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Recensione di “Al Giappone” della Baronessa di Villaurea nel nuovo “Pagine Zen”

Baronessa di Villaurea Al Giappone

E’ uscito un nuovo fascicolo di Pagine Zen (n. 114, gennaio-aprile 2018), periodico di cultura giapponese, come sempre disponibile gratuitamente in formato digitale e scaricabile a questo link.

Lì troverete la mia recensione un poco noto diario di viaggio dei primi del ‘900, Al Giappone. Impressioni di una viaggiatrice della Baronessa di Villaurea.

Buona lettura!

“Luoghi (comuni) del Giappone” e un mio contributo sulle “musmè”

Henrietta Rae (1859-1928) Azaleas
Henrietta Rae (1859-1928), Azaleas

E’ disponibile online gratuitamente il vol. 3, n. 2 della rivista “Lingue culture mediazioni” (2016), intitolato Luoghi (comuni) del Giappone, a cura di Virginia Sica e Tsuchiya Junji. Fra i contributi (che potete trovare elencati qui sotto e scaricare dal sito che ospita la pubblicazione), figura anche uno che ho dedicato alla rappresentazione della musmè (fanciulla giapponese) nella letteratura italiana tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Buona lettura!

 

Editoriale. Il Sol Vagante, in metamorfosi tra identità e alterità
Tsuchiya Junji

Prefazione. In principio furono i samurai …
Virginia Sica

Dall’Impero del Sol Levante alle terre del Sol Ponente: la (s)fortuna dello haiku in America latina tra esotismi, stereotipizzazioni e lodevoli eccezioni
Irina Bajini

Dicotomie identitarie: l’immaginario del Giappone nelle rappresentazioni turistiche occidentali
Paolo Barbaro

Vecchi e nuovi luoghi comuni del e sul cinema giapponese contemporaneo, tra esotismo e autorappresentazioni
Giacomo Calorio

Un paese senza avvocati? Stereotipi, fraintendimenti e riflessioni storico-comparative sulla professione legale in Giappone
Giorgio Fabio Colombo

Il gourmet manga al di là del sushi
Maria Teresa Orsi

Samurai in love. Ritratti di samurai della seconda metà del XVIII secolo in visita ai quartieri del piacere
Cristian Pallone

“Una perfetta giapponese”: la costruzione japonisant del Giappone e della musmè ne ‘La veste di crespo’ di Matilde Serao
Anna Lisa Somma

I Giapponesi, parlanti obliqui e vaghi per la salvaguardia di ‘wa’: quanto c’è di vero nel luogo comune?
Chiara Zamborlin

 

5 libri gratis sull’arte giapponese (in inglese) scaricabili legalmente

utamaro stampa
Da “Utamaro: Songs of the garden”

Utamaro e Hokusai sono solo due degli artisti giapponesi di cui è possibile conoscere di più grazie ai bei volumi che il Metropolitan Museum of Art di New York (MET) ha messo gratuitamente a disposizione online; oltre a questi ve sono centinaia dedicati a ogni tipo di arte (in lingua inglese) – dalla saggistica sino ai catologhi di mostre -, scaricabili gratuitamente dal sito www.metmuseum.org.

Ecco quelli dedicati all’arte giapponese che ho selezionato per voi:

Buone letture!

“Madame Chrysanthème” o “Kiku-san. La moglie giapponese” di Pierre Loti

kiku-san la moglie giapponese pierre lotiClassico è, secondo una delle tante definizioni che se ne possono dare, un libro esemplare per il suo tempo, capace di condensare le atmosfere e il sentire di un’epoca. Rientra appieno in questa definizione un romanzo spesso sottovalutato, Madame Chrysanthème o, nella traduzione italiana curata da Maurizio Gatti per ObarraO (prefazione di Francesca Scotti, pp. 177, 2014, € 14, ora in offerta a 11,90), Kiku-san. La moglie giapponese, pubblicato per la prima volta nel 1887 da Pierre Loti, viaggiatore, avventuriero e scrittore.

Uomo di mare originario della Francia  – nel quale, oltretutto, vi sarebbe più di un semplice riflesso dell’autore -, il protagonista (nonché voce narrante) approda a Nagasaki col preciso intento di trovare una giovane moglie che possa alleviare la sua solitudine e permettergli di dimenticare, almeno per poco, le fatiche dei lunghi viaggi. Sebbene frettolose, le ricerche procedono capillarmente, fra dubbi, esitazioni e rifiuti decisi: quel che in realtà il marinaio desidera è, infatti, una donna creata sulla falsariga degli stereotipi europei, più simile a un fragilissimo giocattolo che a un essere umano dotato di volontà e sentimenti. Ubbidiente, quieta e, a tratti, deliziosamente capricciosa, la ragazza giapponese ideale incarna infatti l’esotico addomesticato, l’inoffensiva e momentanea tentazione del diverso.

kiku san pierre loti
Madame Chrysanthème, Nagasaki, 1885.

Durante un incontro organizzato da un sensale di matrimoni, lo straniero incontra per caso Crisantemo (Kiku in giapponese), che viene ceduta volentieri dalla famiglia in cambio di un degno compenso. L’eccitazione per il matrimonio, però, sfuma immediatamente: già dopo una manciata di giorni di convivenza, il francese mal sopporta la fanciulla, le sue abitudini e – si direbbe – l’intera cultura nipponica.

Seducente ma, al tempo stesso, sottilmente ripugnante, il Sol levante pare all’uomo popolato da una moltitudine di individui meschini e ridicoli, quasi fossero insulse figurine appena uscite da uno dei tanti paraventi esposti nei negozi parigini consacrati all’arte orientale, tanto di moda negli ultimi decenni dell’Ottocento per via del japonisme. I valori, le virtù e i difetti nipponici vengono così costantemente deformati, mal compresi e più di una volta addirittura denigrati dal protagonista, spesso immerso in pregiudizi e rimpianti.

madame chrysanthème pierre lotiPer quali ragioni leggere Kiku-san, allora? Non solo perché l’opera sarebbe stata fra le fonti d’ispirazione della Madame Butterfly di Puccini, ma soprattutto perché fornisce un quadro politically incorrect di come molti europei guardavano all’arcipelago giapponese e ai suoi abitanti sul finire del diciannovesimo secolo, a pochi decenni dall’apertura della nazione asiatica all’occidente. Lo scritto ci offre, infine, l’occasione di riflettere sui luoghi comuni legati al Sol Levante che oggi, tenacemente, resistono, per andare oltre l’immagine – ancora affascinante per alcuni – di un paese adorno di fiori di ciliegio e incomprensibili gentilezze.

Immagini tratte da qui e qui.

“Giapponismo. Suggestioni dell’Estremo Oriente dai Macchiaioli agli anni Trenta”, una recensione

giapponismo japonisme catalogo“Aiuto! Il Giappone mi ingoia!”, scriveva Gabriele d’Annunzio nel 1884, travolto dall’entusiasmo per il japonisme, il gusto giapponesizzante, che lo spingeva a circondarsi (dilapidando non poco denaro) di oggetti e bibelot che gli ricordassero la lontana terra orientale. Nel suo Piacere ritroviamo la stessa passione: riflesso di una moda, di una vocazione di vita – il giapponismo – che contraddistinse tutta un’epoca, dal finire del diciannovesimo secolo sin quasi alla metà del Novecento.

Testimonianza più unica che rara di questo periodo è Giapponismo. Suggestioni dell’Estremo Oriente dai Macchiaioli agli anni Trenta, a cura di Vincenzo Farinella e Francesco Morena (altro…)

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