Tag: fotografia

“Un mondo allo specchio” in “Pagine Zen”

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​Nella nuova uscita del magazine “Pagine Zen” (n. 120), dedicato alla cultura giapponese, trovate la mia presentazione del volume Un mondo allo specchio. Viaggio e fotografia nel Giappone dell’Ottocento.

Come sempre, “Pagine Zen” è leggibile gratuitamente online. 

Buona lettura! 
 

[Recensione] “Face to face. Portraits of the Human Spirit” di Alison Wright: la fotografia racconta l’anima

face to face geisha maikoKomomo fissa l’obiettivo, ma resta seria. Il naso carnoso spicca sul viso coperto di biacca, l’attenzione è appena distolta dal rosso carico della bocca e dagli ornamenti da maiko, l’apprendista geisha. Al suo fianco Yachiho-san, già geisha, accenna un sorriso sornione, avvolta in un meraviglioso kimono porpora.

Questi sono solo due dei centinaia di personaggi che Alison Wright ha immortalato scatto dopo scappo nel suo nuovo Face to face. Portraits of the Human Spirit (Schiffer Pub. Co., pp. 208, € 40,70): (altro…)

Giappone, la nazione dei gatti: “Nekoland” di Alexandre Bonnefoy e Delphine Vaufrey

Nekoland di Alexandre Bonnefoy e Delphine VaufreyRiescono a far capolino da un tempio buddhista o da un tombino con noncuranza. Sanno intenerire il cuore di un cuoco con un solo sguardo. Conoscono ogni angolo delle metropoli o dei paesi più remoti.

Sono loro, i gatti, capaci di conquistare il cuore dei giapponesi, al punto da spingerli a creare degli appositi neko cafè (letteralmente, cafè dei gatti; si veda la foto in fondo al post), locali in cui i mici possono essere coccolati e vezzeggiati dagli umani, mentre questi ultimi gustano una tazzà di tè o consumano una qualche pietanza.

Anche Alexandre Bonnefoy e Delphine Vaufrey (altro…)

Dove dormono il piccolo lottatore di sumo e l’apprendista geisha

Kaya, Ryuta, Kana, Risa: i loro nomi sono uguali a quelli di altre migliaia di bambini giapponesi, ma le loro camere da letto no. Ognuna racconta qualcosa di loro: la passione per i manga, l’amore per un cantante o persino una scelta radicale.

I luoghi in cui sognano i poveri, invece, si assomigliano tutti: un angolo spoglio con qualche coperta ammassata, sperduto in un tugurio delle bidonville o in una capanna di lamiere. Copertoni vecchi, un materasso sfondato da convidere con un nugolo di parenti, una stuoia di paglia: ogni oggetto può rivelarsi un giaciglio, come ci mostra James Mollison nel suo volume fotografico Dove dormono i bambini (ed. contrasto DUE, pp. 120, € 35; ora in offerta su Amazon.it a 29,75 cliccando qui; per un’anticipazione, si può dare un’occhiata a questo link), nato strettamente in relazione a un progetto per i diritti dell’infanzia.

Nel corso dei suoi viaggi intorno al mondo, l’autore ha ritratto numerosissimi bambini e adolescenti, immortalando anche gli spazi dove trascorrono la notte o le poche ore di riposo tra un lavoro e l’altro; di ciascuno di loro è riportata una breve scheda, con i dati anagrafici, gli interessi, le ambizioni e le difficoltà del vivere quotidiano: se il rampollino Jaime passa i rari momenti liberi a controllare lo stato delle sue finanze, a quattordici anni la brasiliana Erien deve fare i conti con la terza gravidanza e una vita di stenti.

 

Il destino è stato più generoso con i quattro ragazzi del Sol Levante presentati nel volume, che conducono esistenze diversissime tra loro, come raccontano anche le loro camerette. La sedicenne Kana vive a Tokyo circondata dai peluche dell’infanzia e segue le ultime tendenze in fatto di moda, anche a costo di lavorare nel weekend per acquistare parrucche e abiti; sotto il suo stesso cielo troviamo Ryuta, mini (si fa per dire) campione di sumo, che tra fumetti e videogiochi sogna di diventare un giorno conduttore televisivo e mettere su famiglia. E se la piccola Kaya gioca a fare la bambola nel suo paradiso privato fatto di balocchi, nastri e vestitini (qui a lato), a quindici anni Risa ha deciso di diventare una geisha e risiede perciò in una casa da tè a Kyoto, in una stanza tanto elegante quanto spartana.

Dopo le immagini di Syra – che probabilmente sarà scacciata dal villaggio perché creduta vittima di un maleficio – o di un bambino senza nome dai grandi occhi azzurri che al calar del buio si nasconde tra le erbe della periferia romana, una volta letta anche l’ultima pagina del libro, non si ha il coraggio di alzare la testa e guardarsi attorno. Un nodo stringe la gola e le guance bruciano.

Per le immagini: copyright di J. Mollison.

Nuova uscita: “Ineffabile perfezione. La fotografia del Giappone 1860 – 1910”

Chi, come me, non ha la possibilità di recarsi a Lugano per visitare la bellissima mostra fotografica dedicata al Sol Levante in corso, può (in parte) rifarsi con il catalogo ad essa collegato, appena uscito, vale a dire Ineffabile perfezione. La fotografia del Giappone 1860 – 1910 (Giunti, pp. 320, € 48). L’editore ce lo presenta così:

Oltre 300 fotografie d’inattesa bellezza, pervase da un senso di nostalgia, che danno la sensazione di un mondo sospeso in un’indefinita aura d’ineffabile perfezione, di un meraviglioso universo esotico che scomparirà all’alba del XX secolo. Ritraggono il Giappone della seconda metà dell’Ottocento e rappresentano un importante capitolo della storia della fotografia, essendo delle vere e proprie opere d’arte realizzate con la tecnica dell’albumina e il ritocco ad acquerello. Le fotografie sono state presentate all’omonima mostra tenutasi a Lugano, a Villa Ciani, dal 23 ottobre 2010 al 27 febbraio 2011.

"Japan: the soul of a nation": la poesia fotografica di Yamashita

A volte, le parole non bastano per descrivere un’usanza, un popolo, una nazione; le immagini – nude, silenzione – possono talvolta esprimere più di mille discorsi.
Ciò, credo, si possa applicare senza dubbio a Japan: the soul of a nation del fotografo nippo-americano Michael Yamashita (ed. Tuttle Publishing, 2003; Periplus Editions, 2002).Fotografo pressocché autodidatta, lavora da molti anni al National Geographic, ed è ritenuto uno degli artisti più interessanti del panorama contemporaneo per la raffinata poesia dei suoi scatti.
Alcuni dei suoi servizi più celebri sono ambientati nella terra d’origine dei suoi genitori, il Giappone; un esempio mirabile è costituito dalla serie dedicata ai luoghi del grande haijin Bashoo.
Qui avete la possibilità di sfogliare virtualmente il volume.

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