Tre giovani sorelle che più differenti non si può – Yoshino, con un debole per i ragazzi e l’alcool; Chika, sportiva e acerba; infine Sachi, la maggiore, con la testa ben piantata sulle spalle -, e una routine scandita dal lavoro, dagli appuntamenti, dalla vita domestica in comune. Poi, una mattina, una notizia inattesa: il padre – quel padre che le ha lasciate molti anni prima, di cui ricordano bene solo le mancanze – è morto all’improvviso, dopo aver loro nascosto una breve malattia.
Questa potrebbe esser la conclusione di una storia fatta di tensioni e rimpianti, ed è, invece, a sorpresa, il principio del racconto dolceamaro che si snoda attraverso le pagine del manga Our little sister: diario di Kamakura, vol. 1 di Akimi Yoshida (titolo originarle: Umimachi Diary; trad. di Asuka Ozumi, Star Comics, 2017, pp. 208, € 4,90), volume prescelto per il bookclub di maggio e fonte di ispirazione per l’omonimo film.
Al funerale del signor Kôda, infatti, le tre ragazze incontrano la sua quarta figlia, la tredicenne Suzu, ormai rimasta orfana di entrambi i genitori. Colpite dalla sua straordinaria maturità e dalla tenerezza che ispira, Sachi, Yoshino e Chika non possono fare a meno di invitarla a trasferirsi a casa loro. Yoshida segue così le avventure delle quattro, in un alternarsi di vicende drammatiche o lievi, ognuna delle quali costituisce un tassello di un mosaico dedicato al passaggio all’età adulta e alla maturazione della propria interiorità.
Vincitore di numerosi premii, Our little sister è alla sua maniera, un romanzo grafico di formazione in chiave josei (un genere manga indirizzato in primo luogo alle donne), ma che mette in scena con delicatezza e ironia sentimenti e valori universali (il dolore per la perdita di una persona che amiamo, che sia dopo un lutto o una separazione; la lealtà in amicizia; la consapevolezza della responsabilità personale…), mostrando come non esista un’unica strada che conduce a se stessi. Non a caso, le protagoniste del fumetto sono dotate ciascuna di una propria fisionomia, talvolta in netto contrasto con gli stereotipi di genere e le pressioni sociali che vogliono le giapponesi malleabili e arrendevoli – Yoshino, per esempio, tende a ubriacarsi (anche) per nascondere la sofferenza causata da rapporti sentimentali naufragati, mentre Suzu è una calciatrice provetta nella squadra mista della scuola.
Assieme le quattro sorelle imparano ad armonizzare i loro contrastanti caratteri e ad affrontare diversamente le difficoltà: ogni giorno, ogni istante passato assieme diventano così un’occasione per conoscersi, crescere e godere appieno dei piccoli doni che la quotidianità sa regalare.