Tag: estetica

"Ma. La sensibilità estetica giapponese" di Luciana Galliano

In Italia, purtroppo, i testi dedicati alla filosofia nipponica scarseggiano; per questo, oggi vi cito con piacere Ma. La sensibilità estetica giapponese di Luciana Galliano (ed. Angolo Manzoni, pp. 170, € 20).
Questa la presentazione dell’editore:

Ma è una parola presente nella lingua giapponese in innumerevoli espressioni, colloquiali e specialistiche. Indica un’entità «fra»: un tempo fra due eventi, uno spazio fra cose, la relazione fra due persone o anche fra due momenti diversi di uno stesso soggetto, nella vita quotidiana, nelle arti marziali, nell’arte e nel teatro. In questo sottile «qualcosa» risiede la peculiarità, la possibilità stessa della raffinata sensibilità estetica giapponese.

Sull'estetica giapponese di Donald Richie

sull-estetica-giapponeseCome è facile constatare entrando in qualsiasi libreria ben fornita, i libri d’argomento nipponico pubblicati negli ultimi anni nel nostro paese sono in aumento. Fra le nuove uscite, è senz’altro da segnalare Sull’estetica giapponese di Donald Richie (Lindau, pp. 72, € 11), uno dei pochi testi sull’argomento tradotti in italiano.

La ricerca della bellezza sembra avere compenetrato in Giappone gli ambiti più diversi: non solo la pittura, la scultura, le arti applicate; o il teatro e la letteratura. Anche il semplice spazio della vita domestica, il ristretto giardino che lo circonda, la disposizione dei fiori, la cerimonia del tè, sono divenuti oggetto di un investimento estetico intenso e prolungato. Ma quali sensibilità e quali concetti sono alla base di questo impegno costante? Quando si scrive di estetica giapponese, le convenzioni utilizzate in Occidente – ordine, successione logica, simmetria – impongono all’argomento un punto di vista che non gli appartiene. L’estetica orientale suggerisce, tra le altre cose, l’idea che una struttura ordinata intrappoli, che l’esposizione logica falsifichi e che una discussione lineare alla fine limiti. Il godimento estetico riconosce schemi artistici, ma essi non possono essere né troppo rigidi né troppo ristretti. È quindi più facile riuscire a definire l’estetica giapponese attraverso una rete di associazioni costituite da elenchi e da annotazioni legate tra loro in modo intuitivo, che formano lo sfondo dal quale emergerà l’argomento in esame. Così si regola, in questo libro, Donald Richie, costruendo un saggio, breve ma folgorante, su una costellazione di parole collegate (wabi, sabi, aware, furyu e yugen…), talvolta enigmatiche, spesso sfuggenti, eppure tutte sottilmente rivelatrici.

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