Cosa significa essere un supereroe? Ayaka ha le idee ben chiare in proposito: dimostrarsi disponibili e coraggiosi, specie nel momento del bisogno; d’altronde, il suo motto – ripreso da un telefilm che ama – è: “Quando una persona ha bisogno di essere salvata da ‘qualcuno’, io divento quel ‘qualcuno’!”.
Seppur dotata di molta buona volontà, la liceale, però, non è ancora del tutto pronta a sfidare da sola le forze del male: e così, quando una sera viene rapinata in un parco della periferia di Tokyo, arriva inaspettatamente in suo soccorso una sacerdotessa dalle qualità eccezionali. Di chi si tratta? E’, per caso, una delle protagoniste in carne e ossa di una leggenda che si tramanda da secoli?
Questo l’incipit del manga Le custodi dello spirito di Ihara Tatsuya (traduzione e adattamento di Beatrice Ronci, di Chiara Bracale e dell’Accademia Europea di Manga; 2015; pp. 128, € 9,60 – qui potete leggerne le prime pagine), pubblicato da Euromanga Edizioni nella collana Sensei, che al momento ospita anche La promessa dei ciliegi di Ichiguchi Keiko.
Solo apparentemente ironico e leggero, il fumetto – attraverso le avventure delle Custodi dello spirito, sacerdotesse shintoiste dai poteri sovrannaturali che da generazioni proteggono e aiutano coloro che sono in difficoltà – vuole in realtà mettere in luce delle questioni decisamente più complesse. Basta pensare al titolo originale dell’opera, Shiosai no miko, che potrebbe suonare in italiano come “le sacerdotesse del rumore del mare”, indicando con quest’ultima espressione la natura mutevole e sempre precaria dell’animo umano, simile a quella di un’onda. Malgrado questa innata debolezza, sono gli individui stessi a salvarsi, grazie alla loro volontà, come ben sanno le eroine: il loro compito, infatti, è trasmettere forza a chi non la possiede, affinché sia in grado di sbarazzarsi autonomamente delle negatività. Tutti – spiriti diabolici compresi – meritano questa possibilità. Viceversa, chiunque (persino la goffa Ayaka) può dare il proprio piccolo o grande contributo al benessere degli altri: un sorriso gentile o una parola detta al momento giusto sono, in fondo, gesti di quotidiana, disinteressata resistenza contro l’egoismo e l’indifferenza.