Dato che il fine settimana si avvicina e la stanchezza si fa sentire, “stacco” dai soliti libri e dedico il post al mondo degli anime e dei manga, segnalandovi alcuni eventi.
Innanzitutto, a Torino, presso la Mole antonelliana, è iniziata da poco tempo la mostra Manga Impact, che si concluderà il 17 gennaio 2010.
Per gli abitanti della capitale, invece, all’Istituto di cultura giapponese di Roma, il 20 ottobre, alle 18.30, si terrà una conferenza dedicata agli anime e ai manga.
E per chi, invece, non può spostarsi da casa? Basta mettere sul comodino il volume L’incanto del mondo. Il cinema di Hayao Miyazaki, di Anna Antonini (ed. Il Principe Costante,pp. 192, 14 €). E questa la recensione di Giulia Mozzato:
Sebbene sia spesso critico verso la letteratura giapponese per ragazzi, si dichiari ammiratore di autori occidentali per l’infanzia e abbia molto in comune con Carroll e Saint-Exupéry, Miyazaki non può prescindere da ciò che è peculiare della sua cultura d’origine. Il risultato è una mediazione tra culture in cui l’armonia finale è data dal fondersi di diverse concezioni del mondo e del narrare. La scelta di tali elementi sembra seguire le modalità del pensiero giapponese: ciò che funziona, è suggestivo ed è concretamente utile all’economia del racconto viene conservato e assorbito. E poco importa se arriva da Oriente o da Occidente.”
Sono tanti i professionisti dell’animazione che in questi anni hanno percorso nuove strade sia da un punto di vista prettamente tecnico che per ciò che riguarda l’ideazione e la realizzazione di storie originali.
Come tutti sanno in questa direzione sono andati molti autori giapponesi, alcuni dei quali totalmente sconosciuti in Italia dove persiste un certo pregiudizio sulla qualità delle loro opere. Non è il caso di Miyazaki Hayao, ormai osannato dalla critica (la giuria del Festival del Cinema di Venezia quest’anno gli ha attribuito il Leone d’oro alla carriera ed è solo l’ultimo di una serie importante di riconoscimenti europei) e amatissimo dal pubblico. La città incantata, ad esempio, Orso d’oro nel 2002 a Berlino, è uno di quei film che difficilmente trovano detrattori.
Così come pare sia destinato a ricevere solo elogi l’ultimo lungometraggio proprio in questi giorni nelle nostre sale, Il Castello Errante di Howl.
Alla luce di tutto ciò ha sicuramente un senso cercare di conoscere meglio la sua storia professionale, ripercorrendone le tappe che vanno dai serial televisivi destinati al grande pubblico, ma non per questo meno curati nella loro realizzazione, come Heidi (chi non la ricorda?), Anna dai capelli rossi, Lupin III, Il fiuto di Sherlock Holmes, per citarne alcuni conosciuti anche dal pubblico italiano.
Anna Antonini innanzitutto affronta e smonta nell’Introduzione alcuni pregiudizi radicati sull’opera dei disegnatori giapponesi: dal motivo per il quale realizzano occhi grandi e rotondi a quello per cui hanno spesso scelto storie tradizionali europee anziché narrazioni nipponiche. E ci ricorda che la prima serie televisiva prodotta al di fuori degli Stati Uniti ad arrivare in Italia nel 1975, Vicky il vichingo, era già una coproduzione della tedesca Munchen Merchandising e della Toei Doga, colosso dell’animazione giapponese dove a lungo ha lavorato Miyazaki: ma quanti lo sapevano?
Nel 1985 Miyazaki e l’amico e collega Takahata fondano lo Studio Ghibli, che ancor oggi gestisce tutte le fasi di produzione e postproduzione delle sue opere, “battezzandolo sì con il nome del vento, ma soprattutto con il nome di un aereo da guerra italiano di cui Miyazaki ama particolarmente il design”. Divertente e illuminante la citazione dello stesso autore che offre una chiave di lettura di due suoi capolavori, Kiki’s Delivery Service (1989) e La città incantata, paragonando molti momenti delle due storie con “un esordio nel mondo dell’animazione” e le successive difficoltà di lavoro e di rapporti. “La strega Yubaba è il signor Suzuki, il presidente dello studio Ghibli. Il funzionamento e l’organizzazione del bagno termale sono in effetti molto simili a quelli della nostra società. Chihiro potrebbe essere considerata una giovane disegnatrice appena arrivata”. L’avreste mai immaginata una simile metafora? Tutto il saggio del resto è costellato di curiosità e scoperte, affiancate a un’analisi approfondita dei singoli aspetti dell’intera opera del disegnatore: dalle origini alle fonti d’ispirazione, dalle tecniche più raffinate alle difficoltà pratiche, dalla scelta dei personaggi (predilette le protagoniste femminili) alle ambientazioni. E in appendice dettagliate schede filmografiche dei suoi lavori più importanti e una filmografia completa.
Dei tre saggi su Miyazaki usciti in italiano questo è sicuramente il più interessante!
P.S. occhio che l’immagine non si vede
Grazie per la nota sulla foto (ora dovrebbe comprarire) e il consiglio bibliografico: io non mi intendo molto di Miyazaki. 🙂