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Non solo anime: “Vita da cartoni” di E. D. Infante e F. Bartoli (in libreria dal 7 giugno 2012)

Negli ultimi anni – e credo non sia solo una mia impressione – si sta assistendo nel nostro paese a un interessante fenomeno, sulle cui origini socio-culturali bisognerebbe indagare:
la rivalutazione delle storie a fumetti e delle serie animate
, seguita, per conseguenza, dalla pubblicazione di riviste e volumi appositi.

Tra i testi che ho trovato più interessanti in merito, vorrei segnalarvi Vita da cartoni, di Elettra Dafne Infante (regista, scrittrice e sceneggiatrice) e Fabio Bartoli (già autore di Vado, Tokyo e torno e Mangascienza, di cui ho rispettivamente parlato qui e qui), in libreria dal 7 giugno 2012 per i tipi Tunué e con tanto di dvd allegato (qui un’anticipazione). (altro…)

Dalla prossima settimana in Italia il film “Non lasciarmi”

Dal prossimo weekend sarà disponibile nelle sale cinematografiche italiane il film Non lasciarmi, tratto dall’omonimo romanzo di Ishiguro Kazuo (Einaudi, pp. 296, € 17,50).  L’editore ce lo presenta così:

Tre bambini crescono insieme in un collegio immerso nel verde della campagna inglese. Non hanno genitori, ma non sono neppure orfani. La loro vita verrà accompagnata dalla musica dei sentimenti: l’amicizia e l’amore come uniche armi contro un mondo che nasconde egoismo e crudeltà.
Un romanzo commovente e visionario.
Kathy, Tommy e Ruth vivono in un collegio, Hailsham, immerso nel verde della campagna inglese. Non hanno genitori, ma non sono neppure orfani, e crescono insieme ai compagni, accuditi da un gruppo di tutori che si occupano della loro educazione. Fin dalla più tenera età, una grande amicizia nasce fra i tre bambini:Kathy, timida e riservata; Tommy, impulsivo ed ingenuo;Ruth, prepotente e carismatica. La loro vita, voluta e programmata da un’autorità superiore nascosta, sarà accompagnata dalla musica dei sentimenti, dall’intimità più calda al distacco più violento.
Una delle responsabili del collegio, che i bambini chiamano semplicemente Madame, si comporta in modo strano con i piccoli. Sembra quasi averne paura, «come si ha paura dei ragni», pensa Kathy. Anche gli altri tutori hanno talvolta reazioni eccessive quando i bambini pongono domande apparentemente semplici.
Cosa ne sarà di loro in futuro? Cosa significano le parole «donatore» e «assistente»? E perchéi loro disegni e le loro poesie, raccolti da Madame in un luogo misterioso, la Galleria, sono così importanti? Cosa dovrebbero dimostrare?
Non lasciarmi è prima di tutto una grande storia d’amore. È anche un romanzo politico e visionario, dove viene messa in scena un’utopia a rovescio che non vorremmo mai vedere realizzata su questa terra. È uno di quei rari libri che agiscono sul lettore come lenti d’ingrandimento o cannocchiali: facendogli percepire in modo dolorosamente intenso e vicino la fragilità, la provvisorietà, la finitezza della vita, di qualunque vita.

Questo, invece, il trailer del film:

Ringrazio Manta per la segnalazione.

"Giapponesi si nasce" di Paolo Soldano

Molti libri si vantano di portare luce sul “Mistero Giappone” (per riprendere il titolo di un bel numero di <<Limes>> di qualche tempo fa), avventurandosi in spiegazioni culturali e antropologiche poco comprensibili o riduttive.
Forse è per questo che sono rimasta colpita dall’intelligente semplicità di Giapponesi si nasce (Aletti, pp.164, € 14) di Paolo Soldano, giornalista trapiantato nel Sol Levante. Per illustrare la sua nuova patria, l’autore non sale in cattedra, ma lascia che siano i piccoli e grandi eventi a parlare, a raccontare quel Giappone che talvolta tentiamo di ingabbiare in miti e stereotipi.
La realtà nipponica – ci mostra Soldano con rispetto e, al tempo stesso, ironia – è cangiante, contraddittoria, a tratti impietosa o tenera. Insomma: così simile e così diversa dalla nostra, che non si può non guardare ad essa senza curiosità e, sotto sotto, un sorriso.

Qui sotto, qualche estratto del libro, tratto da http://giapponesisinasce.com:

<<Ogni volta che mi capita di guardare la tv giapponese non riesco a non scuotere la testa: telegiornali che aprono su un piccolo incidente tra auto nella periferia di Tokyo, programmi comici o pseudo tali, televendite con ogni sorta di inutile oggetto (avete presente la plastica trasparente da imballaggio, quella che si usa per evitare che piatti, vetri o bicchieri si rompano, e che in realtà è stata inventata solamente per avere il piacere di scoppiare le bollicine piene d’aria? Beh, in Giappone hanno inventato un piccolo dispositivo portatile, che funge anche da portachiavi, che simula la mitica plastichina sia dal punto di vista tattile che sonoro). Insomma, programmi del genere. L’altro giorno però hanno superato ogni limite. Servizio giornalistico da inchiesta: inquadrature strette e rallentate su un uomo in manette, racconto con dovizia di particolari sul “maniaco”, interviste a volto coperto a più donne sue vittime. Penso a stupri, violenze, abusi di ogni genere, ma non riesco a cogliere il reato di cui si sarebbe macchiato l’arrestato fino a quando, esattamente come tutte le polizie del mondo fanno, non viene mostrato sul tavolo il materiale sequestrato nella casa dell’uomo: mutandine. […]>>

[…]

<<È una domenica sera come tante altre, e gironzolo per le strade strette della Osaka by night. Questa volta però sono accompagnato da un’amica giapponese che parla italiano, e che ha una gran voglia di spiegarmi tutto quello che la mia ignoranza della lingua giapponese non mi permette di cogliere. È così che faccio la mia conoscenza dei posti più ambigui e perversi di questa città: locali, bar, club e anfratti vari dove un’umanità sempre in cerca di qualcosa si confronta ogni sera. Non c’è bisogno di sforzarsi troppo, esistono perfino speciali uffici informazioni dove rivolgersi se si hanno delle esigenze particolari. Alla faccia della timidezza giapponese. Le opportunità sono davvero svariate: locali per sole donne, per soli uomini, per gay, per lesbiche, o per chi ha gusti particolari (ero tentato di entrare in un posto dove il cartello di pubblicità all’ingresso aveva una piacevole signorina vestita da cameriera in rosa, poi ho desistito). Osaka è davvero un luogo camaleontico. Potrei scivolare tutti i giorni lungo le stesse strade e ogni volta sono sicuro che scoprirei qualcosa di nuovo. E ne sono certo perché l’ho già fatto. […]>>

Chie-Chan e io di B. Yoshimoto al teatro Eliseo (Roma)

chiechanDal 19 al 31 maggio, presso il Teatro Eliseo di Roma, verrà messa in scena una delle ultime fatiche letterarie di Banana Yoshimoto, Chie-Chan e io. Tra gli interpeti: Caterina Carpio, Alessia Giangiuliani, Guglielmo Menconi, Francesca Porrini, Cinzia Spanò; scene di Guido Buganza e regia di Carmelo Rifici.

Adattamento teatrale del nuovo romanzo di Banana Yoshimoto, scrittrice contemporanea tra le più note ed amate, Chie-Chan e io racconta la storia di Kaori, una donna di quarantadue anni, e del rapporto profondo che la lega a sua cugina Chie-Chan, di cinque anni più giovane. È un legame particolare quello tra le due donne, una dipendenza affettiva che mette in crisi la libera esistenza della donna giapponese in cerca di emancipazione. Banana riprende in questo libro, leggero e profondo, alcuni dei suoi temi ricorrenti: la solitudine, la convivenza con la morte e, soprattutto, la famiglia come invenzione. La moda e l’Italia, sono due leitmotiv del racconto. Pur non essendo personalmente vittime del “fashion style”, le due donne vivono costantemente nel glamour. La vita pubblica di rappresentanza si pone così in contrapposizione con il silenzioso e pacato comportamento della vita privata, fatta di monotoni gesti. Il mistero della vita appartata delle due protagoniste ha il potere di colmare il bisogno di affettività in maniera più completa e appagante di quanto la famiglia di origine o un uomo potrebbero fare.

Come se non bastasse, è uscito anche un libro legato alla rappresentazione: Alberi adagiati sulla luce – Chie-Chan e io – L’inseguitore, curato da Giorgio Amitrano, Tiziano Scarpa e Adonis (Feltrinelli, 2008, 189 pp., 9 €)

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