All’improvviso una stretta, Kumamoto mi bloccò. Mi aveva afferrato le braccia con entrambe le mani. Ci sono, esclamò, non esiste la poesia perfetta! La sua perfezione evidentemente sta proprio nel fatto che è imperfetta. Capisci? Io non volevo capire. Lui, al mio orecchio: Ho un’immagine in testa. La vedo chiaramente davanti a me. I colori sono cosí nitidi che mi accecano. Ma non appena riesco a coglierla tutta, esplode, e ciò che scrivo sono solo singole parti che non formano un intero. Capisci ora? È come se cercassi di incollare pezzo per pezzo un vaso rotto. I frammenti però sono cosí piccoli che non so quale si lega all’altro e, anche se li unisco, ce n’è sempre uno che resta fuori. Ma quel frammento! È quello che fa la poesia. È il solo che le dà un senso. Nella sua voce c’era una febbre: La mia poesia funebre dev’essere un vaso, che perde acqua dalle sue crepe incollate.
Mi lasciò andare. Vacillai. Sentivo sulle braccia la pressione delle sue dita.
Tu sei malato, sussurrai.
Anche tu, rispose.
Era un avvertimento. Lo sentii e feci finta di non sentirlo.
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da Il signor Cravatta di Milena Michiko Flasar (trad. di Daniela Idra, Einaudi, 2014, pp. 144, € 14,50, ora in offerta a 12,33)