Kubo Shunman go ukiyo-e
Kubo Shunman, Equipaggiamento per il gioco del go, XIX sec.

“Nel go o nello shōgi, non ci si deve sforzare di comprendere la personalità dell’avversario. Scrutare l’animo di chi ti sta di fronte, secondo lo spirito del go, è la via sbagliata” disse una volta il maestro a proposito di certe tesi dilettantistiche. Doveva essere piuttosto seccato da simili superficiali teorie.
“Gente come me, invece, si perde completamente nel gioco, in un’immersione totale”.

Così scrive Kawabata nel suo Il maestro di go (trad. di Cristiana Ceci, ed. SE), evidenziando involontariamente una delle figure orientali per noi più tipiche, quella del giocatore di go saggio, paziente e imperturbabile.

Questa attività, d’altronde, è ben più di un semplice passatempo nato secoli e secoli orsono, come ben ci spiega Marco Milone – scrittore, attore, studioso, nonché curatore di diversi siti dedicati al Giappone (Ukiyo-e, Shintoismo e Emakimono) -, che fornisce una dettagliata ricostruzione della nascita e dello sviluppo del gioco nella sua Storia del go (acquistabile in formato ebook da questa piattaforma e in versione cartacea su Amazon).

storia del go marco miloneLe leggende, intrecciate a numerose testimonianze letterarie e archeologiche, aiutano a gettare un poco di luce sulle nebulose origini del gioco, da alcuni attribuite all’imperatore Yao (2357-2255 a.C.) che concepì il weiqi (denominazione cinese del go) per rendere più acuta la mente del figlio Dan Zhu; altri, invece, preferiscono sottolineare i legami della scacchiera con l’esoterismo, in particolare con le arti divinatorie e sciamaniche.

A una sezione introduttiva, focalizzata su indagini storiche e antropologiche, nel volume ne seguono alcune monografiche, dedicate all’analisi delle modalità di presenza del go in Cina, Corea, Vietnam e Giappone, dalla prima comparsa agli anni recenti. In particolare, Milone concede molto spazio alle evoluzioni nel paese del Sol Levante, a partire dall’arrivo del gioco (V-VIII sec. d.C), occupandosi dei campioni indiscussi, delle strategie e dei tipi di gioco preferiti (come, ad esempio, le partite castello, riservate alle élite), nonché delle evoluzioni delle differenti scuole goistiche. Grande attenzione è inoltre riservata alla storia del go negli ultimi centocinquant’anni circa, fornendo numerosi dettagli a riguardo.

L’opera, nel complesso, si rivela uno strumento utilissimo per chi voglia conoscere meglio una delle più nobili attività agonistiche legate alle culture asiatiche, grazie anche alla grande e proficua varietà di riferimenti bibliografici presenti.

Immagine tratta da qui.

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