Tokyo, 20 marzo 1995, un lunedì qualsiasi: cinque persone salgono in altrettanti convogli della metropolitana, in cinque diverse stazioni. Sono vestite come tutti, si muovono come tutti, si confondono con facilità in una folla di lavoratori, studenti, cittadini qualunque.
Sono membri della setta Aum Shinrikyō e portano con sé un sacchetto di sarin, un potente gas nervino, ufficialmente riconosciuto arma chimica di distruzione di massa. Al momento stabilito, circa alle 8 del mattino, entrano in azione – bucano i contenitori e li abbandonano nei vagoni -, per poi fuggire vigliaccamente. Il bilancio dell’attentato sarà di tredici morti e seimilatrecento vittime tra feriti e individui rimasti segnati a vita dalle inalazioni.
Murakami Haruki, (altro…)