Dopo una pausa estiva, riprendiamo come di consueto, introducendo La spada di Mishima di Christopher Ross (Guanda, pp. 288, € 17). Malgrado Mishima sia ricordato – quasi più che per le sue opere – per il suo suicidio, a distanza di quarant’anni rimangono ancora dei punti oscuri da chiarire in proposito, che il volume si propone di illuminare.
Questa la quarta di copertina:
Il 25 novembre 1970 lo scrittore Yukio Mishima, dopo un concitato proclama ripreso dalle tv di tutto il mondo, si asserragliò in un ufficio e commise seppuku, il suicidio rituale degli antichi samurai. Il suo atto fu definito in modi diversi: dramma meraviglioso e perverso, protesta politica, gesto estremo di un genio folle… Ma quale di queste affermazioni è la più vera? E che fine ha fatto la spada utilizzata da Mishima per uccidersi?
Più di trent’anni dopo, Christopher Ross parte alla ricerca di una risposta definitiva a queste domande. Si mette sulle tracce dei testimoni del suicidio, compiendo un viaggio attraverso il Giappone moderno, i suoi tic e le sue ossessioni, viaggio che si rivela col tempo ricco di sorprese. Nel suo procedere erratico, accompagnato dalla voce inconfondibile delle opere di Mishima e dalla severa disciplina interiore del kendo, la via della spada, Ross ricostruisce in modo nuovo un’enigmatica vicenda umana e letteraria. Un libro di viaggio che diventa biografia e racconto filosofico, nonché ritratto di un paese che deve ancora fare i conti con questa morte.