Affrontare lo studio di una cultura differente dalla propria non è mai impresa facile; figurarsi cercare di svelarne fondamenta, significati, sfumature. Il linguaggio muto della natura. Percorsi d’arte nella cultura giapponese (a cura di Lorenzo Casadei, CasadeiLibri, 2014, pp. 78, € 16, in offerta a 13,60) – frutto dell’omonima rassegna tenutasi presso l’Orto botanico di Roma nell’aprile 2014 – riesce, invece, perfettamente nell’intento espresso dal sottotitolo, tracciando sentieri sicuri. I densi testi, intervallati da numerosissime fotografie, sono infatti in grado di farci percepire tutto il silenzioso – seppur eloquentissimo – fascino dei rapporti creatisi fra Giappone e natura nel corso dei secoli. (altro…)
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“Doozo” di Roma: tanti incontri con la letteratura giapponese (programma inverno 2012)
Come ogni autunno, ecco puntuale il programma di attività culturali del Doozo. Art books & sushi (via Palerno 51-53, Roma) per i prossimi mesi.
Oltre agli immancabili gruppi di lettura, vi saranno incontri dedicati alla letteratura e alla cultura giapponese: fra tutti segnalo quello che sarà tenuto sabato 10 novembre dalla prof.ssa Maria Teresa Orsi e dedicato alla sua più importante opera di traduzione, il Genji monogatari, (altro…)
Nuovo numero di “Bonsai & Suiseki magazine”
Per la serie “meglio tardi che mai”, vi ricordo che è uscito (già da qualche settimana, a dire il vero) il ricchissimo numero di novembre-dicembre di “Bonsai & Suiseki magazine”; a pagina 152 potete trovare una mia recensione al libro dedicato all’ikebana Lo zen e l’arte di disporre i fiori di Gusty Herrigel, moglie dell’autore de Lo zen e il tiro con l’arco.
"Fiori di un solo giorno" di Anna Kazami Stahl
Oramai posso vantarmi (eeeh! :p) di aver sviluppato quasi un sesto senso nei confronti dei libri d’argomento o d’autore giapponese; è così che, tempo fa, ho trovato inaspettatamente in biblioteca Fiori di un solo giorno di Anna Kazami Stahl (Sellerio, pp. 448, € 16), autrice di origine nipponica per parte di madre.
Malgrado la buona volontà, non sono riuscita a superare la boa delle prime cento pagine, in quanto il romanzo (in parte dedicato all’ikebana) mi è apparso piuttosto piatto e incolore. Glisso per pietà sulla bruttezza della copertina.
Questa è la presentazione dell’editore, con la speranza che qualche lettore del blog trovi il volume interessante:
Nell’appartamento del centro di Buenos Aires, abitato da Eveline, donna sola e anziana, piombano improvvisamente una bambina di otto anni, di nome Aimée, e sua madre Hanako. Madre e figlia sono accompagnate da un messaggio e da un vitalizio per il loro mantenimento, mandati dal fratello di Evelin, che è il nonno della piccola Aimée ed è partito per il mondo decenni prima. Hanako è giapponese; muta, per una meningite infantile, è cultrice esperta dell’arte di comporre fiori, l’ikebana, che è espressione di una filosofia e di una sensibilità; del suo vivere, appartato e sommesso, si occupa Aimée. Nient’altro che questo riesce a sapere delle due donne, Eveline: e nessuna notizia verrà più del fratello. Passano molti anni, Eveline è morta, Aimée ha creato una solida attività di fioraia d’ikebana, i cui prodotti più ricercati sono proprio le composizioni libere di Hanako (che nel linguaggio dei fiori esprimono, ciascuna – viene a sapere Aimée da un suo commesso -, «attesa»); ha un uomo che l’ama e un’esistenza operosa e tranquilla. Quando un giorno riceve una lettera: a New Orleans, città d’origine della parte occidentale della sua famiglia, ha ereditato un fortuna. E a New Orleans si incontra col suo aggrovigliato e oscuro passato familiare che affonda nella Seconda Guerra Mondiale. Ed è la pista di pallidi indizi che sa offrirle la sua enigmatica madre muta, a guidarla nella città e tra le paludi del Mississippi, alla ricerca di un segreto gelosamente custodito. Anna Kazumi Stahl è un singolare caso di artista pluriculturale: nata in America da padre tedesco e madre giapponese, di madre lingua inglese e giapponese, ma scrittrice in spagnolo, per costringersi alla precisione e alla nitidezza della scrittura di una lingua prediletta ma non naturale (come fece con la lingua inglese Nabokov, cui i critici l’accostano). Ma nonostante le somiglianze anagrafiche con la protagonista, non ha scritto una storia autobiografica. Fiori di un solo giorno (i fiori, appunto dell’ikebana) è un romanzo di atmosfera trasparente e misterioso, per la sottile tensione che non sfocia mai in situazioni più allucinanti e stridenti ma si mantiene in una sospensione allusiva; il cui tema è la condizione di frantumazione dell’identità, il contrasto e il mescolarsi dei contesti vitali, delle radici. «Sono interessata alle storie di persone che scelgono di partire e installarsi altrove: come succede, perché succede e in che circostanze».