Kyoto ha fortuna,
fortuna e palazzi,
tetti alati,
gradini in scala musicale.
Attempata ma civettuola,
di pietra ma viva,
di legno,
ma come crescesse dal cielo alla terra.
Kyoto è una città bella
fino alle lacrime.
Vere lacrime
d’un certo signore,
un intenditore, un amatore di antichità,
che in un momento decisivo
al tavolo delle conferenze
esclamò
che in fondo ci sono tante città peggiori –
e d’improvviso scoppiò in lacrime
sulla sua sedia.*
Così si salvò Kyoto,
decisamente più bella di Hiroshima.
Ma questa è storia vecchia.
Non posso pensare sempre solo a questo
né chiedere di continuo
cosa accadrà, cosa accadrà.
Nel quotidiano credo alla durata,
alle prospettive della storia.
Non riesco ad addentare le mele
in un continuo orrore.
[…]
da Scritto in un albergo, tratto da Wisława Szymborska, La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009), Adelphi, 2012, p. 231
* Secondo quanto si racconta, Henry L. Stimson, il Segretario alla guerra del governo statunitense, propose di risparmiare Kyoto dal bombardamento atomico facendo appello a una serie di ragioni “ufficiali”. In realtà, ciò che molto probabilmente lo spinse a chiedere che la città venisse risparmiata, fu il suo amore per essa: a Kyoto, infatti, sarebbe stato sia da giovane, sia in luna di miele.