tokyo fiancee amelie nothomb

Buon cast, ambientazioni suggestive, trama non originalissima, ma comunque gradevole: in potenza, Il fascino indiscreto dell’amore (Tokyo fiancée) di Stefan Liberski avrebbe le carte in regola per essere una commedia riuscita. E invece, a mio parere, si limita a essere un film piacevole, o poco più.

Ispirato al romanzo autobiografico Né di Eva né di Adamo di Amélie Nothomb (qui la mia recensione), la pellicola ci presenta il ritorno dell’omonima protagonista (Pauline Étienne) in Giappone, dove è nata vent’anni prima. In cerca di tutte le identità che si nascondono in lei e determinata a diventare una scrittrice, la ragazza si mantiene dando lezioni di francese a Tokyo; ed è grazie a queste che conosce Rinri (Taichi Inoue), un coetaneo nipponico col quale instaura un rapporto tenero e bizzarro.

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Forse, però, la vera, indissolubile storia d’amore è quella vissuta da Amélie col Paese del Sol Levante, che fa di lei davvero, in un certo senso, la fidanzata di Tokyo a cui allude il titolo originale del lungometraggio: fedele, appassionata e, insieme, piena di dubbi. Infatti, pur sentendosi legata alla nazione che l’ha vista nascere al punto da aspirare a trasformarmi in giapponese lei stessa, la giovane fatica a scendere a patti con una realtà che, soprattutto lavorativamente, la mette a dura prova.

Malgrado ciò, il tema dell’incontro/scontro col Giappone è come diluito e il suo scioglimento sempre posticipato; la dimostrazione più lampante è (purtroppo) il finale affrettato e posticcio, che pare a tutti i costi voler strizzare l’occhio a un’altra opera nota dell’autrice, La nostalgia felice. Insomma: più che spronare alla riflessione, il regista sembra puntare a far visivamente colpo sulla platea, propendo un’irresistibile Tokyo, combinazione unica di eleganza e kitsch, genuinità e fascino esotico. E così allo spettatore vien quasi il desiderio di porgere a Liberski lo stesso invito che Amélie rivolge al suo koibito: “[M]i mostri altre cose che io non vedo”.

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2 commenti il Amélie (Nothomb) e il Giappone: “Il fascino indiscreto dell’amore” (Tokyo fiancée)

  1. Molto carino il film, anche se la “voce” di Amelie Nothomb è dalla lettura del libro che viene fuori in tutta la sua originalità.
    A parte la storia, guardare il film è un’occasione per godersi una “passeggiata” per Tokyo. Mi sono piaciuti molto i colori del film. Ma, davvero, se si vuole avere la “visione” del Giappone offerta da una genuina Amelie Nothomb, consiglio, nell’ordine: Metafisica dei tubi, Stupori e Tremori, e, appunto, Nè di Eva, nè di Adamo.
    Un saluto…

  2. Questo film è molto suggestivo e realistico. Peccato per il finale affrettato e a mio parere triste. Sarebbe stato molto più carino se fosse finito con il matrimonio, scelta molto più che giusta e coerente. Mi ha ricordato molto la storia d’amore tra me (italiana-occidentale) e il mio fidanzato (messicano-latinoamericano). Grazie a lui ho potuto conoscere aspetti incredibili e poco conosciuti (purtroppo) della vita e cultura messicana, come Paese e come popolo. Avendo vissuto a Città del Messico, tradizioni, famiglia e storia prehispánica delle origini mi è apparsa sotto tutto il suo splendore, tra le piramidi azteche, i templi, i colori e i piatti tipici. Da canto suo, il mio fidanzato ha sentito tutto questo avendo vissuto qui in Italia a Firenze.
    Io ho sempre amato il Messico. Lui ha sempre amato l’Italia.
    Siamo diversi ma anche molto simili, le nostre diversità ci avvicinano anziché allontarnaci.
    La distanza non era stata affatto un ostacolo. Io 25 anni, lui 23.
    Mi ha chiesto di sposarlo, io ho detto “si”.

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