Questa è una mia convinzione di sempre. Provo a metterla in pratica anche stanotte e, tra le coltri, trasformo l’accaduto in versi.
Il mio è un impegno scrupoloso, devo scriverli subito in modo che non si disperdano: apro dunque il solito album e lo pongo accanto al cuscino.
“Dell’aronia la rugiada / scuote / un folle”, scrivo subito e rileggo: non molto belli ma neppure così atroci.
Poi aggiungo: “Come l’ombra dei fiori / o l’ombra di una donna velata”.
C’è una sovrapposizione di elementi stagionali ma non importa, devo solo rilassarmi e scrivere con tranquillità.
Compongo una poesia: “In una principessa d’alto rango / in una donna si è traformata / la luna velata”;
sembrano versi folli, li trovo strani, benché mi appartengano.

Brano tratto da Guanciale d’erba di Natsume Sōseki
(citato qui; illustrazione del bravissimo Florent Chavouet – tutti i diritti riservati)