A tutti coloro che in questi giorni si trovano a Roma, consiglio di sfruttare un’occasione quasi unica per conoscere un autore -anzi, in questo caso, un’autrice – giapponese di persona. Martedì 20 settembre, alle ore 18,30, presso l’Istituto giapponese di cultura (via Gramsci 74), Antonietta Pastore presenterà la conferenza di Wataya Risa, giovane scrittrice nota in Italia per i due romanzi Install e Solo con gli occhi, che le è valso il prestigioso premio Akutagawa. Vi lascio con l’incipit di quest’ultima opera, ma prima colgo l’occasione per ringraziare Barbara della segnalazione :

La solitudine grida. Un grido che si leva alto e continua a risuonare come una campanella, al punto da farmi male alle orecchie, da serrarmi il cuore, e per impedire che i miei compagni lo sentano mi metto a stracciare fogli di carta. In lunghe, lunghissime strisce. Il fastidioso rumore della carta strappata sovrasta quello della solitudine. E in più mi dà un’aria distaccata. Cos’è questa roba? Cloroplasto? Alga canadese? Non me ne frega niente. E allora? Voi questi microrganismi li trovate divertenti, pare (risatina), ma io non condivido il vostro fervore, in fin dei conti ormai sono una liceale. Vi guardo con la coda dell’occhio, e intanto continuo pigramente a strappare carta… E allora?

1 commento il Risa Wataya a Roma

  1. Il primo incontro culturale organizzato dall’Istituto Giapponese di cultura di Roma ha avuto un discreto successo, il che, spero, incoraggi la direzione ad incentivare, se e quando possibile, questi incontri tra lettori e scrittori nipponici. Essendo in ristrutturazione l’Auditorium, l’incontro si è tenuto nella sala espositiva, in una calda e raffinata atmosfera corredata da splendide fotografie d’autore di famosi giardini giapponesi.
    Wataya Risa, coadiuvata da una elegante e attenta Antonietta Pastore, credo abbia lasciato un’ottima impressione. Presto si aprirà anche la nuova rassegna cinematografica, consiglio di consultare il sito dell’Istituto, perchè promette di essere piuttosto ghiotta.
    Speriamo che qualche editore italiano pubblichi gli altri due romanzi di Wataya, ma anche il saggio “Nel Giappone delle donne”, della Sensei Pastore, ormai da tempo fuori stampa.

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