Marzo 2008, interno giapponese tradizionale. Il ministro degli Esteri Masahiko Komura è qui in veste ufficiale per nominare un nuovo ambasciatore, che avrà l’impegnativo compito di far conoscere la cultura nipponica all’estero. Eccolo: è alto press’a poco come il politico, ma ben più rotondo. Ha un colorito bluastro e non indossa il completo scuro di rito, ma nessuno pare farci caso.
E’ Doraemon, il gatto robot protagonista di una fortunata serie di cartoni animati nota in tutto il mondo. E tutti paiono essere soddisfatti della scelta del ministero.

In Giappone, il kawaii – vale a dire tutto ciò che è giocoso, tenero e “finisce in -ino” (cit. da Gomarasca – Valtorta) – non desta la sorpresa e le perplessità che lo accompagnano qui in Italia, dov’è spesso e frettolosamente giudicato stucchevole e infantile. Difatti, nel Sol Levante,  gode di tutt’altra credibilità, incarnandosi in un‘estetica pervasiva che ha contagiato persino l’arte contemporanea, come ben spiega Valentina Testa, laureata all’Accademia di Belle Arti di Brera, nel suo volumetto Kawaii Art. Fiori, colori, palloncini (e manga) nel Neo Pop giapponese (Tunué, pp.  96, € 9,70; in offerta a € 8,25  su Amazon.it cliccando qui), (altro…)