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Libri sul Giappone e di autori giapponesi a Londra: ecco dove trovarli

Volete approfittare di un soggiorno a Londra per rimpolpare la vostra collezione di volumi sul Giappone e magari scovare qualcosa di inedito in Italia? Ottima idea; inoltre, nella citàà inglese, non è di solito difficile scovare testi in lingua originale o a un ottimo prezzo. Ecco qualche indirizzo e qualche consiglio utile per il vostro book shopping.

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Uno scaffale della libreria Stanfords dedicato al Giappone
  • Nella lista di ogni buon divoratore di libri dovrebbe figurare JP Books (24-25 Denman Street, piuttosto vicino a Piccadilly Circus), libreria – come è facile intuire dal nome – dedicata unicamente a tutto ciò che è giapponese. (altro…)

Un dorama dedicato agli amanti della letteratura giapponese: “Biblia Koshodō no Jiken Techō”

Biblia_Koshodou_no_Jiken_Techou 

Lettori, chiudete il libro e sintonizzatevi su Fuji TV: è finalmente in onda Biblia Koshodō no Jiken Techō, un dorama (una sorta di fiction) dedicato ai libri e alla letteratura giapponese!

L’opera è tratta da un romanzo di Mikami En ed ha come protagonista la deliziosa e timida Shinokawa Shioriko (Gōriki Ayame), proprietaria di una libreria antiquaria. La ragazza fa quasi per caso la conoscenza di Gōra Daisuke (Akira), (altro…)

“Il Giappone in cucina” di Graziana Canova Tura: un libro, mille spunti

L’amore per una nazione a volte si rivela dai particolari: la capacità di rievocare i profumi di una stagione, il ricordo di un sapore lontano, la cura con cui si scelgono le bacchette che guideranno il nostro pasto…

Ecco: Il Giappone in cucina (nuova edizione riveduta e aggiornata, Ponte alle grazie, 2009,  pp. 397, 18 €; disponibile solo ora su Amazon a 15,30 € cliccando qui) di Graziana Canova Tura racchiude tutto questo, e molto altro ancora. E’, in primo luogo, una dichiarazione d’amore (altro…)

“Bonsai” di Kazuhiko Tajima e Kunio Kobayashi

Un albero solo cresce in quella ciotola,
Verde puro di mille anni,
Getta un’ombra scura e pesante.
Chi conosce
La vastità di cielo e terra fatti di terriccio?
Il picco di Shukuyuho dentro il minuscolo spazio.
(lirica di Ryushu Shutaku)

Tutti coloro che amano gli alberi in miniatura non potranno lasciarsi sfuggire un bellissimo volume ad essi dedicato, Bonsai, di Kazuhiko Tajima e del maestro Kunio Kobayashi, che uscirà intorno al 20 aprile per le edizioni L’Ippocampo in edizione bilingue italiano/giapponese. (altro…)

Un’anticipazione di “Venivamo tutte per mare”

Sulla nave eravamo quasi tutte vergini. Avevamo i capelli lunghi e neri e i piedi piatti e larghi, e non eravamo molto alte. Alcune di noi erano cresciute solo a pappa di riso e avevano le gambe un po’ storte, e alcune di noi avevano appena quattordici anni ed erano ancora bambine. Alcune di noi venivano dalla città e portavano abiti cittadini all’ultima moda, ma molte di più venivano dalla campagna, e sulla nave portavano gli stessi vecchi kimono che avevano portato per anni – indumenti sbiaditi smessi dalle nostre sorelle, rammendati e tinti più volte. Alcune di noi venivano dalle montagne e non avevano mai visto il mare, tranne che in fotografia, e alcune di noi erano figlie di pescatori che conoscevano il mare da sempre. Forse il mare ci aveva portato via un fratello, un padre o un fidanzato, o forse un triste mattino una persona cara si era buttata in acqua e si era allontanata a nuoto, e adesso anche per noi era arrivato il momento di voltare pagina.

Sono queste le prime parole di una storia dimenticata e a tratti crudele; una storia che non ha per protagoniste eroine o ammaliatrici, ma migliaia di donne giapponesi che – non di rado contro la loro volontà – furono costrette a lasciare tutto ciò che avevano di più caro per raggiungere gli Stati Uniti e qui sposare un connazionale, che altri non era se non un perfetto sconosciuto. Le vite struggenti di questa moltitudine silenziosa sono raccontate nel romanzo Venivamo tutte per mare di Julie Otsuka, in uscita il 12 gennaio 2012 per Bollati Boringhieri, con traduzione di Silvia Pareschi (che ringrazio per la disponibilità e gli aggiornamenti costanti). Per leggere le prime pagine, basta cliccare qui; e questo, invece, è il booktrailer del volume:

 

“Né di Eva né di Adamo” di Amélie Nothomb: un amore in Giappone

adamo e eva tokyo
Statua di Adamo ed Eva a Tokyo

Se abbia visto prima la luce l’uovo o la gallina, è questione che i filosofi, dai tempi di Aristotele, non sono ancora riusciti a sciogliere. Per quanto riguarda la nascita dell’amore tra la cosmopolita Amélie e Rinri, la soluzione si annida senz’altro fra le uova, anzi, per esser più precisi tra le “‘œufs” che lei, in veste di improvvisata insegnante di francese, tenta in ogni modo di far pronunciare correttamente al giovane studente giapponese.

E così, a colpi di simil-fonduta svizzera, okonomiyaki ed espressioni improbabili, tra i due si stabilisce una relazione tenera eppure contraddittoria, raccontata con ironia e sincerità nel breve romanzo Né di Eva né di Adamo di Amélie Nothomb (traduzione di M. Capuani; Voland, pp. 169, € 8, in offerta a 6,80), ambientato in una Tokyo opulenta e a tratti conformista, sul finire degli anni Ottanta. (altro…)

Proposte da “Più libri, più liberi” (ed. 2011)

Ed ecco, come promesso, una brevissima carrellata delle opere che oggi alla fiera Più libri più liberi hanno colpito la mia attenzione, non necessariamente nel bene o nel male. Non ho purtroppo avuto il tempo di esaminare molte di loro con attenzione, dunque mi limiterò nella maggior parte dei casi a presentarle con le parole dell’editore. Nei prossimi giorni aggiungerò nuovi titoli.

*Narrativa*

  • Madam Butterfly [sic] di John Luther Long, a cura di Riccardo Reim (Avagliano, 2009, pp. 96, € 10; ora in offerta su Amazon.it cliccando qui a € 8,50). “Madam Butterfly di John Luther Long è il racconto al quale Giacomo Puccini si ispirò (dopo aver assistito a Londra, nel luglio 1900, alla tragedia che David Belasco ne aveva tratto a sua volta) per il soggetto della sua sesta opera – Madama Butterfly, per l’appunto – che ancora oggi viene trionfalmente replicata ogni anno in tutti i teatri del mondo. Praticamente sconosciuta in Italia, questa “novella giapponese” rappresenta una vera e propria ghiottoneria non soltanto per gli appassionati del genere, ma per tutti coloro (e sono milioni) che abbiano ascoltato almeno una volta Un bel dì vedremo o il celebre coro a bocca chiusa. Il racconto di Long, inoltre, riserva una grossa, imprevedibile sorpresa: un finale del tutto diverso (meno ad effetto, ma assai più moderno) da quello del melodramma pucciniano, uno “scioglimento” che non mancherà di sconcertare e divertire il lettore.”

*Poesia*

  • Il mangiatore di cachi che ama gli haiku di Masaoka Shiki (La Vita Felice, pp. 176, € 12; traduttore P. O. Norton; libro ora in offerta su Amazon.it a € 10,20 cliccando qui). “Shiki ha spesso affermato che un grande maestro di haiku non scriveva durante la sua vita di poeta che duecento o trecento haiku autentici. Di quelli che sono portatori di un’intuizione profonda della realtà immediata ed evidente. Di quelli che ci permettono di sentire, di sondare l’indicibile profondità, di gustare il sottile sapore dell’esistenza umana, colta nell’eternità dell’istante presente. Di quelli che traducono, senza specificare, ma solamente suggerendo l’esperienza di distacco filosofico, poetico se si preferisce, dal mondo, quando tutto diventa semplice, luminoso, meravigliosamente evidente. Quando si percepisce, molto più che il senso, l’armonia delle cose, la loro impeccabile coincidenza. Sono proprio questi haiku che Shiki compose a essere raccolti in quest’opera.”
  • Novantanove haiku di Daigu Ryokan (La Vita Felice, pp. 108, € 10; traduttore P. O. Norton; libro ora in offerta su Amazon.it a € 8,50 cliccando qui). “Ryōkan è uno dei massimi poeti della letteratura giapponese e ci ha lasciato una vasta collezione di poesie, nella forma molto diverse dai modelli tradizionali, ma profonde e semplici nel contenuto. Egli viene giustamente chiamato “il poeta dello Zen” perché chi legge le sue poesie può farsi un’idea della dottrina, della pratica e dei risultati dello Zen, i cui insegnamenti fondamentali si possono riassumere con le seguenti parole: meditazione, libertà interiore e compassione. La presente edizione comprende 99 haiku di Ryōkan con testo giapponese a fronte.”

*Bambini*

  • L’81 principe di Maria Teresa Ruta, con illustrazioni di Raffaella Brusaglino (ed. Adnav, pp. 40, €12,50; per bambini da otto anni in su). Ispirato alla storia tradizionale di Okuninushi, il racconto “compare nel 712 d.C. nella prima opera letteraria giapponese compilata su ordine imperiale. Maria Teresa Ruta riprende la storia di un mondo antico e la ripropone in una versione per bambini. La favola narra il riscatto di un principe generoso vessato dai suoi fratelli; insieme affrontano il lungo viaggio che li conduce al palazzo della Principessa Iacami, ma solo uno di loro potrà chiederla in sposa. “

 

*Fotografia*

  • Araki di Nobuyoshi Araki (ed. Contrasto, pp. 144, 89 fotografie in bianco e nero, 2008, € 12,50; ora in offerta su Amazon.it a € 10,63 cliccando qui; per sfogliare il volume, guarda questo link). “Cineasta di formazione, Nobuyoshi Araki ha fatto dell’atto fotografico la sostanza della sua esistenza. Prolifico fino all’esasperazione, in una trentina d’anni ha costituito una sorta di autobiofotografia che rivela, senza riluttanza o pudore, il tratto essenziale del suo quotidiano. Affascinato dalle donne, dalla città, in particolare da Tokyo, di cui stila una frenetica ricognizione, è il capofila di una nuova scuola, anzi il modello venerato da una generazione di giovani che insieme a lui cerca, superando l’estetica, una verità legata all’attimo.”
  • Hiroscima e Nagasaki [sic; non è un mio errore] a cura di Gian Luigi Nespoli e Giuseppe Zambon (ed. Zambon, pp. 112, € 35, illustrato e bilingue italiano-tedesco): Le esplosioni atomiche sulle due città giapponesi hanno provocato, oltre alla quasi completa distruzione delle stesse, una serie incommensurabile di lutti. Mentre le fotografie del fungo atomico sono state capillarmente diffuse a livello mondiale, a dimostrare la potenza dell’imperialismo, le foto che testimoniano la sofferenza delle vittime sono state censurate e gelosamente archiviate. Soltanto a prezzo di lunghe ed accurate ricerche, siamo in grado di presentare in questo volume, forse in anteprima mondiale, la documentazione fotografica delle atrocità connesse all’impiego dell’arma atomica. Testimonianze, testi letterari e documenti storici completano l’opera.

Cronaca di una fiera annunciata

Sono ormai dieci anni che si tiene Più liberi più libri, fiera romana della piccola e media editoria, e sono ormai altrettanti che – con eroico spregio di qualsiasi appetibile ponte dell’Immacolata – dedico almeno un pomeriggio o una mattinata a ispezionarla sino a quando il mal di testa non ha la meglio (due lustri non sono bastati a convincere gli organizzatori a migliorare il sistema di aerazione).
E così quest’oggi, sfidando la pigrizia sabatina, vado. Dopo aver ritirato il tesserino per gli accreditati stampa, mi sento una piccola dea: non è per i pochi euro del biglietto risparmiati, ma per la soddisfazione di veder riconosciuto il mio (modesto) lavoro nel blog. Mi appunto sul petto il pass, nascondendolo con un briciolo di pudore sotto il cappotto; gli addetti del primo stand – forse ingannati dalla mia aria intellettuale ed estatica (dovuta in realtà al sonno) – mi riempiono di regali e inviti. Ma la pacchia finisce presto.
Ho una missione, io: adocchiare libri che, in un modo o nell’altro, hanno a che fare con il Giappone. La maggior parte delle volte non è difficile riconoscerli: basta perlustrare tutte le copertine, sino a che lo sguardo non si imbatte in una geisha dalla posizione lasciva, in un samurai con la katana sguainata, in una porzione di sushi e così via. In realtà, il metodo è passibile d’errore, ma il più delle volte funziona, dal momento che, dopo tutto, l’immaginario nipponico cui attingono gran parte dei grafici e degli editori è piuttosto uniforme e uniformato.
Dopo aver schivato frotte di ragazzini in gita scolastica e lettori sull’orlo di una crisi di nervi (giuro di averne incrociato uno quasi con le lacrime agli occhi perché non trovava le scale per salire al primo piano), finisco nello stand di una nota casa editrice: adocchio un’opera sul Giappone, ma niente, le due libraie mi snobbano alla grande. E’ arrivata lei: la giornalista del bel mondo. Tailleur grigetto, parlantina affabile, snocciola una lista di riviste patinate per cui lavora e io rimango sorpresa: chi l’avrebbe mai detto che questi periodici, tra un servizio sugli zatteroni viola cangiante e un altro dedicato all’ultimo yacht di Briatore, potessero vantare una pagina culturale? Eppure, gli occhi sono tutti per lei. Disserta amabilmente su un manualone d’arte, citando in modo del tutto involontario il suo soggiorno oltreoceano.
Dopo aver appuntato il titolo del volume che m’interessa nel mio tristissimo quadernino arancione, passo avanti. Spilucco informazioni qua e là, faccio incetta di cataloghi, cerco anche di scambiare due parole con una signora estimatrice di haiku, che però si trincera dietro un cellulare. Con i librai/editori a volte non va meglio: una percentuale non esigua  è beatamente immersa nelle proprie faccende, al punto da non alzare neppure lo sguardo o degnandosi al più di lanciare un’occhiata torva. Va bene, siamo al quarto giorno di fiera e comprendo la stanchezza: ma un sorriso, un buon giorno…?
Intanto la mia ricerca di testi legati al Sol Levante continua, ma pare che quest’anno sia ben più di moda la Cina; cerco di convincermi che è soltanto per questa ragione che hanno tentato di rifilarmi un saggio ‘giapponese’ di Lao Tse.
Il peso della cultura, nel frattempo, si è fatto insostenibile: ho le braccia spezzate per le buste gremite di cataloghi e il quantitativo di ossigeno presente nell’aria mi pare insufficiente. Mi dirigo verso l’esterno, ma prima di guadagnare l’agognata porta ho un’ultima visione. L’inviata frou frou cinguetta allo stand dove ho appena rinunciato a malincuore (per mere ragioni economiche) a un bel saggio, e tiene fra le mani come se nulla fosse un sacchetto ben ricolmo delle copie omaggio gentilmente donatele da una delle mie case editrici preferite: nel giro di poche settimane – posso scommetterci quel che volete – i tomi andranno a prendere polvere in un magazzino o finiranno per riempire gli scaffali di una delle librerie di seconda mano da cui mi rifornisco.
Ho deciso: l’anno prossimo niente più jeans e maglioncino, ma completo nero, cellulare di ultima generazione e tacco dodici. Tanto, anche con le scarpe da ginnastica riesco comunque a perdere l’autobus.

Ps: borbottii a parte, più tardi pubblicherò un post dedicato ai libri scoperti oggi.

Immagini tratte da qui e

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