tutto a mano. Ma il tassista non lo sa, non lo capisce, dà la colpa all’inglese che non parla.

Nessun tassista vi aiuterà. Non riescono a venire a capo, nonostante i sofisticati navigatori che avrebbero dovuto semplificare la loro vita della Tokyo di superficie, la Tokyo reale. Figurarsi la Tokyo di Murakami che forse non esiste nemmeno. Quella di Kokubunji, quella di Sendagaya dove Murakami aprì due jazz bar prima di dedicarsi alla letteratura è nascosta da un velo più denso della foschia di luglio. Manca la toponomastica in superficie, manca quella letteraria. Una metafora, tutto è metafora, tutto è sincronicità, tutto è attributo di un’unica sostanza. Tutto in una sola città.

Così cambiano anche le coordinate dell’inizio di After Dark: “E’ una metropoli quella che abbiamo sotto gli occhi. La vediamo attraverso lo sguardo di un uccello notturno che vola alto nel cielo. Nel nostro sconfinato campo visivo, appare come un gigantesco animale. O un confuso agglomerato, composto da tanti organi avvinghiati l’uno all’altro. Un’infinità di arterie si protendono fino all’estremità di un corpo inaferrabile, vi fanno circolare il sangue e ne rigenerano di continuo le cellule. Trasmettono nuove informazioni, e raccolgono quelle vecchie. Comunicano nuovi bisogni, e raccolgono quelli vecchi. Portano nuove contraddizioni, e raccolgono quelle vecchie. Al ritmo di queste pulsazioni, il corpo si accende in più punti, si infiamma, si contorce. La mezzanotte è vicina, il metabolismo di base per sostenre la vita dell’organismo, che ha appena superato la fase culminante della sua attività, continua con vigore inalterato. Un gemito, quasi un accompagnamento in sottofondo, si leva dalla città. Un gemito monotono, privo di alti e bassi, eppure denso di presagi”.

(Fonte: http://olivero.blogautore.repubblica.it/2009/07/28/in-viaggio-con-murakami-1)
(Foto: Tokyo, 2004. Fotografo: Sutton-Hibbert/Rex Features; fonte: http://www.guardian.co.uk/culture/tvandradioblog/2008/jun/25/imaginefailstofindmurakami)

Yoshimoto e Murakami H. (forse) al Festival della traduzione di Napoli (2010)

Banana Yoshimoto
Banana Yoshimoto

Anche se -lo ammetto- è un po’ precoce dirlo, tenetevi liberi per la settimana  che va dal 22 al 29 novembre 2010: l’Università degli Studi di Napoli l’Orientale, l’Universität Wien e Université Paris VIII hanno infatti programmato per quella data il Festival della traduzione Biennale E.S.T. (Europa Spazio di Traduzione), che si terrà nella città partenopea. Tra gli autori invitati troviamo Banana Yoshimoto, Daniele Sepe, Valerio Magrelli, i traduttori iraniani di Dante e Calvino, Eva Hoffman, Moni Ovadia, Murakami Haruki, Daniel Pennac e Domenico Starnone.
Inoltre, a quanto si dice, la Yoshimoto dovrebbe tenere un laboratorio di calligrafia giapponese a bordo di una nave al largo del golfo di Napoli: per tutti i suoi fan è un’occasione da non perdere.

[Foto tratta da qui]

Murakami e il feticismo

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Versione russa di "Kafka on the shore"

Cercando informazioni per un precedente articolo su Murakami Haruki, sono finita nel suo sito ufficiale.
Grafica accattivante, musica di sottofondo leggermente ansiogena (almeno per me), e tante, tante rubriche: a dire il vero, forse, troppe. Sfogliandole, difatti, ho avuto l’impressione che la stima e l’apprezzamento per lo scrittore sembrassero sfociare in una sorta di culto della persona, di feticismo attento persino ai suoi gesti minimi, coltivato con zelo -si presume- da consulenti per il marketing e l’immagine. Il fine dell’operazione ve lo lascio immaginare.
Mi è parso di riscontrare indizi di fanatismo in particolare in una sottosezione della categoria About the author (trovate il link nella sua biografia; non posso inserirlo per motivi tecnici, scusatemi), dedicata a cosa Murakami ha preferito bere (il drink Siberian Express: vodka Smirnoff, acqua e limone), mangiare (anguille) e ascoltare (Radiohead e Beethoven) durante la redazione di Kafka on the shore. Vengono inoltre citati una statuetta felina e due fermacarte (un sasso dipinto e una pietra con un insetto scolpito) presenti sulla scrivania dello scrittore (il gatto ed il ciottolo compaiono anche nel libro); infine, è specificato persino il modello del computer utilizzato (un Apple iBook soprannominato Ryoka).
Al momento, come abbiamo vistoMr. Norwegian wood è ritenuto lo scrittore più “cool” del pianeta: ma ciò giustifica l’attenzione tendente al morboso nei suoi confronti? E, soprattutto, lo scrittore cosa penserà di tutto questo?

Foto tratta da qui.

Dieci cose da sapere su Murakami (secondo il Times) [in inglese]

Navigando qua e là, oggi mi sono imbattuta in un curioso articolo di pubblicato nel giugno 2008 dal Times, Ten things you need to know about Haruki Murakami […], definito nientepopodimeno che  “the coolest writer in the world today“, ossia lo scrittore più figo del mondo al giorno d’oggi. Le notizie che vengono date non sono sempre così fondamentali, ma sicuramente apprezzabili dai numerosi fan dello scrittore appassionato di jazz e di baseball.

Haruki Murakami is quite possibly the most successful and influential cult author in the world today. The 59-year-old sells millions of books in Japan. His fifth novel, Norwegian Wood, sold more than 3.5m copies in its first year and his work has been translated into 40 languages, in which he sells almost as well. Last year’s novella, After Dark, shifted more than 100,000 copies in English in its first three months. His books are like Japanese food — a mix of the delicate, the deliberately bland and the curiously exotic. Dreams, memory and reality swap places, all leavened with dry humour. His translator, Professor Jay Rubin, says reading Murakami changes your brain. His world-view has inspired Sofia Coppola, the author David Mitchell and American bands such as the Flaming Lips. He is a recipient of the Franz Kafka prize, has honorary degrees from Princeton and Liège, and is tipped for the Nobel prize for literature.hmurakami1

MURAKAMI DIVIDES PEOPLE

In June 2000, the panel members of German television’s literary review show Das Literarische Quartett disagreed so violently about his writing that one of them quit after 12 years on the programme. Opinion is equally divided in Japan. While younger readers adore him and even choose to study at his alma mater, Waseda University, in the hope of living in the dorm he describes in Norwegian Wood, he is viewed as pop, trashy and overly westernised by Japan’s literary establishment, who prefer the formal writing of Mishima, Tanizaki or Kawabata. Born in Kyoto in 1949, he studied theatre arts at Waseda — although the course didn’t interest him hugely and he spent much of his time reading film scripts in the library. He was hugely influenced by the student rebellions in 1968, which find their way into many of his novels. As a result, he’s a typical baby boomer — openly critical of Japan’s obsession with capitalism. He finds Japanese traditions boring. This doesn’t go down very well.

MURAKAMI IS HUGELY INFLUENTIAL

As well as countless Japanese novelists, the plot and style of Sofia Coppola’s Lost in Translation were partly inspired by Murakami’s novels. David Mitchell — twice nominated for the Booker prize — owes a huge debt to him after reading him while teaching in Japan. Indeed, the title of his second novel, Number 9 Dream, is a veiled tribute to Norwegian Wood — both were named after Beatles songs. Among others, the Complicite theatre company adapted The Elephant Vanishes in 2003; Robert Wyatt reads from Murakami’s books on Max Richter’s 2006 album Songs from Before; and the Grateful Dead-style jam band Sound Tribe Sector 9 soundtracked a 2007 film version of the story All God’s Children Can Dance.

HIS BOOKS WOULD NOT MAKE A HIGH-CONCEPT MOVIE PITCH

Imagine that JD Salinger and Gabriel Garcia Marquez had collaborated on a manga version of The Maltese Falcon. Norwegian Wood is the Japanese equivalent of The Catcher in the Rye — required reading for every troubled adolescent. Curiously, Murakami translated The Catcher in the Rye into Japanese and found it good but incomplete. “The story becomes darker and darker, and Holden Caulfield doesn’t find his way out of the dark world,” he argues. “I think Salinger himself didn’t find it either.” Murakami balances the mundane — intimate descriptions of preparing and eating simple meals feature regularly — with the fantastic. His protagonists are usually ordinary people trying to get by in life, until some type of ethereal male guide steers them into a new direction, sometimes quite literally. In All God’s Children Can Dance, Yoshiya, a young man working at a publishing company, wakes up with a crushing hangover and heads to his office hours later than usual. On the train coming home that night, he sees an older man who has the distinguishing features of his absent father. Yoshiya follows this man on the train, then through darkened, empty streets, to find himself in a deserted baseball diamond at night. The man vanishes, and Yoshiya stands on the pitcher’s mound in the cold wind and simply dances.

MURAKAMI IS CONFLICTED ABOUT HIS HOMELAND

Both his parents taught Japanese literature, but he preferred reading second-hand pulp-fiction novels picked up in the port city of Kobe. He is a devoted fan of western music and hates the formalism of Mishima. In 1987, the huge success of Norwegian Wood made him an overnight celebrity, which terrified and annoyed him. In December 1988, he left the country, becoming a writing fellow at Princeton. A Japanese weekly magazine reported his departure under the headline “Haruki Murakami has escaped from Japan”. Published in 1994, The Wind-up Bird Chronicle picked apart the cultural groupthink that led Japan into the second world war, a theme he revisited in his first nonfiction book, Underground (published in 1997), about the Tokyo subway attacks by the Aum Shinrikyo cult. He worries about Japan’s tendency to forget wartime atrocities. Even so, he says: “Before, I wanted to be an expatriate writer. But I am a Japanese writer. This is my soil and these are my roots. You cannot get away from your country.”

MURAKAMI USED TO RUN A JAZZ CLUB

He owned it from the end of his university years until 1981, when he was able to support himself with his writing. The experience may have contributed to the negative role of drinking in his books. He uses alcohol as a signifier of the petty, the negative and the evil. That is not to say he is teetotal. He loves beer, rewarding himself with a cold one for feats of writing or sporting endurance. Perhaps it was the crushed, social blend of booze and crowds that made Murakami uneasy. He once said: “When I had the club, I stood behind the bar, and it was my job to engage in conversation. I did that for seven years, but I’m not a talkative person. I swore to myself, once I’ve finished here, I will only ever talk to those people I really want to talk to.” As a result, he refuses to appear on radio or television.

MURAKAMI OWES EVERYTHING TO BASEBALL

On April 1, 1978, he was watching a baseball game at the Jingu Stadium, in Tokyo, on a warm, sunny day — the Yakult Swallows against the Hiroshima Carp. An American player for the Swallows, Dave Hilton, stepped up to bat and hit a home run. In that instant, Murakami knew he was going to write a novel. “It was a warm sensation. I can still feel it in my heart,” he told Der Spiegel earlier this year. He started work that night on his debut novel, Hear the Wind Sing. It has many Murakami themes: there are animals; the hero is a young man, rather isolated, laconic, operating on cruise control and jobless; his eventual girlfriend has a twin (Murakami likes doppelgängers); cooking, eating, drinking and listening to western music are described often and in detail; and the plot is both incredibly simple and bafflingly complex. Writing while running a jazz bar proved difficult, however, and it is a fragmented, jumpy read. The unpublished manuscript won first prize in a competition run by the influential Japanese literary magazine Gunzo, but Murakami himself doesn’t like it very much and didn’t want it translated into English. libri_murakami

MURAKAMI LIKES CATS

His jazz bar was called Peter Cat, and cats appear in many of his stories — usually indicating that something very strange is about to happen. It’s a missing cat that starts off the whole surreal chain of events in The Wind-up Bird Chronicle, while Kafka on the Shore features a confused and possibly brain-damaged pensioner called Nakata, who, after a mysterious incident involving a strange silver light at the end of the second world war, fell into a coma and woke to find that he had telepathic communication with cats. This, it turns out, is fortunate, as a conversation with an unusually bright member of the species, who is on the run from a strange cat-catcher called Johnnie Walker, ultimately leads to Nakata preventing the living embodiment of pure evil from destroying the planet. As I said, something very strange.

MURAKAMI REALLY LIKES MUSIC

Many of his book titles are musical references: Norwegian Wood after the Beatles song, South of the Border, West of the Sun after a Nat King Cole track and Dance, Dance, Dance after the Beach Boys tune. The three books in The Wind-up Bird Chronicle are named after a Rossini overture, a piano piece by Schumann and a character in Mozart’s Magic Flute respectively. In Kafka on the Shore, the hero’s contact with the spirit of a dead woman who has obsessed him throughout the novel finally comes about when he discovers a cache of vinyl records in a desolate library on the outskirts of a regional city and plays Beethoven’s Archduke Trio. In Pinball, 1973, revolutionary students occupying a university building find a classical-music library and spend every evening listening to records. One beautifully clear November afternoon, riot police force their way into the building while Vivaldi’s L’Estro armonico blares at full volume. One interviewer visited Murakami’s flat and found a room lined with more than 7,000 vinyl records.

MURAKAMI REALLY, REALLY LIKES RUNNING

His latest book, What I Talk About When I Talk About Running, is the closest thing he’s written to an autobiography (although some fans suspect Norwegian Wood has more than a little of his own life at its core). In this extended monologue, Murakami reminisces about his life as seen through the prism of the sport.

He began running at the age of 33 to lose weight after giving up smoking. Within a year, he had run his first marathon. He’s also run the original marathon, between Marathon and Athens — albeit in reverse, because he didn’t want to arrive in Athens during the rush hour. His personal best time for a marathon is 3hr 27min, in New York in 1991. In 1995, he ran in a 100km ultramarathon. It took him more than 11 hours and he nearly collapsed halfway through. He describes his second wind as a religious experience, but decided that he wouldn’t run another one. He believes that “a fortunate author can write maybe 12 novels in his lifetime. I don’t know how many good books I still have in me. I hope there are another four or five. When I am running, I don’t feel that limit. I publish a thick novel every four years, but I run a 10km race, a half-marathon and a marathon every year”. He gets up at 4am, writes for four hours, then runs 10km. On his tombstone, he would like the phrase “at least he never walked”.

MURAKAMI IS A ROMANTIC

His protagonists are usually transformed by exquisitely tender physical unions with unusual, beautiful and often confused or mysterious women. He describes love with delicate wonder, and his hero is driven by passionate need once the woman of his life is revealed. “I have to talk to you,” Norwegian Wood’s Toru Watanabe tells the emotionally troubled Naoko. “I have a million things to talk to you about. All I want in this world is you. I want to see you and talk. I want the two of us to begin everything from the beginning.”

Yet it usually doesn’t work out. Murakami’s women are often spirits or extremely fragile. They write the hero long, rambling letters from afar and either attempt suicide or manage to kill themselves during the course of the novel. In one case, the love interest turns out to be the ghost of the hero’s mother, captured when she was a teenage girl. Murakami himself has been married since 1971 to Yoko, although he has speculated in interviews about whether this was the right thing to do. “Unlike my wife, I don’t like company. I have been married for 37 years and often it is a battle,” he told Der Spiegel. ”I am used to being alone. And I enjoy being alone.”

[Foto tratte da qui e qui]

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